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Giornata della Terra. L’allarme clima nei dati Onu: siamo a 1,15°C sopra la media

Daniela Fassini sabato 22 aprile 2023

Il clima sta cambiando velocemente

L’hanno detto e ripetuto all’infinito, i giovani e gli scienziati. «Non abbiamo più tempo». Per salvare il pianeta dal surriscaldamento globale dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra. Eppure l’inazione climatica la fa ancora da padrona. Così anche oggi, 22 aprile, l’Earth Day, la Giornata della Terra diventa come ogni anno un appello che viene rivolto a gran voce a governi, istituzioni, aziende e cittadini, incoraggiandoli ad assumersi le proprie responsabilità. Ai governi spetta il compito di creare le condizioni giuste per il cambiamento attraverso leggi, incentivi, sgravi fiscali. I cittadini sono elettori e consumatori e, in quanto tali, orientano tali scelte.

«Dall’aria che respiriamo all’acqua che beviamo al suolo che coltiva il nostro cibo: la salute dell’umanità dipende dalla salute della Madre Terra, eppure sembriamo determinati alla distruzione» ha detto senza mezzi termini il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, nel suo messaggio per la Giornata della Terra, il 22 aprile.

«Dobbiamo porre fine a queste guerre implacabili e insensate contro la natura – ha aggiunto – Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le soluzioni, ma dobbiamo accelerare il ritmo». Per l’Earth Day, Guterres ha poi esortato «le persone di tutto il mondo a far sentire la loro voce nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle comunità religiose e sulle piattaforme social chiedendo ai leader di fare pace con la natura. Facciamo tutti la nostra parte per proteggere la nostra casa comune. Abbiamo bisogno di un’azione accelerata per il clima con tagli delle emissioni più profondi e più rapidi per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius», ha concluso.

Intanto i dati diffusi alla vigilia della Giornata Internazionale confermano gli allarmi. La temperatura media globale nel 2022 è stata di 1,15 gradi sopra la media del 1850-1900 e gli anni dal 2015 al 2022 sono stati gli otto più caldi dall’inizio della registrazione strumentale nel 1850. Inoltre lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare - che ha nuovamente raggiunto livelli record nel 2022 - continuerà per migliaia di anni. Sono i dati contenuti nell’ultimo rapporto annuale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), pubblicato ieri a Ginevra. Ondate di caldo da record hanno colpito l’Europa durante l’estate e la Cina ha avuto l’ondata di caldo più estesa e duratura dall’inizio delle misurazioni nazionali.

Nel corso dell’anno, secondo il rapporto, eventi pericolosi legati al clima e alle condizioni meteorologiche hanno provocato nuovi sfollamenti di popolazione. Il rapporto mostra anche come il cambiamento climatico stia influenzando eventi ricorrenti in natura, come la fioritura degli alberi o la migrazione degli uccelli. Ad esempio, la fioritura dei fiori di ciliegio in Giappone nel 2021, la data di piena fioritura è stata il 26 marzo, la più prematura da quando la data è documentata. Nel 2022, la data di fioritura è stata il 1° aprile. Per il segretario generale dell’Omm, mentre prosegue l’aumento delle emissioni di gas serra, il clima continua a cambiare. In questo fosco contesto, l’Omm ha sottolineato lo sviluppo positivo costituito dal miglioramento delle tecnologie che rendono la transizione verso l’energia rinnovabile più economica e accessibile che mai.

E in questo panorama anche l’Italia non se la passa un granché bene: perché se continua di questo passo solo nel 2220, cioè tra duecento anni, riuscirà ad azzerare le proprie emissioni di gas serra. E in occasione della Giornata Internazionale, Italy for Climate, il centro studi sul clima della Fondazione per lo sviluppo sostenibile in partnership con Enea e Ispra lancia un appello urgente.

Le stime preliminari di Ispra indicano che le emissioni di gas serra in Italia nel 2022 sono state di circa 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, un valore praticamente uguale al 2021, nonostante il calo dei consumi di energia. Un numero dovuto a un aumento del carbone e al crollo della produzione idroelettrica (-38%), tornata ai livelli degli anni ‘50 a causa della siccità, con le rinnovabili ferme ad appena il 35% della produzione nazionale e l’Italia ancora fanalino di coda in Europa.

In particolare, il Report evidenzia come la crisi dei prezzi dell’energia, da un lato, e l’acuirsi degli impatti della crisi climatica, dall’altro, non abbiano influenzato positivamente la transizione verso la neutralità climatica in Italia. «Dal 2014 in Italia abbiamo tagliato in media ogni anno 2 milioni di tonnellate di gas serra: continuando così riusciremo ad azzerarle non prima del 2220, mentre l’obiettivo é quello di raggiungere la neutralità climatica al massimo al 2050» spiega il coordinatore di Italy for Climate Andrea Barbabella.