Coronavirus. Baretta: «Ogni mezzo per garantire i beni primari»
Anche al ministero dell’Economia è cambiato il paradigma: «A 40 giorni dall’arrivo del virus in Italia, i due effetti più evidenti dell’emergenza – dice Pier Paolo Baretta, sottosegretario del Pd – sono il generale disagio delle persone che si ritrovano prive di reddito e il rischio di un crollo di parte del tessuto produttivo. Sono fattori che si sommano fra di loro, producendo una massa sempre più smarrita e impaurita. Per questo ora c’è una priorità duplice: mettere in campo ogni strumento per garantire i beni primari a tutti e la liquidità alle imprese».
Cosa cambierà fra il decreto di marzo e quello di aprile?
Col 'Cura Italia' del 17 marzo abbiamo fatto un primo intervento per evitare che qualcuno perdesse il lavoro, rischio che è aumentato con le ultime chiusure di fabbriche, per questo la Cig sarà estesa rispetto alle 9 settimane. Poi i 600 euro per gli autonomi e la sospensione di tributi, che saranno reiterati. Ma oggi è evidente che questo non basta più.
Si parla di un reddito d’emergenza e si ipotizzano 3 miliardi.
Dipende dalla platea, che immagino sarà molto ampia. Dall’inizio della crisi stiamo già mettendo in campo più di 60 miliardi, fra i due decreti. Sull’importo mi auguro sia anche maggiore dei 600 euro. Il nuovo decreto sarà ispirato al criterio più semplice possibile: lo Stato deve sostenere chi non ha soldi per soddisfare i propri bisogni alimentari, individuando la più ampia platea possibile. Non ci sono più criteri 'classici' da ri- spettare, qui sta saltando ogni parametro.
Come verranno dati i fondi?
C’è bisogno di una discussione ulteriore, per scegliere la via in grado di arrivare prima allo scopo. Si può scegliere di erogarli direttamente o di non far pagare bollette e affitti, con lo Stato che copre queste spese, o ancora come si è già cominciato a fare con l’ultimo Dpcm – di affidarli ai Comuni, i terminali più vicini alle esigenze della gente, coinvolgendo anche le associazioni del Terzo settore con la loro rete di prossimità.
È un lavoro immane?
Non così immane. Come per i primi 400 milioni stanziati, li puoi ripartire sulla base di criteri tradizionali come gli abitanti o raccogliendo le indicazioni dell’Anci. Bisogna snellire al massimo la burocrazia, ci sarà tempo dopo per fare tutte le verifiche necessarie, nel caso.
E per le imprese cosa si farà?
È l’altra priorità. Perché se arriveranno decotte all’appuntamento della ripresa, il fallimento sarà generale. Serve liquidità, liquidità, liquidità, sperando che l’emergenza vera duri un paio di mesi. Occorre portare al massimo le garanzie statali e chiedere esplicitamente alle banche di non avere il 'braccio corto'. Per le grandi aziende, ma soprattutto per tante Pmi 'in bonis' che rischiano di finire in crisi. All’inizio il rischio era che partisse una massa clamorosa di licenziamenti, quindi evitare ciò era l’esigenza primaria. Tutto sta avvenendo nell’arco di un mese, stiamo cercando di giorno in giorno di aggiustare progressivamente gli interventi in base all’evoluzione sanitaria ed economica.
La riapertura delle fabbriche?
È un tema evidente, ma bisogna capire che il vero fattore che salverà l’economia è la sconfitta del virus.
Sarà difficile pagare la Cig entro metà aprile?
L’Inps sta già facendo sforzi notevoli. Il cittadino capisce se vede tutti impegnati su un fronte unico, capisce meno se vede uno scaricabarile.
Per le famiglie si farà altro?
In quanto composte da disoccupati, autonomi, dipendenti le famiglie già comprendono queste casistiche. Se poi si potrà fare anche una misura specifica, ben venga.
Ma se il debito italiano schizzerà al 160% del Pil, come sarà valutato dopo?
Come saranno valutati tutti i Paesi. Maastricht è la prima vittima istituzionale del coronavirus. Si dovrà ripensare tutto anche nel caso che l’Ue riesca a trovare una soluzione transitoria, senza la quale diverrà l’Europa stessa il problema. E cambieranno molte cose anche dentro il Paese: mai come ora l’evidenza di uno snellimento burocratico è stata chiara, e penso poi all’esigenza di avere una Rete digitale, alla diffusione dello smart working, e altro.