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OPPOSIZIONI IN PIAZZA. La Notte Bianca per la democrazia: 7mila in piazza

mercoledì 6 aprile 2011
Settemila persone hanno preso parte alla giornata della democrazia. A riferirlo uno degli organizzatori dell'iniziativa, Gianfranco Mascia del Popolo Viola. "Al presidio davanti Montecitorio - ha detto Mascia a margine della Notte Bianca per la democrazia, ancora in corso a Roma - sono passate circa 2.000 persone mentre 5.000 sono in piazza Santi Apostoli ha chiuso sulle note di 'Bella Ciao'.OPPOSIZIONI IN PIAZZA: ITALIA UMILIATANel cuore del quadrilatero del potere, a fianco al Pantheon, giusto a metà strada tra Montecitorio e Palazzo Madama, il Pd piazza un palchetto tre metri per tre con sfondo verde e scritta bianca contro le «leggi ad personam». È l’inizio ufficiale dell’opposizione fuori dall’Aula. La benedice Bersani in persona, pur ribadendo che i suoi deputati dai banchi non devono muoversi «per evitare colpi di mano», come ad esempio un improvviso ribaltamento dell’ordine del giorno che metta di nuovo in cima all’agenda il processo breve. «È una vergogna, un’umiliazione davanti al mondo», grida il segretario. Pausa per incassare l’applauso, e giù duro, alternando ironia e indignazione: «Ecco cos’è diventato il Parlamento, il collegio difensivo allargato del premier, ci hanno voluto far dire che Ruby è la nipote di Mubarak...». Ma la novità politica è che ora il Pd cerca di camminare «mano nella mano» con i movimenti, guarda «con amicizia» alla "notte bianca della democrazia" che si sarebbe svolta di lì a poco in piazza Santi Apostoli, con le voci della "società civile".E l’«amicizia» è testimoniata anche dall’arrivo al Pantheon, proprio mentre parla il segretario, del bandierone tricolore portato a mano al ritmo dell’inno di Mameli dal popolo viola, dai militanti Idv e da alcuni (incerti) manifestanti di Fli. Loro la mobilitazione l’hanno iniziata già alle 14, piazzandosi davanti alla Camera per accompagnare al grido di «buffoni» e «mafiosi» l’approvazione del conflitto di attribuzione. Stavolta sono a distanza di sicurezza, per evitare quel "contatto" con i deputati che ha portato, la settimana scorsa, alla bagarre tra La Russa e Fini. I "custodi di Montecitorio" ammettono che rispetto al popolo democratico sono «più duri e arrabbiati», però, come dice un cartello che esibiscono alle tv, «se hai una tigre in casa non litighi su come cacciarla». Non è un caso che a scaldarli di più sia Antonio Di Pietro («Tonino, mandalo in galera... morte al tiranno», gli cantano i fan). Il leader Idv, consapevole di quanto abbia fatto rumore la parola «rivolta» da lui usata negli ultimi giorni, corregge il tiro ma non troppo. «Noi la dobbiamo scongiurare, ma si ricordino - dice a Berlusconi - che la rivolta sarebbe un effetto, non una causa». E allora, siccome le altre due strade (dimissioni del governo e sfiducia) sono «impraticabili per le compravendite», ne resta solo un’altra di tipo politico: bocciare il legittimo impedimento al referendum. È la sua partita nella partita. Per Fli si affaccia il "falco" Granata accompagnato da Flavia Perina e Antonio Buonfiglio: cinque minuti per incoraggiare «un presidio democratico molto importante». Ma tra frasi di Pertini, teatro civico, Bella ciao ed eroi della resistenza le bandiere futuriste sventolano con più timidezza delle altre. Ben più a loro agio quelle della sinistra extraparlamentare.Tra un "momento civile di alleggerimento" e l’altro a Montecitorio si fanno le 18. È l’ora del Pantheon e del Pd. Arrivano la Finocchiaro e Bersani. La capogruppo al Senato parla di «resistenza» e specifica - è una discussione interna al Pd - che i parlamentari stanno in Aula, non fuori (in serata Rosy Bindi chiuderà la polemica: «Di giorno in Aula, di notte in piazza»). Il segretario, in 40 minuti, apre il doppio regime (opposizione dentro e fuori) e attacca a testa bassa: «Vogliono arrivare a 330 "a tutti i costi" – ironizza –, fanno un acquisto qui e lì, ogni giorno ha il suo shopping...». E ancora: «Gli onesti arrossiscono davanti a cose così, ora gli faranno il vestitino su misura, la prescrizione breve...». Stigmatizza la presenza di tutti i ministri in Aula («altro che governo del fare, stanno seduti ad alzare la mano»), fa notare che un’Aula così piena si vede solo «quando c’è la visita del Papa o si elegge il capo dello Stato», affonda sulla gestione degli immigrati, attacca il Tg1 «da Bielorussia», elenca i problemi «ignorati» del Paese, ironizza sulle «ricompense» date ai responsabili. Poi sceglie un bersaglio preciso, la Lega. «La spada di Alberto da Giussano si è ammosciata, criticano Roma ladrona e aiutano i quattro ladroni di Roma». Ma ora «li prenderemo di punta». «Noi siamo ancora qua – conclude citando Vasco Rossi –, dobbiamo durare un giorno in più di lui, ma occhio, il suo è un tramonto pericoloso...». Marco Iasevoli