Giornata mondiale. Neonati pretermine, in Italia sopravvive il 96%
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Dimesso proprio ieri, in occasione della Giornata mondiale della prematurità, il piccolo nato il 5 ottobre all’ospedale “G. Martino” di Messina può essere preso a esempio del livello che le cure prenatali e neonatali hanno raggiunto per garantire vita e salute ai bambini nati prima delle 37 settimane di gestazione. La mamma, Azzurra Schepis, di 24 anni, si era accorta il 21 agosto scorso che si erano rotte le acque a 24 settimane. Corsa in ospedale, è stata ricoverata e assistita per prolungare quanto più possibile la gravidanza. «Ogni giorno recuperato è stato un traguardo e non pensavamo di riuscire ad arrivare a questo punto – racconta Angelo Santamaria, il ginecologo che ha eseguito il parto cesareo –. Abbiamo deciso di intervenire, a 30 settimane e due giorni, perché la paziente ha iniziato ad avere un po’ di febbre e per evitare pericoli abbiamo ritenuto opportuno far nascere il piccolo per non rischiare di vanificare tutti i sacrifici fatti in questo lungo periodo. Il bimbo, dopo la nascita, è stato ricoverato in Terapia intensiva neonatale (Tin) per essere monitorato per un supporto più avanzato».
Nei Paesi ad alto reddito, segnala la Società italiana di neonatologia (Sin), la prevalenza delle nascite pretermine è compresa tra il 5 e l’11%. In Italia, secondo i certificato di assistenza al parto sono state 24mila nel 2022, circa il 6,3% del totale. La nascita prematura è una condizione che, nonostante i grandi progressi compiuti dall’assistenza medica, rende i bambini più fragili e delicati, con una immaturità variabile di organi e apparati (principalmente polmoni, cervello, intestino e cuore), per cui hanno maggiori difficoltà ad adattarsi alla vita fuori dall’utero materno. Per la Giornata mondiale della prematurità nel 2024 è stata esplicitata la richiesta di “accesso a cure di qualità ovunque”, uno degli obiettivi della Sin. Dal rapporto Innsin – diffuso dalla Sin e basato sulla collaborazione di 95 centri neonatali in 14 regioni e nella provincia di Trento – emerge che le nascite pretermine continuano ad avere un impatto importante sui reparti di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale (Tin), sulle famiglie coinvolte e sui servizi sociali ed educativi.
Il miglioramento dell’assistenza è documentato dal fatto che la sopravvivenza alla dimissione è stata del 96%, nonostante il 22,3% fosse classificato come neonato “molto pretermine”, cioè con meno di 32 settimane di gestazione. Nella prematurità incidono sempre condizioni quali le tecniche di fecondazione assistita (17% dei molto pretermine e 12% dei moderatamente e lievemente pretermine) e le gravidanze multiple: dal 24,1% a 22-23 settimane al 35,8% a 32-33 settimane. «La nascita pretermine – ricorda Elisa Fazzi, presidente della Società italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia) – resta una condizione di rischio per lo sviluppo delle funzioni del sistema nervoso centrale: all’aumento delle possiiblità di sopravvivenza non corrisponde anche una diminuzione delle problematiche presentate a distanza rispetto al neurosviluppo».
Infatti una quota che varia tra il 25 e il 50% dei nati pretermine può presentare ritardi di sviluppo, disabilità cognitiva di varia gravità, problemi comportamenali, deficit dell’attenzione e/o iperattività, difficoltà di regolazione delle emozioni, disturbi dello spettro autistico. Fazzi aggiunge che la plasticità del cervello nelle fasi precoci della vita «fa sì che le caratteristiche delle esperienze e delle relazioni precoci siano fondamentali per lo sviluppo cerebrale del neonato pretermine, così come la qualità delle cure neonatali e l’intervento precoce, mediato dalla relazione con i genitori e con la famiglia, primo e fisiologico ambiente in cui il neonato cresce».
A questo accompagnamento dei genitori di neonati pretermine, la Società italiana di Neonatologia ha dedicato due documenti negli ultimi anni: “Le indicazioni per la promozione della Kangaroo care” (il coinvolgimento dei genitori, e in particolare delle mamme, nel percorso di cura sin dai primi giorni di ricovero dei neonati in Tin) e “Ed io come posso contribuire”, per fornire indicazioni per percorso di crescita dei bambini pretermine, a partire dall’incentivazione dell’allattamento materno.