Il caso. Notizie false sul coronavirus e dintorni, un contagio infinito
«Scuole chiuse in tutta Italia fino al 5 marzo». Ma è una sonora cornonovirus-bufala
Virali (e pericolose) sono anche le numerosissime notizie false sul coronavirus, che si moltiplicano sulla rete.
La più clamorosa circolava ieri mattina su Watshapp: tutte le scuole d’Italia, di ogni ordine e grado, saranno chiuse fino al 5 marzo, per ordine del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Per arginare la diffusione di questa bufala colossale, è dovuto intervenire direttamente Palazzo Chigi, che oltre a smentire che il premier avesse mai dato una simile disposizione, invitava, ancora una volta, i cittadini a far riferimento «esclusivamente» ai canali e alle fonti di informazioni ufficiali.
Lo stesso Conte ha condiviso e rilanciato un messaggio twitter della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina: «Sono costretta a ripeterlo: in questa fase alimentare false notizie sulla chiusura delle scuole è da irresponsabili. Le decisioni vengono prese e comunicate dalle autorità competenti. Il consiglio è questo: ascoltare solo le fonti ufficiali».
Messaggio ribadito anche da un comunicato del Ministero degli Interni, che invita i cittadini a «non condividere eventuali messaggi di allarme ricevuti e segnalarli tramite il sito www.commissariatodips.it».
Alle autorità vanno segnalati anche i casi, purtroppo ancora numerosi, dei tentativi di truffa con la scusa dei tamponi coranavirus, che hanno per vittima soprattutto gli anziani. «Non è stato disposto alcun tipo di screening porta a porta e invitiamo tutti a fare attenzione e segnalare eventuali casi sospetti alle autorità competenti», si legge in una nota della Croce Rossa Italiana.
Le fake news sulla diffusione del coronavirus in Italia varcano i confini nazionali e cominciano a circolare all’estero. In questi giorni, in Senegal si sta diffondendo la “notizia” (ovviamente falsa), che 23mila cittadini del Paese africano sarebbero in quarantena in Italia. La bufala è stata rilanciata, tra gli altri, dal sito Senego.com, che l’ha attribuita al quotidiano L’Observateur. Il risultato di questa montatura è che tantissimi senegalesi residenti in Italia sono stati tempestati di telefonate di amici e parenti, rimasti in Patria, preoccupati per le loro condizioni di salute.
Anche il governo della Slovenia è intervenuto per smentire le notizie di contagi nel Paese e l’agenzia si stampa Sta ha ricordato che tredici persone sono state sottoposte al test e tutte sono risultate negative.
Bufale che per chi le crea possono anche sembrare un semplice “scherzo” ma che, alla fine, non fanno altro che alimentare le paure della gente, stanno circolando anche in paesi molto piccoli, che si trovano in territori nemmeno lontanamente sfiorati dall’epidemia.
A Civita, comune con meno di mille abitanti in provincia di Cosenza, è dovuto intervenire direttamente il sindaco Alessandro Tocci, per confermare che «non c’è nessun caso di coronavirus». «Nessuno dovrebbe lucrare sulle tragedie», ha aggiunto il primo cittadino.
E il collega di Larino, in provincia di Campobasso, ha deciso di passare alle vie di fatto: «Lo considero un procurato allarme, che denuncerò ai carabinieri e alla polizia postale», ha annunciato Giuseppe Puchetti, dopo che qualcuno, non ancora identificato, aveva diffuso via Whatsapp la bufala di un caso di contagio in paese.
In Friuli Venezia Giulia, invece, il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga ha avuto il suo daffare per rintuzzare le notizie, rimbalzate sui media stranieri, di contagi sul territorio regionale. «Su questo tema – ha annunciato – invierò una lettera al ministro degli Esteri Di Maio, affinché si faccia portavoce con tutti i Paesi della reale situazione dei singoli territori, rispetto a situazioni segnalateci che sono molto lontane dalla realtà dei fatti».
Una condanna di questi comportamenti irresponsabili è arrivata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria e all’informazione, Andrea Martella: «Le fake news sono un odioso strumento che va contrastato con rigore perché rischiano di far venire meno la fiducia nei confronti delle eccellenze italiane nel campo sanitario e scientifico che stanno affrontando questa vicenda. E lo sono ancor di più oggi perché possono costituire un grave elemento di turbativa dell’ordine pubblico».