La riflessione. Noi e le fragilità degli anziani, non facciamo di ogni erba un fascio
Gentile direttore,
le persone anziane e più fragili sono state le più colpite dal Covid-19, e tra queste, in misura notevole, quelle ospitate nelle Rsa. La pandemia ha messo a nudo un 'nervo scoperto' della nostra società e subito, giustamente, si sono messe in moto le indagini giudiziarie per stabilire eventuali responsabilità penali. Per altro, anche prima del coronavirus, avevamo saputo di abusi sugli anziani in strutture che non salvaguardavano la cura e la dignità delle persone loro affidate. Oggi il rischio di 'fare di ogni erba un fascio' è molto alto. Basta dire Rsa per evocare leggerezza e mancanza di professionalità: pensiamo di aver individuato 'i colpevoli' e già questo ci rassicura, essendo noi, e la nostra società, innocenti, non responsabili. Ma questo equivale a mettere la testa sotto la sabbia, equivale a non voler vedere e a non voler apprendere.
Dobbiamo non solo evitare i giudizi affrettati (senza per altro omettere le sacrosante indagini sulle illegalità), ma soprattutto dobbiamo ripensare in modo nuovo e coraggioso il tema della fragilità e degli anziani. Se non altro, questo è uno degli stimoli forti che stiamo ricevendo dalla crisi. Dal 2017 il vescovo di Pisa, Giovanni Paolo Benotto, mi ha voluto a presiedere la Fondazione Casa Cardinale Maffi, una realtà articolata che gestisce sette strutture dedicate a persone fragili, tra le quali molti anziani. Una delle prime iniziative che abbiamo preso con il consiglio direttivo della Fondazione è stato di modificare il nostro logo, introducendo la parola tutta maiuscola 'NOI' a fianco di Fccm (Fondazione Casa Cardinale Maffi). L’idea era semplice: la fragilità può essere una risorsa solo se sappiamo coniugare il Noi, ossia sapendo far leva sulla forza che nasce dalla relazione, quella tra il personale sanitario e gli ospiti, che abbiamo cominciato a chiamare 'fratelli e sorelle preziosi', quella tra Noi e la società civile che serviamo, a partire dalle famiglie, ma anche coinvolgendo le scuole e le persone di buona volontà del nostro territorio.
Abbiamo inventato i corsi teorico-pratici di allenamento alla prossimità, 'La palestra di Gabriele' per aprire le nostre strutture e così farle respirare dando al contempo agli esterni che hanno partecipato stimoli efficaci per scoprire il valore della fragilità e imparare a essere più umani. Tutto questo è avvenuto mentre abbiamo investito sulla formazione del personale e sull’adeguamento delle strutture oltre che su una progettazione mirata al rilancio e la riqualificazione di diverse nostre strutture. Insomma, nel nostro piccolo, con molto lavoro e fatica, ci siamo fatti promotori di una rivoluzione culturale nel mondo delle Rsa.
È in questa situazione che ci ha colto la crisi del coronavirus. E ci siamo mossi subito, chiudendo le strutture dal punto di vista fisico, ma mettendo il massimo dell’impegno per mantenere i contatti via web con i parenti e i cari. Il nostro personale ha messo in opera tutte le misure previste, con prudenza e scrupolo, mentre abbiamo chiesto ancora maggiore impegno ai nostri partner e abbiamo continuato ad 'incontrarci' utilizzando il web. Finora tra i cinquecento fratelli preziosi che vivono presso di noi, grazie a Dio, non abbiamo casi di positività, anche se siamo consapevoli che basta poco perché la situazione cambi. Non possiamo certo pensare di essere immuni, e per questo è giusto mettere in campo tutti i mezzi umani ed è importante collaborare costantemente con i servizi dell’Asl, di cui siamo parte integrante di primaria utilità.
Certo è che la gestione ottimale delle Rsa dipende da molti fattori, è vero che conta moltissimo anche la dimensione delle strutture (che va dagli 80 posti massimi in Toscana ai 400 e più in Lombardia e Veneto), ma soprattutto conta un progetto che sappia trattare i fragili come persone da valorizzare e non come scarti. Secondo noi c’è bisogno di un pensiero nuovo sui temi della socio-sanità che metta l’enfasi su tre aspetti chiave, ossia sull’adeguatezza delle prestazioni, delle cure e delle strutture, e quindi su una maggiore flessibilità (oggi abbiamo molta rigidità nel sistema), senza perdere di vista la sostenibilità.
È necessario ottimizzare le risorse, che per definizione sono scarse, ma che devono essere valutate anche sulla base dei risultati che si possono produrre in termini di qualità della vita per i singoli e, dove possibile, nel facilitare in loro ritrovate autonomie. Dal dramma di molte Rsa in Italia deve nascere un ripensamento, una nuova progettazione a livello nazionale e regionale, di cui abbiamo urgente bisogno. E noi NOI! - siamo contenti di poter dare un contributo maturato con le nostre esperienze di progettazione e sperimentazione di nuovi modelli.
Presidente Fondazione Casa Cardinale Maffi