Attualità

IL CASO. «Nessuna falla nella sicurezza»

mercoledì 24 giugno 2009
Riservatezza e sicu­rezza non sempre coincidono, i servi­zi segreti non possono cer­to impedire al capo del go­verno d’invitare a casa sua chi vuole. Ma non c’è alcu­na falla nel sistema di pro­tezione di Silvio Berlusco­ni. «L’apparato funziona, il presidente è seguito passo passo». È, in estrema sinte­si, quanto hanno sostenu­to il generale Giorgio Picci­rillo e l’ammiraglio Bruno Branciforte, direttori ri­spettivamente dell’Aisi (A­genzia informazioni sicu­rezza interna) e dell’Aise (Agenzia informazioni si­curezza esterna), nel corso dell’audizione di ieri po­meriggio al Comitato per la sicurezza della Repubbli­ca (Copasir).Ma due ore non sono ba­state, per chiedere ai capi dell’intelligence tutto ciò che c’è da chiarire sulla protezione di Silvio Berlu­sconi, sulle foto scattate dentro la sua villa di Por­to Rotondo, sulle persone che entrano senza con­trolli a Palazzo Grazioli, sull’ipotesi di un com­plotto interno o addirittu­ra internazionale, sui voli di Stato. Domani, infatti, il Comitato parlamentare a­scolterà di nuovo Picciril­lo e Branciforte, mentre la già fissata audizione di Gianni Letta, sottosegre­tario con delega ai servizi, slitterà alla prossima set­timana. Si parlerà anche dello stato di attuazione della recente riforma dei servizi. Tuttavia, l’interesse principale del Copasir era capire come sia possibile che sui giornali siano fini­te le foto di ragazze nell’a­bitazione privata del premier o le immagi­ni di ospiti dello stesso a Villa Cer­tosa. Come ac­cennato, i capi di Aisi e Aise (so­prattutto il primo, per com­petenza diretta) hanno cer­cato di spiegare il confine tra privacy e tutela dell’in­columità della quarta cari­ca dello Stato. Quanto poi alla residenza sarda del premier, hanno affermato che «è protetta secondo il massimo livello di sicurez­za possibile rispetto alla sua vasta localizzazione». Come dire che il 'paparaz­zo' Anto­nello Zap­padu sa­rebbe stato abile a infil­trarsi tra le maglie del­la sorve­glianza per appostarsi abbastanza vicino da scattare le sue foto. Ma nei giorni scorsi il ca­pogruppo del Pdl alla Ca­mera Claudio Cicchitto a­veva ricordato che le foto­grafie sono 5mila e sono state fatte «per tre anni di fi­la », perciò aveva sollevato dubbi sulla «funzionalità» degli apparati di sicurezza. Carmelo Briguglio, senato­re del Pdl e componente del Copasir che per primo ha chiesto al Comitato di occuparsi della vicenda, è da ieri ancora più convin­to di aver fatto la cosa giu­sta: «Le audizioni hanno dimostrato che la questio­ne della sicurezza del pre­sidente del Consiglio è fon­data e rilevante». Insomma, il problema esi­ste e alcuni dubbi restano. Ma «il comitato ha ricevu­to dai responsabili delle due agenzie molti elemen­ti d’informazione e valuta­zione», ha assicurato il pre­sidente del Copasir Fran­cesco Rutelli (Pd), riser­vandosi «alcuni approfon­dimenti » per domani. Sod­disfatto Ettore Rosato, altro membro del Partito demo­cratico: «Abbiamo fatto un buon lavoro». Nel frattempo, dall’inchie­sta della procura di Bari (partita da un presunto gi­ro di tangenti sulla sanità regionale e approdata a un presunto giro di prostitu­zione di lusso) spuntano le intercettazioni di alcune telefonate tra l’indagato principale Giampaolo Ta­rantini e Berlusconi. Con­versazioni amichevoli e ir­rilevanti penalmente. In altre occasioni, però, il telefono palmare di Taran­tini sarebbe stato imposta­to in modalità Voip, che fi­no a qualche mese fa era impossibile da intercetta­re. Gli inquirenti stanno cercando di capire con chi parlava in quei casi l’im­prenditore pugliese. I responsabili dei servizi segreti rassicurano il premier: a Villa Certosa protezione garantita ai massimi livelli