Il dibattito. «Omofobia, no a una legge che discrimina al contrario»
No a una legge che rischia di introdurre una discriminazione al contrario e di punire la libera manifestazione del pensiero di chi difende l’unicità costituzionale dell’istituto familiare. L’allarme, proprio nel giorno in cui viene formalizzata alla Camera la proposta di legge Zan, lo lanciano oltre 50 associazioni del cartelloPolis pro personapromosso dal giurista Domenico Menorello. Si presenta, al Palazzo Maffei Marescotti, in via della Pigna, Omofobi per legge?, il libro appena uscito per Cantagalli, curato da Alfredo Mantovano per il Centro studi Livatino.
La definisce, Menorello, una «battaglia di civiltà, aperta e non confessionale, per evitare un’imposizione antropologica». La Sala “Apollo” è piena entro i limiti consentiti dalle norme in vigore, molti altri seguono in diretta Facebook. All’incontro arriva, fuori programma, l’adesione pesante di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Come è noto, si pensa di intervenire sull’articolo 604 bis del codice penale con una nuova fattispecie antidiscriminatoria e contro l’istigazione alla violenza legata al «sesso», al «genere», all’«orientamento sessuale» e all’ «identità di genere».
er il presidente del Centro studi Livatino Mauro Ronco «è una vera e propria violazione alla libera manifestazione del pensiero ». Ma, si chiede il professore Cesare Mirabelli «è opportuna una riformulazione dei diritti per categorie?». L’allargamento della tutela antidiscriminatoria, per il presidente emerito della Consulta, «si può ottenere, semmai, agendo sulle circostanze aggravanti per motivi futili o abietti, inserendo in essi l’oltraggio alla dignità di tutte le persone.
Ma viene il dubbio – conclude Mirabelli – che l’obiettivo della proposta sia proprio quello di ottenere una nuova categorizzazione». Per Marina Casini, del Movimento per la Vita, oltre alla libertà di pensiero «è in gioco anche il valore della vita e della famiglia, visto il clima intimidatorio creato da formulazione equivoche e scivolose». Una legge «inutile, dannosa e pericolosa», per Massimo Gandolfini, del comitato Difendiamo i nostri figli. «Insidiosa», che potrà rivelarsi «esplosiva», per il professor Alberto Gambino, presidente diScienza & Vita, proprio per via degli effetti ulteriori e strumentali che potranno derivare dalla difficile comprensione del testo. Mentre a suo avviso, già gli attuali motivi abietti e futili includono ampiamente l’aggravante legata a discriminazioni per orientamento sessuale.
Gigi De Palo fa riferimento al suo ultimogenito nato con sindrome di down, parla di bambini «soggetti, non oggetti di diritto», e avverte: «Decidere quale categoria proteggere dalle discriminazioni è già discriminare». E tuttavia, per il presidente del Forum delle associazioni familiari, «fa bene la Cei a ricordare che è innanzitutto un problema di educazione, prima che di norme». Ed ecco la politica. Prende la parola Giorgia Meloni. Promette battaglia «con spirito a–confessionale, in nome del buon senso».
Perché una norma che si rispetti «deve avere carattere generale, e non usare formulazioni generiche », che creano confusione e discriminazioni al contrario. Ad esempio ai danni dei bambini, se la conseguenza dovesse essere – sullo sfondo – il sì all’utero in affitto. «Vietare di poter dire che i bambini hanno diritto a un padre e una madre porterebbe al rischio regime», avverte la leader di Fratelli d’Italia. Ed ecco Matteo Salvini: «Ognuno è libero di avere i suoi orientamenti sessuali », premette il leader della Lega. Che indica nella denatalità (da sostenitore – rivela – di un Centro di aiuto alla Vita) la vera emergenza nazionale. No all’utero in affitto, è d’accordo, sì al diritto dei bambini di avere un padre e una madre.