Il report dell'Ocse. Crescono i giovani laureati ma Italia ancora maglia nera
In Italia il numero dei laureati (nella fascia di età 25-34 anni) è inferiore rispetto agli altri Paesi Ocse (36 membri, di tutti i continenti tranne l'Africa). È quanto si evince dal rapporto "Education at a Glance 2018 - Uno sguardo sull'educazione", che illustra lo stato dell'educazione nei 36 Paesi che fanno parte della Convenzione Ocse. La quota è però aumentata costantemente durante l'ultimo decennio, dal 19% nel 2007 al 27% nel 2017. Il profilo degli studenti, invece, è simile a quello degli altri Paesi: più donne rispetto agli uomini (con il 55% nel 2016 rispetto alla media Ocse del 54%) e un'età media di iscrizione di 20 anni, rispetto ai 22 degli altri Paesi. Secondo il rapporto, nel 2016 in Italia l'84% degli studenti che accedono all'istruzione superiore si è iscritto prevalentemente a corsi di laurea di primo livello (bachelor) o a programmi di studio equivalenti e il 15% a corsi di laurea di secondo livello (master).
Il tasso di occupazione in Italia è inferiore rispetto a quello dell'area Ocse, ma il divario aumenta con i livelli d'istruzione e ha raggiunto 18 punti percentuali nel 2017 per i giovani laureati.
Gli insegnanti più anziani (ma l'età media diminuisce)
L'Italia è il Paese Ocse con il corpo docente più anziano: nel 2016, il 58% degli insegnanti nell'istruzione primaria e secondaria aveva almeno 50 anni. Sebbene si sia registrato un costante aumento dell'età degli insegnanti a partire dal 2010, questa percentuale ha solo recentemente fatto segnare una diminuzione. Inoltre, tra il 2010 e il 2016, si è riscontrato un calo delle retribuzioni contrattuali dei docenti nella scuola pre-primaria fino alla scuola secondaria nel settore pubblico. Ad essere inferiore in Italia, rispetto agli altri paesi Ocse, è anche la progressione stipendiale di un docente lungo la sua carriera. L'Italia, infine, è uno dei Paesi che prevede il più alto compenso retributivo per i dirigenti scolastici rispetto agli insegnanti: con retribuzioni lorde raddoppiate tra gli uni e gli altri.
Né studio né lavoro per il 24% dei giovani
In Italia nel 2017 il numero dei Neet era quasi il doppio di quello dei Paesi dell'area Ocse. Lo scorso anno la percentuale di Neet italiani si attestava intorno al 24%, rispetto ad una media del 13% degli altri Paesi. Prendendo, invece, in considerazione la fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni la percentuale arrivava al 30% rispetto alla media del 16%, raggiungendo un picco del 34% nella fascia di età tra i 25 e i 29 anni: quinta percentuale tra i Paesi dell'area. I Neet sono le persone inattive (15 e i 29 anni), che non hanno un impiego, non seguono percorsi di istruzione e, a differenza dei disoccupati, non sono alla ricerca di un lavoro. Nelle diverse regioni italiane si osserva una grande differenza nella quota, che varia dal 12% al 38%: è pari al 15% nel Nord Ovest, al 18% nel Nord Est al 19% nel Centro, al 31% nel Sud e al 32% nelle isole.