Sanità. In corsia, tra i medici specializzandi: «Così veniamo sfruttati»
La protesta di alcuni giovani studenti di Medicina
Un solo letto per ricoverare quattro donne. Ha fatto scalpore, pochi giorni fa, il caso del reparto di ginecologia dell’ospedale di Lecco, dove tre pazienti, in lista per interventi chirurgici programmati nello stesso giorno, sono state rimandate a casa. Il pericoloso ritardo, innescato in realtà da una serie di urgenze, ha gettato luce sulla carenza di medici nel nosocomio lombardo, con reparti rimasti in mano agli specializzandi.
Il fatto non stupisce: di sfruttamento ed eccessive responsabilità parlano ormai migliaia di medici in formazione italiani. Che hanno avviato la protesta, a fine settembre, davanti al ministero dell’Università e della ricerca. In primis, reclamano il rispetto del monte orario. Nella scuola di ginecologia dell’Università di Udine, solo 4 specializzandi su 100 sostengono di rispettare le 38 ore previste dal contratto di formazione specialistica. Per gli altri, gli straordinari sarebbero spesso una precisa richiesta del reparto. Con turni fino a 14 ore. Contro sfruttamenti simili protestano, tramite i questionari anonimi forniti dagli atenei, medici in formazione a Bari, Brescia, Milano e non solo. «Non siamo trattati come “studenti” e mandiamo avanti i reparti anche da soli – lamenta Patrizia (nome di finzione), specializzanda all’Università di Firenze – tanto che, oltre a non avere rispetto degli orari, molte scuole non hanno neppure le lezioni (o spesso la pratica) previste». Come lei, centinaia di altri medici in formazione contestano l’affidamento di sale e corsie alla loro manodopera. Con conseguenze pericolose. «Nelle scuole di Verona, ad esempio, gli specializzandi sono stati usati come strutturati – spiega Massimo Minerva, presidente dell’Associazione liberi specializzandi -. Facendo attività da soli, si spaventano e la quantità di abbandoni è elevata. Per questo possono succedere gravi episodi come quello per cui una paziente è rimasta tetraplegica». In altri casi, invece, i medici in formazione sostituiscono i dipendenti amministrativi: «In radiologia alla Vanvitelli di Napoli – continua Minerva – mancano gli impiegati che prenotano le lastre e usano gli specializzandi. Sono manodopera gratuita, anzi pagante, perché pagano le tasse. E l'ospedale universitario risparmia sull'assunzione degli impiegati».
Netta la risposta ai giovani medici da parte dell’Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica, impegnato a monitorare i risultati della formazione nelle scuole italiane. «Non è possibile che i reparti siano composti interamente da specializzandi: le norme prevedono che la loro attività sia sempre svolta sotto la supervisione di un tutor», dichiara il presidente Eugenio Gaudio, ex-rettore della Sapienza di Roma. Che assicura: «Sul mancato rispetto dell’orario di lavoro, tutte le segnalazioni che arrivano vengono processate e l’Osservatorio invia quelle riscontrate a chi deve far rispettare le norme». Parole contestate dagli stessi specializzandi, che lamentano di essere stati a più riprese ignorati. «Nel maggio dello 2022 – spiega Minerva – abbiamo inviato 28 segnalazioni, una al giorno, e sono tutte cadute nel vuoto». Non solo: in molti reparti i tutor latitano. Alla domanda del questionario anonimo «durante l’attività pratica da lei svolta, è presente il tutor?», oltre i tre quarti degli specializzandi di malattie infettive a Perugia hanno risposto «raramente» o «mai». Così come i colleghi di anatomia patologica a Firenze o di allergologia a Verona.
Ma a denunciare non sono mai, o quasi, i medici stessi. «Spesso siamo soggiogati al baronato universitario – spiegano, chiedendo di rimanere nell’anonimato -. Ti minacciano in sede di esame se cerchi di tirare fuori i problemi». Dall’Osservatorio minimizzano: «Ci possono essere problemi come in tutte le organizzazioni umane – sostiene il presidente Gaudio –, ci può essere qualcuno che abusa del proprio ruolo. Quando succede qualcosa, facciamo in modo di richiamare sempre al rispetto delle regole». E mentre gli specializzandi reclamano una revisione delle rigide incompatibilità che impediscono loro di “arrotondare”, va bruciata un’assegnazione su 4. Drammatico il caso delle scuole d’emergenza-urgenza, in cui quasi il 70% dei contratti a disposizione quest’anno è andato deserto. Responsabile della fuga dalle specializzazioni, secondo le associazioni di categoria, sarebbe la «sbagliata suddivisione dei contratti a bando» realizzata dal Mur.
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