Attualità

Intervista. Nicola Rossi: folle uscire dall’euro

Giovanni Grasso mercoledì 26 marzo 2014
«Uscire dalla moneta unica? Non si può, per l’Italia sarebbe la cata­strofe ». Nicola Rossi, uno degli e­conomisti italiani più prestigiosi, si accende: «Chi propone questa fesseria dovrebbe anche a­vere il coraggio di dire che mette una tassa in­sostenibile sulle famiglie italiane, specie le me­no abbienti». Professore, ragionando in termini di 'fanta­economia', cosa accadrebbe al nostro Paese se decidesse di tornare indietro sull’euro?Tecnicamente sarebbe un disastro. Chi lo pro­pone è un irresponsabile, prima che un dema­gogo. Eppure c’è chi sostiene che ci sarebbero van­taggi per l’economia... Il ragionamento che fanno questi signori è il se­guente: uscendo alla moneta unica, si avrebbe una moneta nazionale svalutata e quindi ri­prenderebbero le esportazioni. Vorrei ricordare che l’Italia ha smesso di crescere prima di en­trare nell’euro e che erano 50 anni che si svalu­tava la lira. Ma leghisti o altri anti-euro dimen­ticano di dire quale sarebbe l’altra faccia della medaglia se uscissimo dall’euro: una crescita e­sponenziale dei prezzi e una riduzione enorme del potere di acquisto dei cittadini, specie di quelli più deboli». Ci fa qualche esempio, professore? Pensiamo al petrolio e a tutti i beni che l’Italia deve importare: i prezzi crescerebbero del 40-50 per cento. O ai mutui casa. Quando entram­mo nell’euro chi doveva fare il mutuo ebbe la gradita sorpresa di trovarsi nel giro di una not­te tagli fino a 8-9 punti. Succederebbe esatta­mente il contrario, e l’aumento non sarebbe di 9 punti, ma di molti di più. I vantaggi sarebbe­ro pochissimi e poi saremmo isolati nel conte­sto internazionale. E poi che fine fa il nostro de­bito pubblico? Qualcuno propone di persino congelarlo: bella proposta per un Paese come il nostro che vive di rapporti internazionali! C’è anche chi critica il cambio euro-lira fatto nel 2001... Questo è un altro discorso. Io direi che il cam­bio non fu sbagliato a priori, ma bisognava ac­compagnarlo con le riforme e i tagli alle spese. Che non si sono fatte. E allora qual è la strada? La madre di tutte le battaglie è la revisione del­la spesa pubblica. Abbiamo perso 20 anni, in cui nessuno ha fatto niente. Le vere larghe in­tese in Italia si sono avute nel partito della spe­sa, al quale nessuno si è sottratto. Ora bisogna rimboccarsi le maniche. Se tagliamo la spesa direi che per il resto possiamo stare abbastan­za tranquilli.