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Mediterraneo. Sulla Ocean Viking sale un medico. La tensione resta alta a bordo

sabato 4 luglio 2020

Attorno alle 13 un team medico italiano (un dottore e un mediatore culturale) è salito sulla Ocean Viking che si trova in acque internazionali con 180 migranti soccorsi e che da giorni chiede di poter sbarcare. Lo fa sapere Sos Mediterranée. La nave ha dichiarato lo stato di emergenza a causa delle precarie condizioni delle persone salvate.

Attorno a mezzogiorno l'ong aveva nuovamente denunciato via Twitter: "La Ocean Viking ha dichiarato lo stato di emergenza 18 ore fa. Alle 2.30 siamo stati informati che sarebbe venuto un team medico a bordo. La Guardia costiera italiana ha concordato con noi che questa operazione sarebbe stata più sicura al mattino. La tensione sta nuovamente aumentando sul ponte". Ieri l'ong aveva chiesto l'evacuazione di 44 persone che si trovano "in uno stato di acuto disagio mentale" e che hanno minacciato di "infliggere danni a se stessi e agli altri, compresi i membri dell'equipaggio.

Da venerdì alle 15 lo stato di emergenza

La situazione sulla nave della ong Sos Mediterranee Ocean Viking, con a bordo da giorni 180 migranti al largo di Lampedusa, "si deteriora": in questi giorni due migranti si sono gettati in mare, altri tre sono stati a stento trattenuti dal farlo, venerdì mattina un migrante ha tentato di impiccarsi e altri hanno espresso la stessa intenzione.

"Questo è il risultato di lunghi tempi di sbarco su sopravvissuti molto vulnerabili", aggiunge la ong che, dopo sette richieste di assegnazione di un porto sicuro alle autorità marittime nelle scorsa settimana, venerdì 3 luglio alle 15.25 ha informato le autorità italiane della dichiarazione dello stato di emergenza. Si tratta di "un passo senza precedenti" per la ong, sottolinea Sos Mediterranee, "innescato dal rapido peggioramento della salute mentale di alcuni dei sopravvissuti a bordo, in particolare di un gruppo di 44 persone per cui l'equipaggio ha richiesto un'evacuazione medica nelle prime ore del pomeriggio, senza ricevere risposta positiva". Le 44 persone per le quali è stata richiesta assistenza "si trovano in uno stato di acuto disagio mentale e hanno espresso l'intenzione di infliggere danni a se stessi e agli altri, compresi i membri dell'equipaggio".

Giovedì mattina Frédéric Penard, direttore operativo di SOS Mediterranee, aveva denunciato con una lunga nota la situazione di tensione a bordo della nave. "Due anni dopo lo stallo in mare a causa del quale l'Aquarius, il vascello predecessore della Ocean Viking, dovette dirigersi a Valencia per sbarcare le persone salvate nel Mediterraneo centrale, ora siamo di nuovo lasciati in un limbo senza alcuna indicazione di un porto per lo sbarco".

Il team di Sos Mediterranee in cinque giorni ha salvato 180 persone in quattro diverse operazioni nelle regioni di ricerca e soccorso maltese e italiana. I primi due salvataggi sono avvenuti una settimana fa. "Abbiamo inviato cinque richieste alle autorità marittime italiane e maltesi per l'assegnazione di un porto di sbarco - racconta Penard - : finora non abbiamo ricevuto risposte eccetto due, negative. I sopravvissuti hanno detto alle nostre squadre di aver trascorso da due a cinque giorni in mare prima di essere soccorsi dalla Ocean Viking. Ciò significa che alcuni dei 180 sopravvissuti sono in condizioni precarie in mare da più di 8 giorni. Questa situazione è inaccettabile". Il direttore si chiede poi che fine ha fatto l'accordo di Malta del 2019 per il trasferimento delle persone salvate in mare.

Tra i 180 a bordo le tensioni stanno aumentando, "con diversi sopravvissuti che minacciano di buttarsi in mare. Molti hanno subito ustioni da sole e da carburante durante il tempo trascorso su imbarcazioni non adatte alla navigazione in mare aperto, una persona ha dovuto essere evacuata dopo il peggioramento delle sue condizioni di salute e abbiamo a bordo una donna incinta. I sopravvissuti ci hanno raccontato come, in un centro di detenzione in Libia, le guardie hanno picchiato un sopravvissuto sulla gamba con un bastone d'acciaio fino a rompergli il piede. Innumerevoli persone ci hanno detto che hanno tentato più volte di fuggire dalla Libia, sono state intercettate dalla guardia costiera libica in mare e riportate in detenzione in un circolo vizioso senza fine. Queste persone hanno rischiato la vita per fuggire dalla violenza e dagli abusi in una Libia devastata dalla guerra. Devono sbarcare in un luogo sicuro senza ulteriori ritardi - solo allora il loro salvataggio sarà completo. Il sostegno degli Stati membri dell'UE ha fatto la differenza in passato. Non deve fermarsi ora".