«Tutto per non parlare dei salari, delle gabbie salariali... Sì, per non parlare della necessità di aumentare i salari si sono inventati che la Lega è contro l’inno italiano...». Umberto Bossi chiarisce e all’improvviso il caso inno finito sulle prime pagine di tutti i quotidiani sembra già finito. «Non siamo contro l’inno; siamo per aumentare i salari e chiediamo i salari su base territoriale legandoli al costo della vita». Una pausa leggera precede la tirata d’orecchie ai media 'colpevoli' di distorcere la verità. «I giornali d’estate non vendono per questo fanno qualche forzatura», avverte il Senatur che parla ancora e chiarisce ancora: «Ho detto che ero commosso per il fatto che i padani conoscessero benissimo l’inno della Padania, Va pensiero. Da lì uno può fare della dietrologia: se cantano Va pensiero sono contro Fratelli d’Italia... Ma non è così». Il chiarimento arriva forse inevitabile, dopo che persino lo «sceriffo» trevigiano Gentilini aveva fatto sapere di essere «prima alpino e poi leghista» e che dunque «inno e tricolore non si toccano». E il ministro Gianfranco Rotondi è il primo ad applaudire. «La precisazione di Bossi gli fa onore, ma avevo già detto che si trattava di un’uscita in stile agostano a cui la Lega ci ha abituati. Insomma, tutto come copione. Affermare, come fa una parte dell’opposizione, che Bossi è eversivo e che i ministri leghisti sono inidonei mi sembrano anche queste delle trovate estive». È questa la linea di difesa del Pdl. Già in mattinata il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, rileva come le «attività di propaganda della Lega vengano sopravvalutate». E, il presidente dei deputati Fabrizio Cicchitto sottolinea come i temi lanciati dalla Lega non siano nell’agenda di governo e della maggioranza: «Il dialetto, la bandiera e l’inno d’Italia non possono essere messi all’ordine del giorno» e «quanto alla questione salariale è bene ricordare che il governo non può sostituirsi alle parti sociali». È dura e puntuale la reazione dei vertici del Pdl. E secca la bocciatura dell’opposizione. «Siamo d’accordo su una affermazione di Bossi: le retribuzioni in Italia sono troppo basse», fa sapere Cesare Damiano, responsabile lavoro del Pd che, subito, invita la Lega a passare dalle parole ai fatti: «la Lega dovrebbe costringere il governo, di cui detiene la golden share, a convocare un tavolo di concertazione a settembre». Per il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando, «pur di avere scampoli di visibilità estiva e nel tentativo di far dimenticare la sua imbarazzante e imbarazzata presenza nel governo Berlusconi che sta distruggendo tensione etica, occupazione e sviluppo la Lega distrae gli italiani organizzando il Festival di Ponte di Legno». E, intanto, il sindaco di Roma Gianni Alemanno canta l’Inno di Mameli su Radio2 e rassicura: «Nessuno vuole cambiare l’inno. Ogni estate Bossi ne spara una, ma le sue sparate sono come acquazzoni estivi». Sarà, ma Adriana Poli Bortone non vuole proprio minimizzare e minaccia: «Se Bossi insiste con la cancellazione dell’Inno di Mameli come presidente di Io Sud lancio l’appello a tutti i meridionali a non acquistare prodotti padani».