La 'freccia della bassa' ora corre per i migranti. Ha fatto largo per quaranta. «Non mi importa da dove vengono. Nella cascina ho posto a sufficienza. Se il governo vuole, li mandi pure a me». Nessun privato, in Italia e in Europa, ha mai fatto altrettanto. E per lui non è la prima volta. Al dottor Sergio Cavagliano quel soprannome da pilota di
Millemiglia glielo hanno affibbiato i suoi devoti pazienti che da mezzo secolo lo chiamano per un malore in piena notte o un’influenza che non se ne va più. Di solito piomba a tutto gas, annunciandosi con nuvole di polvere sulle strade di campagna. Lui che di Caresana è stato sindaco per una lista civica, adesso deve vedersela con un borgomastro leghista. «Siamo amici, andiamo d’accordo e non mi ostacola», assicura il medico condotto che della salute del sindaco si prende cura come per chiunque altro. «È stato ed è mio paziente», conferma Cavagliano. Insomma, impossibile mettersi contro chi da sempre sa come rimetterti in sesto. Il paese, nel mezzo dei campi a sud di Vercelli, tra il fiume Sesia e l’autostrada che corre in pianura e poi scollina verso il mare, lo guarda con ammirazione. Perché di soldi Cavagliano ne ha fatti e non ne chiede. Ha restaurato due cascine facendone un richiamo per gli studiosi di architettura rurale. Se le avesse trasformate in hotel pluristellato, Cavagliano sarebbe milionario. «Il denaro non mi interessa. C’è gente che non riesce a sopravvivere, italiani compresi. Io offro un posto a chiunque». In cambio, il medico chiede di non essere lasciato da solo e che qualcuno si occupi degli ospiti. «Vorrei poter dare una mano per risolvere, almeno in piccolissima parte, il problema dell’emergenza profughi. Proprio in un momento in cui molti, in questi giorni, sembrano non volerne più sapere di questo evento di natura prima di tutto umanitaria ». Che si sappia: «Metto a disposizione, a costo zero, una mia proprietà per accogliere in particolare mamme con bambini». Nei modi della freccia della bassa c’è molto dell’originario giuramento di Ippocrate e di una vita passata a curare i padroni delle risaie e i braccianti acciaccati da giornate a schiena bassa tra i campi allagati dopo la semina. «A me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto - prometteva il padre della medicina 2.500 anni fa - sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato degli uomini tutti per sempre». È in fondo questa rispettabilità che il dottor Cavagliano cerca di guadagnarsi dopo ogni corsa verso i pazienti. Cavagliano non lo cita mai, come per pudore, ma si capisce che con il vangelo ha un’antica frequentazione. «Non guardo ne razza, né colore della pelle, né condizione. Mi mandino anche italiani poveri, se vogliono. Possiedo questi spazi e non posso tenermeli solo per me quando questa gente ha bisogno di un posto dove stare e una pacca sulle spalle». La tensione, anche in Piemonte, resta alta. Proprio ieri a Verbania, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, davanti alla questura un gruppo di cinquanta profughi ha protestato per le condizioni in cui sono ospitati nei centri di accoglienza e per le lungaggini nel riconoscimento dello status di rifugiato. Immagini che ogni volta addolorano la 'freccia della Bassa'. Per convincere le autorità a dargli ascolto Cavagliano si è proposto al prefetto descrivendo l’immobile come se dovesse rassicurare sulle buone e disinteressate intenzioni. «È un cascinale nel Vercellese, recentemente ristrutturato, che già l’anno scorso era stato messo a disposizione della Prefettura di Vercelli per affrontare momenti di emergenza, accogliendo 40 profughi adulti. Vedendo che al momento gli Enti Locali paiono non poter prendere decisioni in merito all’individuazione di soluzioni atte all’accoglienza, mi rendo nuovamente pubblicamente disponibile a ospitare nuovi profughi ». Fino a ieri sera nessuno gli aveva ancora risposto.