Vertice a Bruxelles. Nomine Ue in salita, Mogherini in bilico
Ancora in alto mare la partita delle nomine Ue, e per questo motivo è stato posticipato dalle 18 alle 20 l'inizio dei lavori del vertice europeo. A far slittare i lavori sono i numerosi incontri bilaterali sulla questione che si terranno prima che i capi di Stato e di governo si siedano al tavolo per cercare di arrivare ad una decisione. Sembra ancora difficile da comporre il puzzle che porterà alla nomina del presidente del Consiglio Ue, e del presidente dell'eurogruppo. Da sciogliere anche i nodi sulla posizione dell'italiana Federica Mogherini come nuovo Alto rappresentante della politica estera. "Ha ancora molte chance" ha detto il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz definendola un "eccellente candidato". Nel Pse accordo per chiedere sia la presidenza del Consiglio Ue, per la quale candidano la danese Helle Thorning Schmidt, sia Lady Pesc, con la candidataFederica Mogherini. Lo ha detto il capogruppo Gianni Pittella, spiegando che al Ppe andrebbe la presidenza dell'Eurogruppo e la presidenza della Commissione. Disco verde, almeno sulla carta, anche dal Ppe. "Non c'è stato alcun problema, alcun veto sull'Italia" ha detto Angelino Alfano. Ma la mossa dei popolari sarebbe quella di sostenere Enrico Letta per la presidenza del Consiglio europea. "Van Rompuy propone all'Italia lapresidenza del Consiglio per Enrico Letta, nome su cui nelvertice dei leader del Ppe e tra i 28 è emerso forte consenso".Lo rivelano qualificate fonti del Ppe, specificando che altavolo del pre-vertice dei popolari dai Paesi baltici e dall'estè stato osservato che Mogherini "non ha abbastanza esperienza"
Ma le perplessità di alcuni paesi membri potrebbero ritardare le scelte. Quella di oggi sarà una giornata cruciale per dipanare la complicata matassa delle nomine ai vertici delle istituzioni Ue, a partire dalla scelta di chi guiderà la politica estera dopo lady Ashton. All'indomani della storica elezione di Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione, l'attenzione si sposta così da Strasburgo a Bruxelles dove a tener banco al summit Ue sarà il negoziato sui candidati per le poltrone più importanti. Prima di affrontare la questione del pacchetto nomine i leader dei 28 dovranno comunque discutere però della situazione in Medioriente e di possibili nuovi sanzioni contro la Russia. Dagli esiti delle riunioni delle grandi famiglie politiche europee e della cena di lavoro tra i leader, si capirà finalmente il grado di tenuta della collaborazione bipartisan Ppe-Pse, anche nel quadro delle scelte sugli altri top job, cioè su chi sarà il futuro presidente del Consiglio e dell'Eurogruppo. Ma è la partita sull'Alto Rappresentante quella su cui il governo è chiamato a concentrare i propri sforzi: una prova di forza da vincere a ogni costo in modo da piegare le obiezioni emerse da circa 10-11 paesi (come ha ammesso lunedì lo stesso Juncker) secondo cui la titolare della Farnesina, sarebbe ancora inesperta e troppo debole con Mosca. Il premier Matteo Renzi sarà così chiamato a fare la voce grossa non solo perchè presiede il semestre, ma anche come leader di quel Pd che ha conquistato il 40,8% alle ultime europee, un trionfo che a fronte della debacle dei socialisti francesi e spagnoli ha di fatto modificato radicalmente gli equilibri interni ai progressisti europei. Ovviamente la prudenza è d'obbligo di fronte a un passaggio politico pieno di incognite. E c'è chi ipotizza che in mancanza di accordo, l'unica via d'uscita sarebbe prendere tempo e convocare un altro vertice, il prossimo 23 luglio. Uno scenario che inevitabilmente rischierebbe però di sfilacciare ancora di più il confronto e peggiorare la situazione. Intanto una solenne bocciatura della Mogherini arriva dalla Lituania. "No a candidati filo-russi alla guida della diplomazia europea. È l'avvertimento lanciato dalla presidente Dalia Grybauskaite che mette sul piatto la contrarietà dei paesi baltici e della Polonia. In un editoriale anche il Wall Street Journal esprime dubbi sulla candidatura di Mogherini, giudicandola un'ipotesi "problematica". E anche da Berlino arriva una frenata indiretta con le precisazioni del portavoce di Angela Merkel. "La questione della distribuzione di incarichi" nella Commissione europea rispetto al genere "si pone", ma è solo "uno degli aspetti da tenere in considerazione. Ce ne sono altri, come quello regionale" ha detto Steffen Seibert a chi gli chiedeva lumi sul "caso Mogherini". Le candidate alternative al ministro italiano sono l'omologo polacco Radoslaw Sikorski e la bulgara Kristalina Georgieva, commissario europeo uscente allo Sviluppo. Se invece la poltrona di ministro degli Esteri della Ue restasse in Italia tra i candidati, circolati anche nelle ultime ore, ci sono i due ex premier Massimo D'Alema ed Enrico Letta, il cui nome era inserito anche nella rosa di possibili presidenti del Parlamento europeo. A fare "campagna" per Letta è Corrado Passera (Italia Unica): "Se davvero l'Italia può avere l'alto rappresentante per la politica estera perché non puntare a un candidato non divisivo come Enrico Letta?" scrive in un tweet.