In diverse città. Omofobia, offese contro le «Sentinelle»
Da una parte chi, nella giusta battaglia contro l’omofobia, finisce con l’assolutizzare la propria pretesa d’esser riconosciuto, e quel diritto rivendica con livore e intransigenza, talvolta anche con insulti. Dall’altra chi, nell’altrettanto giusta battaglia affinché per omofobia non s’intenda anche libertà di pensiero e parola, finisce per mescolarsi (e in certi casi confondersi) anche con chi omofobo lo è per davvero. E in piazza scende con lo stesso impeto degli “avversari”.Mentre il disegno di legge sul contrasto all’omofobia è al vaglio del Senato (proprio in questi giorni la Commissione giustizia ne sta esaminando il testo), succede che in molte città si organizzino convegni e incontri sul tema. E manifestazioni, anche, che da una parte vedono protagonista il fronte dell’Arcigay e dall’altra quello delle Sentinelle in piedi, il movimento che negli ultimi mesi ha messo in atto una serie di proteste silenziose in numerose piazze italiane. Proprio questa moltiplicazione di eventi contrapposti negli ultimi giorni ha portato a tensioni e scontri (per ora verbali) che rischiano di confondere le carte in tavola e rendere più complicato di quanto già non sia affrontare l’argomento senza carichi ideologici e inutili oltranzismi.Il caso di MilanoDomenica nel capoluogo lombardo avrebbe dovuto svolgersi il convegno "Omofobia o eterofobia?" organizzato dai Giuristi per la Vita di Gianfranco Amato. All’incontro, programmato alla Fondazione Ambrosianeum, si sono aggiunti gli interventi di Lorenzo Fontana (capogruppo della Lega al Parlamento europeo) e di Roberto Fiore (segretario nazionale di Forza Nuova). Ospiti politici non previsti che hanno convinto la direzione dell’Ambrosianeum a revocare la concessione della sala, in quanto l’incontro rischiava di perdere quella connotazione culturale richiesta dalla fondazione. Poi la questura ha detto no a un “presidio” di protesta. Alla fine i militanti di Forza Nuova hanno espresso il loro dissenso davanti alla sede del partito e i Giuristi per la Vita hanno lamentato la mancanza di libertà d’espressione, sottolineando – in ogni caso – la loro estraneità da qualunque forza politica.
Scontri a CremonaAnche a Cremona, sempre domenica pomeriggio, sono scese in piazza 400 Sentinelle in piedi. Silenziosi, libro in mano, volevano far valere il loro diritto a difendere la famiglia “vera”. Pochi passi più in là, il presidente nazionale dell’Arcigay Flavio Romani ha radunato un altro centinaio di persone, provocatoriamente sdraiate a terra e rumorose. E si è scagliato contro le «decine e decine di manichini – a suo dire – che manifestano a favore del disprezzo e della discriminazione». Quelle stesse, secondo Romani, «che sono pappa e ciccia con la destra più fanatica». E via insulti al vescovo di Cremona Dante Lafranconi e al presidente della Provincia, Massimiliano Salini. Reo di aver revocato l’adesione dell’ente alla "Re.a.dy", la rete di Pubbliche amministrazioni impegnate a diffondere la cultura Lgbt. Un «atto ignobile», secondo Romani.Anche a Trento, il 28 febbraio, le Sentinelle per la Vita erano scese in piazza. Duecento persone, davanti a cui s’erano buttate a terra altrettanti attivisti dell’Arcigay. Tanta tensione, in un pomeriggio che è finito con l’infastidire (se non addirittura impaurire) cittadini e turisti. Senza aiutare nessuna buona causa.(ha collaborato Marcello Palmieri)