Capogruppo Lega al Senato. Romeo: «Sulla cannabis i 5s non cerchino voti altrove»
«Non sento nessuna aria di crisi. Ci sono posizioni discordanti perché, come è noto, su alcuni temi abbiamo idee diverse e siccome siamo alla vigilia di una lunga campagna elettorale le differenze tendono ad accentuarsi. Tuttavia se ci si rifà al Contratto, proseguiremo la nostra navigazione ben oltre le Europee. È reciproco interesse rispettare gli impegni presi con i cittadini, che ci stanno dando fiducia e non possono essere delusi». Ogni partito ha i suoi pompieri. E nella Lega l’ingrato compito del 'calmieratore' tocca al brianzolo Massimiliano Romeo, presidente dei senatori del Carroccio.
Senatore, non è sfibrante questo clima di continue tensioni?
È una questione di metodo. Nel Contratto ci sono le cose sulle quali siamo d’accordo: facciamo quelle. Semplificazioni, Codice degli appalti, Autonomie, legittima difesa... Le cose che non sono nel contratto semplicemente non si fanno e non si discutono.
Si riferisce alla cannabis?
Sulla cannabis il nostro no è invalicabile. Se abbiamo deciso di lasciare fuori dal contratto i temi sensibili è perché le idee di Lega ed M5s sono radicalmente diverse e inconciliabili. E quindi non li si metta in mezzo.
In Aula però potrebbero anche verificarsi maggioranze alternative...
Non prendo nemmeno lontanamente in considerazione l’idea che in Parlamento si cerchino maggioranze alternative su un tema o sull’altro. Vorrebbe dire compromettere seriamente l’azione di governo. Vale per loro e vale anche per noi.
La Tav è nel contratto ma si litiga...
Il Contratto dice che l’opera va ridiscussa. Per noi è giusto che vada avanti, che l’Italia intera vada avanti e non indietro nelle infrastrutture. Entrambi siamo a favore del referendum come forma d’espressione diretta del popolo. Se non troviamo la quadra tra noi, il punto di equilibrio è accettare ciò che il popolo deciderà in una corretta campagna referendaria. Nessuno può imporre la propria volontà all’altro. Il referendum si può accorpare a un’altra scadenza elettorale, se è una questione di costi.
Dagli stadi ai titoli di giornali, si amplifica una 'guerra' Nord-Sud.Vede nella 'vecchia Lega' qualche nostalgia antimeridionalista?
Il nostro gruppo dirigente ha ben chiara l’idea che deve lavorare per il bene del Paese. Anche Bossi provò a lavorare al Sud, ma allora i tempi non erano maturi. Ora la difesa della nostra economia e delle frontiere è un tema che unisce dalle Alpi alla Sicilia e noi lo interpretiamo al meglio.
La lotta per l’Autonomia di alcune Regioni non rende ancora più squilibrato il rapporto Nord-Sud? Per noi federalismo e autonomia rispondono a un semplice principio, quella della responsabilità. I territori devono essere responsabili dei soldi che spendono e risponderne. Questo principio di responsabilità, a nostro avviso, non farà solo il bene del Nord ma farà risorgere anche il Meridione. Per la mia visione le Regioni del Sud possono e debbono chiedere anche loro l’autonomia.
Sul Reddito le istanze della Lega sono state recepite?
Dal punto di vista politico abbiamo risolto, adesso è una misura che coinvolge le imprese e dà sollievo ad alcune fasce di reale bisogno, non ai furbetti. I giorni di tempo che ci prendiamo su Reddito e quota 100 sono legati alla giusta necessità della Ragioneria di rivedere tutto per bene, perché sono interventi di notevole complessità tecnica. È un rinvio che non mette a rischio le scadenze: l’1 aprile chi ha diritto al Reddito e alla pensione con quota 100 avrà quanto gli spetta.
Per cosa può cadere il governo? È allo studio un piano B per un altro esecutivo?
Questo governo cade solo per una palese violazione del Contratto. E noi studiamo solo come attuare il Contratto.
Lo scontro sui migranti è alle spalle?
La linea del rigore è stata ribadita, i migranti sono sbarcati a Malta e noi prenderemo la nostra parte solo se i Paesi Ue si faranno carico dei 200 per i quali non hanno mantenuto l’impegno: per la Lega è un successo.