Attualità

MEDIA E SALUTE. Allarme telefonini «Rischio cancro»

Viviana Daloiso mercoledì 1 giugno 2011
Li portiamo sempre con noi. In tasca, in borsa, in macchina. Li lasciamo accesi persino di notte, appoggiati sul comodino, pronti a squillare in occasione d’ogni emergenza (vera o presunta). E mentre ci preoccupiamo – giustamente – del fumo e dello smog, eccoci ora a scoprire che i telefonini, compagni fedeli dell’era moderna, sono pericolosi. Di più, vanno annoverati tra i nostri peggiori nemici. Il dubbio, va detto, la comunità scientifica l’aveva già sollevato innumerevoli volte. In pratica sin da quando i cellulari sono apparsi, a metà degli anni Ottanta, si diffusero timori che il loro uso potesse causare danni al cervello. Solo che mentre alcuni studi confermavano questa paura, altri la escludevano. Ieri il sigillo dell’ufficialità, invece, lo ha messo l’Organizzazione mondiale della sanità di Ginevra, con il responso di 34 esperti dell’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro. Secondo cui, dati alla mano, «le radiofrequenze dei telefoni cellulari e di altri apparati di comunicazioni wireless potrebbero causare il cancro negli essere umani».La valutazione del team si basa sia sui test sugli animali effettuati finora che sui dati degli studi epidemiologici sull’uomo: «In entrambi i casi le evidenze sono state giudicate limitate per quanto riguarda il glicoma e il neurinoma acustico (il tumore del nervo uditivo, ndr) – ha spiegato Jonathan Samet, che ha coordinato il gruppo di lavoro –, mentre per altri tipi di tumore non ci sono dati sufficienti». Una frase in cui l’aggettivo “limitate”, a differenza che nell’uso comune, deve destare preoccupazione, indicando che s’è osservata fra un agente (in questo caso il cellulare) e il cancro un’associazione positiva per cui una interpretazione causale è credibile, ma fattori e influenze esterne non possono essere escluse «con ragionevole certezza».Gli esperti hanno anche sottolineato che serviranno ulteriori ricerche prima di avere conclusioni definitive: «La nostra classificazione implica che ci potrebbe essere qualche rischio – ha aggiunto l’esperto – e che tuttavia dobbiamo continuare a monitorare con attenzione il link tra i cellulari e il rischio potenziale». In pratica, sulla scala a quattro voci stilata dall’Oms per classificare le sostanze sospettate o sicuramente cancerogene, i telefonini non risultano in testa (cioè nel Gruppo 1 degli agenti cancerogeni), ma ottengono comunque una importante seconda posizione “bis” (dopo il Gruppo 2A degli "agenti probabilmente cancerogeni"): fanno cioè parte del Gruppo 2B degli "agenti forse cancerogeni".Che fare, dunque? Prima di fasciarsi la testa, secondo l’Oms, occorre aspettare che nuovi studi avallino l’effettiva pericolosità delle onde dei telefonini. È però importante, intanto, «prendere misure pragmatiche per ridurre l’esposizione», come l’uso di auricolari o il preferire i messaggi di testo alle telefonate, ove possibile.Di tutt’altro parere è invece la Gsma, l’associazione che rappresenta gli operatori di telefonia mobile nel mondo: che ieri è intervenuta sull’allarme lanciato da Ginevra spiegando come esso suggerisca «che il rischio è possibile ma non probabile» e affermando «che gli attuali standard di sicurezza, alla luce delle attuali conoscenze, restano validi». Dunque sì a ulteriori future ricerche, ma sì anche all’uso del telefonino sulla base di quelle che negli anni passati hanno detto che non c’è da preoccuparsi: «Questa valutazione scientifica – conclude la Gsma – ha identificato alcune prove indicative negli studi umani, ma nessun consistente supporto da quelli sugli animali e sulle cellule». A usare i telefonini, però, sono utenti “umani”. Secondo un sondaggio dello scorso anno, ben 5 miliardi in tutto il mondo, 100 milioni in Italia. E con questi numeri l’allarme dell’Oms preoccupa, eccome. Tanto che ieri, in tarda serata, anche il Codacons s’è mosso annunciando una class action per i danni da cellulare.