Il caso. Offese a Nilde Iotti: giornalista deferito a Collegio disciplinare dell'Ordine
Nilde Iotti stravince la serata televisiva di giovedì: la docufiction sulla sua vita ha raccolto 3.684.000 spettatori davanti a Rai1, con picchi fino a 4,8 milioni e uno share del 15,2%. Una figura attuale, affascinante nella sua storia politica e anche personale, una donna che con il suo impegno "ha segnato il cammino della Repubblica e con le sue battaglie ha contribuito alle conquiste di civiltà del nostro Paese e al processo di emancipazione femminile", come ha sottolineato la direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta.
Ma di Nilde Iotti oggi si è discusso anche a causa del vergognoso articolo che le ha dedicato Giorgio Carbone in prima pagina di LIbero, edizione di giovedì 5 dicembre. Sotto il titolo "Hanno riesumato Nilde Iotti" (a proposito: quest'anno è giusto un ventennio dalla sua scomparsa), il giornalista tratteggia una donna molto amata sia dai compagni del Pci sia da "esponenti di altre idee", spesso anche da parte di chi non le condivideva e anzi combatteva contro le sue aspre battaglie sul fronte del divorzio e dell'aborto. Amata - è la tesi del giornalista - perché era una bella emiliana, prosperosa, simpatica e - ecco la frase choc -"grande in cucina e grande a letto. Il massimo che in Emilia si chiede a una donna".
A parte l'insulsaggine di un riferimento privato riguardo a una donna che della riservatezza e della austerità aveva fatto uno stile di vita, colpisce la quantità di sessismo contenuta in una singola frase. E anche che per attuare una sorta di revisionismo storico su una figura tra le più rispettate della storia repubblicana si faccia sfoggio della più triste e vile misoginia. E difatti l'articolo non è passato inosservato. La vicepresidente del gruppo M5s in Senato, Alessandra Maiorino, e le parlamentari del gruppo Pari Opportunità dello stesso partito hanno osservato che "l'Italia merita un giornalismo migliore di questo" e hanno annunciato un esposto all'ordine dei giornalisti.
Le deputate del Pd in una nota aggiungono che "l'articolo di Libero non offende solo la memoria della prima presidente della Camera della storia repubblicana, ma tutte le donne italiane, di sinistra e di destra, moderate e radicali, femministe e non. Ma il testo su Nilde Iotti pubblicato dal quotidiano in prima pagina dovrebbe far insorgere gli stessi giornalisti, donne e uomini, della testata".
Infine, un forte richiamo arriva dalla Fondazione Iotti, presieduta da Livua Turco: "Quello fatto da Libero è un atto vile, villano, che non vogliamo passi inosservato. La Fondazione si è già appellata all'Ordine Nazionale dei Giornalisti per chiedere un'azione disciplinare".
Lo stesso Ordine, peraltro, che scende in campo con il presidente e il segretario del Consiglio nazione, Carlo Verna e Guido D'Ubaldo: "Il riferimento fatto a una grande statista, prima donna in Italia a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, è volgare e infanga con cinismo e allusioni becere tutte le donne italiane, non solo la prestigiosa figura di Nilde Iotti. Abbiamo già provveduto a segnalare al Collegio di Disciplina territoriale competente questo nuovo infortunio del quotidiano milanese".
Ancora, le Commissioni Pari Opportunità della Federazione nazionale della stampa (il sindacato dei giornalisti), Usigrai (sindacto giornalisti Rai), l'Ordine dei giornalisti e l'associazione Giulia giornaliste in una nota congiunta, "condannano il linguaggio oltraggioso e sessista, infarcito di stereotipi, nei confronti di Nilde Iotti e di tutte le donne e annunciano un esposto all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, nei confronti dell'autore, Giorgio Carbone, e del direttore responsabile" di Libero.
E le giornaliste del quotidiano Reggio Emilia hanno inscenato una protesta singolare: sulla prima pagine del giornale hanno pubblicato un grande riquadro rosso con su scritto: "Non ci seppellirete con le sciocchezze". E tanto basta.