Attualità

IL CSO DI TRENTO. Neonata via dalla madre «Non è solo povertà»

Diego Andreatta sabato 11 settembre 2010
Da una parte la profonda sofferenza di una madre, che non può riabbracciare la propria figlia di nove mesi. Dall’altra la sua inadeguatezza “non solo materiale”, che è la ragione per cui il Tribunale dei minori ha confermato l’adottabilità della bambina disposta prima ancora della nascita.Ha suscitato giudizi molto controversi – ma anche una solidarietà concreta – la sentenza del tribunale dei Minori di Trento. Per ricostruire la vicenda, sulla quale purtroppo sono uscite troppe informazioni imprecise, bisogna risalire agli ultimi mesi di gravidanza della donna, quando sulla base delle segnalazioni raccolte i giudici ritengono fondati i giudizi di inadeguatezza dell’ambiente familiare: si riscontra in particolare «immaturità, povertà materiale ed emotiva della donna e avvio della gravidanza come elemento di fragilità e/o colpa e/o incoscienza». Si tratta di informazioni dei servizi sociali (in seguito contestate come inesatte dalla difesa della donna) che portano alla dichiarazione di preadottabilità da parte dei giudici: come previsto, la bambina viene quindi sottratta qualche ora dopo la nascita alle cure della madre, nel gennaio. Colpisce, nella ricostruzione a posteriori di questa dolorosa storia, la condizione economica della donna (uno dei tanti dati sensibili resi noti, parla di 500 euro mensili di reddito) che avrà vasta eco sui media.Ieri pomeriggio il legale della donna, Maristella Paiar, ha annunciato il ricorso in appello e ha ripetuto che «l’allontanamento deciso prima della nascita è stato preso sulla base di un pregiudizio, questa donna vuole poter dimostrare di poter essere una madre decorosa». Il Movimento per la Vita ha espresso «convinta vicinanza a questa donna coraggiosa, che non intende rassegnarsi, malgrado le forti difficoltà, a perdere la sua bambina» in una nota il vicepresidente Pino Morandini che ritiene "anomalo" che un collegio giudicante adotti decisioni sulla base di relazioni che richiedessero ulteriori riflessioni». Sulla vicenda «che ci interpella da vicino perché possiamo ben immaginare questo dolore, il più grande che una madre possa provare», è intervenuto anche il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella, che attende di leggere la sentenza, «convinta che una decisione così grave non sia stata presa a cuor leggero dalle autorità giudiziarie».Anche il presidente Dellai difende l’operato dei servizi sociali. «In Trentino – ha detto – nessuna famiglia è costretta a privarsi della tutela dei propri figli per ragioni economiche. Evidentemente la magistratura ha ravvisato la sussistenza di problemi di altro genere». Ogni Tribunale dei Minori «deve contemperare differenti e spesso inconciliabili interessi», ricordava il docente trentino all’Università Cattolica Fabio Folgheraiter, a commento del caso sul settimanale diocesano di Trento. E concludeva: «Ci indigneremmo se scoprissimo che domani un altro piccolo, lasciato in una famiglia fragile, finisse gravemente trascurato o maltrattato o ucciso».