Riservatezza e sicurezza non sempre coincidono, i servizi segreti non possono certo impedire al capo del governo d’invitare a casa sua chi vuole. Ma non c’è alcuna falla nel sistema di protezione di Silvio Berlusconi. «L’apparato funziona, il presidente è seguito passo passo». È, in estrema sintesi, quanto hanno sostenuto il generale Giorgio Piccirillo e l’ammiraglio Bruno Branciforte, direttori rispettivamente dell’Aisi (Agenzia informazioni sicurezza interna) e dell’Aise (Agenzia informazioni sicurezza esterna), nel corso dell’audizione di ieri pomeriggio al Comitato per la sicurezza della Repubblica (Copasir).Ma due ore non sono bastate, per chiedere ai capi dell’intelligence tutto ciò che c’è da chiarire sulla protezione di Silvio Berlusconi, sulle foto scattate dentro la sua villa di Porto Rotondo, sulle persone che entrano senza controlli a Palazzo Grazioli, sull’ipotesi di un complotto interno o addirittura internazionale, sui voli di Stato. Domani, infatti, il Comitato parlamentare ascolterà di nuovo Piccirillo e Branciforte, mentre la già fissata audizione di Gianni Letta, sottosegretario con delega ai servizi, slitterà alla prossima settimana. Si parlerà anche dello stato di attuazione della recente riforma dei servizi. Tuttavia, l’interesse principale del Copasir era capire come sia possibile che sui giornali siano finite le foto di ragazze nell’abitazione privata del premier o le immagini di ospiti dello stesso a Villa Certosa. Come accennato, i capi di Aisi e Aise (soprattutto il primo, per competenza diretta) hanno cercato di spiegare il confine tra privacy e tutela dell’incolumità della quarta carica dello Stato. Quanto poi alla residenza sarda del premier, hanno affermato che «è protetta secondo il massimo livello di sicurezza possibile rispetto alla sua vasta localizzazione». Come dire che il 'paparazzo' Antonello Zappadu sarebbe stato abile a infiltrarsi tra le maglie della sorveglianza per appostarsi abbastanza vicino da scattare le sue foto. Ma nei giorni scorsi il capogruppo del Pdl alla Camera Claudio Cicchitto aveva ricordato che le fotografie sono 5mila e sono state fatte «per tre anni di fila », perciò aveva sollevato dubbi sulla «funzionalità» degli apparati di sicurezza. Carmelo Briguglio, senatore del Pdl e componente del Copasir che per primo ha chiesto al Comitato di occuparsi della vicenda, è da ieri ancora più convinto di aver fatto la cosa giusta: «Le audizioni hanno dimostrato che la questione della sicurezza del presidente del Consiglio è fondata e rilevante». Insomma, il problema esiste e alcuni dubbi restano. Ma «il comitato ha ricevuto dai responsabili delle due agenzie molti elementi d’informazione e valutazione», ha assicurato il presidente del Copasir Francesco Rutelli (Pd), riservandosi «alcuni approfondimenti » per domani. Soddisfatto Ettore Rosato, altro membro del Partito democratico: «Abbiamo fatto un buon lavoro». Nel frattempo, dall’inchiesta della procura di Bari (partita da un presunto giro di tangenti sulla sanità regionale e approdata a un presunto giro di prostituzione di lusso) spuntano le intercettazioni di alcune telefonate tra l’indagato principale Giampaolo Tarantini e Berlusconi. Conversazioni amichevoli e irrilevanti penalmente. In altre occasioni, però, il telefono palmare di Tarantini sarebbe stato impostato in modalità Voip, che fino a qualche mese fa era impossibile da intercettare. Gli inquirenti stanno cercando di capire con chi parlava in quei casi l’imprenditore pugliese. I responsabili dei servizi segreti rassicurano il premier: a Villa Certosa protezione garantita ai massimi livelli