Attualità

La novità. Nomina a capo della segreteria di Fdi per Arianna Meloni

Eugenio Fatigante giovedì 24 agosto 2023

Giorgia Meloni tra la madre e la sorella Arianna

Fratelli d’Italia diventa un affare di famiglia. O, meglio, di sorelle. Giorgia Meloni termina le sue vacanze e mostra subito un piglio operativo: mentre lasciava la masseria di Ceglie Messapica per fare rientro a Roma, avviandosi verso un autunno che per sua stessa ammissione non sarà semplice, a Roma trapelava una serie di nomine. La principale delle quali è la promozione di una familiare strettissima, la sorella Arianna Meloni (anche moglie del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida), a capo della segreteria politica di Fratelli d'Italia con la responsabilità delle adesioni. L’altra mossa di rilievo riguarda Giovanbattista Fazzolari, già sottosegretario a Palazzo Chigi per l'attuazione del programma: a lui va il compito di coordinare la comunicazione fra gli uffici di Palazzo Chigi, del governo e del partito, ruolo che acquista un rilievo anche per il fatto che il 1° settembre Mario Sechi, capo dell’ufficio stampa governativo, lascia la presidenza per andare a dirigere il giornale “Libero”.
Una doppia mossa varata in realtà a inizio agosto, insieme alla ristrutturazione dei vari dipartimenti di Fdi, ma emersa ora grazie a un articolo de “Il Foglio”. Di fatto, spiega Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione, «si formalizza il ruolo che già stava ricoprendo Arianna Meloni», come in effetti più di uno andava sostenendo da tempo.
«Sorelle d'Italia», le chiamavano già dentro e fuori il partito. Sarà un incarico più organizzativo che politico, dicono da Fdi, che finora non aveva un dipartimento tesseramento: sarà un po' come quello che aveva in An Donato Lamorte, capo della segreteria e uomo di fiducia di Giorgio Almirante prima e Gianfranco Fini poi. Di nessuno Meloni si fida più che della sorella. «Ti accompagnerò sul monte Fato a gettare quell’anello nel fuoco, come Sam con Frodo», le prometteva Arianna dopo la vittoria alle elezioni. E in questi mesi è stata sempre al suo fianco nei passaggi cruciali, così come altre due figure: la segretaria personale Patrizia Scurti e la storica portavoce, Giovanna Ianniello.
Dallo staff di Palazzo Chigi si precisa che l’addio di Sechi nulla c'entra con la nuova missione di Fazzolari. Non c'è una nomina formale, viene definita soltanto una questione organizzativa interna, e dentro Fi e Lega sono certi che non inciderà nel rapporto fra alleati. Di fronte alla necessità di adeguare la struttura di Fdi a una realtà più articolata e complessa come quella affrontata ora dalla squadra di governo del primo partito di maggioranza serviva una mossa di questo tipo, viene spiegato. Cortocircuiti comunicativi e sgrammaticature non sono mancati nei mesi scorsi, anche in occasione della prima manovra, sulle accise dei carburanti, fino ad alcune oscillazioni interne sul caso del generale Roberto Vannacci. E all'orizzonte ci sono scelte su cui la comunicazione sarà fondamentale, a partire dalla legge di Bilancio e dalla probabile ratifica del Mes, senza dimenticare la modifica del Patto Ue.
Per coordinare la strategia comunicativa, Meloni ha deciso di puntare sul suo fidato braccio destro, che negli anni scorsi è stato l'anima dell'ufficio studi di Fdi. Ora è guidato da Francesco Filini, che diventa anche responsabile del programma.
Fra le novità, anche la promozione sul campo per Andrea Moi, alla guida del dipartimento comunicazione del partito, mentre al sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi va il coordinamento delle autonomie locali. Il dipartimento Immigrazione viene scorporato da Legalità e sicurezza e affidato a Sara Kelany, deputata alla prima legislatura, figlia di padre egiziano e madre italiana, anche lei molto vicina a Meloni. All'assessora piemontese Elena Chiorino va invece il dipartimento Lavoro e crisi aziendali; infine è creato quello dello Sport, guidato da Paolo Marcheschi.
Dopo questa tornata di nomine riparte però la spinta per un congresso nazionale dai “Gabbiani”, l’ala di Fdi che fa riferimento a Fabio Rampelli. «Non se ne parla più, eppure servirebbe un confronto», dice Massimo Milani. «Le correnti non verranno mai legittimate», avverte Donzelli, memore della spirale che si innescò in An: «Un congresso nazionale - dice - ora avrebbe senso se ci fosse una candidatura alternativa alla Meloni. Non possiamo distrarla adesso. Non escludo però che si ipotizzino congressi a livello locale».