La vicenda. Il ministro Nordio: Alfredo Cospito resta al 41 bis (carcere duro)
L'anarchico Alfredo Cospito in una foto dell'ottobre 2013 e a destra del dicembre 2022
Avrebbe avuto tempo fino a domenica, il Guardasigilli Carlo Nordio, per dare risposta all'istanza di revoca del regime di 41-bis presentata dalla difesa dell’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame da tre mesi e mezzo per protestare contro il carcere duro. Se non lo avesse fatto, il silenzio sarebbe equivalso alla conferma del carcere duro.
Ma il ministro ha preferito anticipare i tempi e rispondere esplicitamente. Lo ha fatto oggi poco prima delle 16, mentre era in corso un sit-in di militanti anarchici davanti al ministero, rendendo noto di aver deciso di respingere l’istanza di revoca avanzata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore del detenuto, nella convinzione - condivisa con le autorità giudiziarie competenti sul caso - che il carcere duro non possa al momento essere revocato, poiché sussiste il pericolo che Cospito possa comunicare con l'esterno.
Una decisione che, sul piano politico, trova apprezzamento e sostegno dalle forze di centrodestra. «Nordio ha fatto bene», commenta il vicepremier leghista Matteo Salvini, augurando a Cospito «di vivere bene e a lungo, riconoscere gli errori fatti e disconoscere la lotta armata come strumento di lotta politica» e auspicando che le battaglie sul 41 bis non si facciano «sotto minaccia, ricatto o violenza». Fra le opposizioni, si levano alcune voci critiche: di una decisione «deludente del ministro» parla Massimiliano Iervolino, segretario dei Radicali italiani. Mentre dal Terzo Polo, Enrico Costa ritiene quello di Nordio un atto tecnico-giuridico: «Attribuirgli valenza politica, per contestarlo o per applaudirlo, è sbagliatissimo».
Motivi di revoca «infondati».
L’anarchico abruzzese, che deve scontare 30 anni di detenzione per il cumulo di più condanne, si trova in regime di carcere duro dal 4 maggio 2022, per volere della precedente Guardasigilli, Marta Cartabia, che lo ha disposto per 4 anni. Attualmente, ha valutato Nordio, non ci sono i presupposti per la revoca, visto che tutti i pareri inviati nei giorni scorsi in via Arenula dalle autorità giudiziarie competenti sul caso (Procura nazionale antimafia, Dda e Procura generale di Torino) hanno ritenuto «infondate» le motivazioni di revoca presentate dal legale di Cospito. In quello della Procura nazionale antimafia si indicava anche un possibile piano B, ipotizzando il regime «dell’alta sicurezza» come idoneo a «contenere l’indubbia carica di pericolosità sociale del detenuto», ma lasciando l’ultima parola «all’autorità politica», che ieri ha optato per il no, ritenendo che le attuali condizioni dell’anarchico (dimagrito e prostrato dal digiuno) non incidano «sulla sua pericolosità sociale».
«Faremo ricorso».
I legali dell’anarchico intendono presentare ricorso contro la decisione del ministro e hanno annunciato una conferenza stampa per precisarne le ragioni. Sul caso il 24 febbraio si pronuncerà pure la Cassazione, alla quale gli avvocati sono ricorsi contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma di confermare il 41-bis. Nell’istanza di revoca bocciata ieri da Nordio, Rossi Albertini ha menzionato l’esistenza di «fatti nuovi» con riferimento alla sentenza della Corte d’Assise di Roma con cui nel 2019 erano stati assolti tutti gli imputati, ritenuti legati a movimenti anarchici, dall’accusa di associazione con finalità di terrorismo, con condanne per altre fattispecie minori. Per il legale, nelle motivazioni di quella sentenza (depositate il 13 dicembre) i giudici hanno escluso «l’esistenza, presso il centro sociale Bencivenga», vicino via Nomentana a Roma, di una «cellula presuntivamente ritenuta affiliata alla Federazione anarchica informale», aprendo a una rivalutazione dei «legami e i confronti epistolari intrattenuti tra gli imputati e Cospito».