Giustizia. Nordio sconfessato sul concorso esterno. Meloni un’ora da Mattarella
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni a colloquio «cordiale e costruttivo» per circa un’ora. Obiettivo: abbassare i toni sulla giustizia e ripristinare un dialogo rispettoso delle prerogative di ciascuno, sulla riforma che, partendo dalla proposta del ddl Nordio approvato dal governo, ora inizia il suo iter in Parlamento.
L’occasione è venuta dalla convocazione del Consiglio supremo di Difesa, tenutosi nel pomeriggio al Quirinale, al quale la presidente del Consiglio ha partecipato con i ministri Tajani, Giorgetti, Urso, Crosetto e il sottosegretario Mantovano. Il colloquio fra il capo dello stato e la presidente del Consiglio, tenutosi allo studio alla vetrata, era già stato messo in preventivo, e concordato, dopo che nella serata di mercoledì Mattarella aveva ricevuto il primo presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, e il procuratore generale Luigi Salvato (membri di diritto del Csm) dando pubblica contezza della sua volontà, da presidente del Csm, di intervenire nel dibattito per stoppare un clima che avvelena i rapporti fra istituzioni fondamentali dello Stato, inaccettabile. Specie in un momento in cui si va a definire una riforma di ampia portata che crea notevoli dubbi e discussioni (dall’abolizione dell’abuso d’ufficio alla riduzione di portata per il traffico di influenze) che avrebbe bisogno di ben altro clima e «leale collaborazione».
Nel colloquio, pur senza entrare nel merito delle singole vicende, sono affiorati inevitabilmente gli echi dei casi recenti di contrasto e attriti sul tema giustizia (da Santanchè, a Delmastro a La Russa) e si è convenuto sull’esigenza di abbassare i toni e di circoscrivere il più possibile la materia del contendere.
E va letta in questo senso, sicuramente, la frenata netta e inequivocabile che è arrivata dal sottosegretario Alfredo Mantovano circa l’ipotesi che era stata prospettata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio di una «rimodulazione» del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Una ipotesi cha aveva originato la reazione indignata non solo dalle opposizioni, ma anche di parenti delle vittime. Aveva parlato di vero e proprio «tradimento» della memoria del fratello, Salvatore Borsellino. «Più che pensare di rimodulare è necessario difendere il concorso esterno dagli attacchi interessati e strumentali che periodicamente si manifestano e oggi si ripropongono», era intervenuta l’associazione Libera. Sul fronte politico, d fronte alle proteste delle opposizioni, in particolare del dem Walter Verini e del verde Angelo Bonelli, per Fdi era intervenuto il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida per stemperare: «Chiarirà Nordio», aveva detto.
Ma ecco Mantovano a chiudere sul nascere la nuova disputa: «Ai parenti delle vittime di mafia - a Salvatore Borsellino e Maria Falcone - dico che modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità». Così il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, parlando con il Fatto Quotidiano. Per Mantovano «la giurisprudenza sul concorso esterno è consolidata» e «non c'è bisogno di aprire un altro fronte», nonostante, ammette, «ci sono interpretazioni diverse dei giuristi sul tema».
Il sottosegretario richiama anche una sentenza della Cassazione che «ha rivisto il concetto stesso di criminalità organizzata» e «creato allarme nei tribunali» perché vengono messe in discussione «le aggravanti speciali, i benefici penitenziari e così via». Su questo, auspica, i giudici «dovranno fare chiarezza».
Nel corso del colloquio nello studio alla vetrata del Quirinale, Meloni ha avuto modo di aggiornare Mattarella sugli esiti del vertice di Vilnius e anche sulla complicata partita del Pnrr che, anche nelle preoccupazioni del Quirinale, è in stretta correlazione con la necessità di non abbassare la guardia sulle riforme chieste dall’Europa, in particolare sulla giustizia, e sulla lotta alla corruzione.
Al centro del colloquio, naturalmente anche la guerra in Ucraina e Nato sia in relazione alla aspirazione dell’Ucraina di entrarne a far parte, sia in merito al contributo militare che l’Italia assicura. Tema che era stato affrontato nel Consiglio supremo di Difesa nel quale era era stato ribadito il «compito primario e istituzionale della difesa della Repubblica, con livelli di efficienza e capacità d’impiego adeguati e sostenibili nel tempo», recita il comunicato emesso al termine della riunione. Nel corso della quale il ministro Crosetto ha illustrato i principi che dovranno guidare la riorganizzazione e «l’esigenza di assicurare allo strumento militare, anche con finanziamenti adeguati, in linea con i requisiti definiti dall’Alleanza atlantica, in un’ottica interforze e attenta al personale militare e civile, la capacità di operare su tutti i domini, compresi i nuovi ambiti, quali lo spazio esterno, quello cognitivo e quello subacqueo».