Milano. Delpini e la morte di Anelli: «Non c’è nessuna solitudine in cui non abiti Dio»
La facciata della sede milanese dell'Università Cattolica
«Questa morte produce in tutti noi uno smarrimento e un drammatico senso della precarietà». Ma una circostanza così tragica come quella della scomparsa del rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli, che si è tolto la vita giovedì scorso gettandosi dal sesto piano dell’abitazione milanese dove abitava, non deve alimentare, in chi gli era vicino, solo una pur giustificata sensazione di isolamento che disorienta: perché «non c’è nessuna solitudine in cui non abiti la presenza amica di Dio, non c’è nessuna situazione in cui non abiti una promessa». E, quindi, un percorso di affidamento. È uno dei passaggi chiave che l’arcivescovo di Milano, e presidente dell’Istituto Toniolo (ente fondatore dell’Università Cattolica) , Mario Delpini ha voluto indirizzare alla comunità dell’Università Cattolica, al termine della Messa celebrata questa mattina nell’ateneo, e che è stata presieduta da Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e membro del Comitato di indirizzo del Toniolo.
Un messaggio, quello dell’arcivescovo Delpini, che ritorna sulla tragica morte del rettore, dopo la prima dichiarazione a caldo venerdì mattina proprio all’ingresso dell’ateneo di largo Gemelli, dove aveva appena partecipato a un convegno. In quella occasione Delpini aveva sottolineato che «di fronte all’enigma le parole non si riescono a pronunciare se non facendo confusione e creando ferite», e concludendo che «di fronte a questo enigma io non so dire altro che invitare alla preghiera». Nel messaggio di oggi, partendo dalla consapevolezza che la comunità accademica sta «vivendo un momento di sconcerto di fronte a questa morte», l’arcivescovo ha sentito «il dovere di condividere sentimenti, riflessioni, considerazioni che siano di incoraggiamento ad affrontare la situazione». Compito non facile, riconosce il presidente dell’Istituto Toniolo, che ricorda le «molte occasioni di incontro con il rettore Anelli. Si è trattato sempre di incontri funzionali: posso perciò dire di averlo stimato per la sua cultura, per la sua determinazione, per il gran lavoro che ha svolto per il presente e il futuro dell’Università Cattolica». Ecco allora tornare l’invito alla preghiera. «In primo luogo prego e invito a pregare il Signore che accolga nella sua misericordia il professor Anelli: a lui noi dobbiamo apprezzamento e riconoscenza, rispetto e discrezione - scrive Delpini -. Prego per tutte le componenti dell’Università Cattolica, perché il Signore doni a noi tutti la lucidità e la fermezza necessarie a custodire buone ragioni per amare la vita, per desiderare la vita, per sostenere le prove della vita». L’arcivescovo invita in questa circostanza tutte le componenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore «a stringersi in quel senso di appartenenza che le tragedie rendono più necessario: ciò che sconcerta, può ricondursi alle giuste dimensioni quando lo si affronta insieme. Insieme possiamo pregare per il professor Anelli, insieme possiamo elaborare il lutto, insieme possiamo assumere le decisioni che si impongono, insieme possiamo esercitare le nostre responsabilità per il bene dell’Università e di ciascuno in questo momento di transizione, insieme possiamo dare conforto a coloro che da questa morte sono particolarmente feriti».
E anche oggi la comunità accademica è tornata a riunirsi per celebrare Messe di suffragio per il rettore Franco Anelli. Nella sede milanese a presiedere la celebrazione è stato il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, che ha invitato soprattutto i giovani presenti a trovare le ragioni per andare avanti, anche in un momento così tragico e sconvolgente. In contemporanea a MIlano, anche nella sede romana dell’Università Cattolica è stata celebrata una Messa presieduta dal cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per al cultura e l’educazione, assieme al vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’ateneo.
Ora l’ateneo attende che sia effettuata l’autopsia disposta dalle autorità e la successiva restituzione del corpo alla famiglia per procedere con le esequie.