Attualità

Milano. Neonata trovata morta in un cassonetto. «Ora impegno della città per la vita»

Redazione Internet sabato 29 aprile 2023

Il cassonetto in cui è stato trovato il corpo della neonata

Il corpo di una neonata, probabilmente nata solo da poche ore, è stato trovato senza vita all'interno di un cassonetto della raccolta di indumenti usati a Milano, nel quartiere di Città Studi all'angolo tra via Sandro Botticelli e via Cesare Saldini.

Il ritrovamento è stato fatto da un pensionato che ieri, intorno alle 20, si è avvicinato al cassonetto e si è accorto della presenza della neonata dando l'allarme al 118. Il corpo era visibile, non era stato introdotto all'interno: aveva ancora la placenta attaccata ed era avvolto in una felpa. L'uomo ha notato una manina e ha chiamato un'altra persona per poi dare l'allarme al 118.

Sul caso indaga la Squadra mobile. Sono in corso le verifiche sulle telecamere della zona e negli ospedali, a lavoro anche il medico legale per capire se la neonata sia stata abbandonata viva o se fosse già morta. L'ipotesi più accreditata è la seconda: la zona è frequentata e quindi se la piccola avesse pianto qualcuno si sarebbe verosimilmente accorto. Si cerca di capire se in zona fossero segnalati ai servizi sociali casi di disagio o di particolare difficoltà. Al momento sarà aperto dal pm Paolo Storari un fascicolo per infanticidio contro ignoti.

Solo poche settimane fa a Milano un neonato chiamato Enea era stato lasciato all'interno della Culla per la vita del Policlinico, e un altro era stato affidato dalla madre all'ospedale subito dopo il parto, avvenuto in un magazzino abbandonato alla periferia della città.

"Abbiamo appreso con sgomento dai media la triste notizia" della neonata trovata morta all'interno di un cassonetto per la raccolta di abiti usati, a Milano. Ed "esprimiamo il nostro dolore più profondo per quanto accaduto", oltre che "la nostra preghiera per la piccola vita perduta e per le persone coinvolte". Lo scrive in una nota Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, precisando inoltre che nel ritrovamento del cadavere, avvenuto in un cassonetto gestito dalla cooperativa Città e Salute (che aderisce alla rete Riuse), non sono stati convolti operatori della cooperativa stessa.

"I nostri Centri d'ascolto e i nostri servizi - spiega Gualzetti - quotidianamente accompagnano e sostengono, spesso collaborando con i centri di aiuto alla vita, genitori e madri alle prese con maternità indesiderate o difficili". E dunque "avvenimenti dolorosi, come quello avvenuto ieri, ci confermano nell'impegno per la tutela e per la promozione della vita nascente e per il sostegno a nuclei familiari in difficoltà e ci spronano a intensificare tale attenzione".

«Come è possibile che in una città civilizzata, con servizi di ogni genere, dove è notoriamente presente una culla della vita presso l’ospedale Mangiagalli che la mattina di Pasqua ha salvato il piccolo Enea, qualcuno abbia deposto la neonata in un cassonetto? – si chiede Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita italiano –. E perché proprio in un cassonetto della Caritas adibito alla raccolta di abiti usati e non in un cassonetto comunale di rifiuti: c’è un messaggio in questa scelta? Pare che la bimba sia stata messa in una posizione di visibilità: per esporla alla possibilità di essere salvata da qualcuno? Cosa avrà spinto la madre o chi per lei a un passo così tragico? La neonata era viva o già morta quando è stata portata nel cassonetto?». Sono «molte domande in un attimo» che non leniscono la sofferenza del trovarsi davanti «ancora una volta una notizia straziante che riguarda i bambini appena nati, vittime di storie di degrado e solitudine. Questa volta è accaduto a Milano dove una bimba neonata è stata trovata senza vita in un cassonetto della Caritas che raccoglie di indumenti usati».

Marina Casini dà voce ai sentimenti di tanti: «Quanto dolore in questo ritrovamento». ma il dolore per la morte di una neonata non può restare fine a sé stesso: «Certo è che non possiamo solo dolerci e sussultare di fronte a notizie del genere – commenta la presidente del Movimento per la Vita, da pochi giorni alla guida anche di “One of us”, rete europea delle associazioni pro life –. Occorre reagire e prevenire ciò a cui può portare il disagio sociale (non solo economico), le miserie umane, affettive, spirituali l’impasto di solitudine e disperazione». Davanti al corpicino inerte della piccola in una via di un quartiere benestante di Milano occorre prendere impegni concreti: «Tutta la società – aggiunge Casini – ha il dovere di assumersi la responsabilità di predisporre tutti gli strumenti possibili per evitare che i più piccoli dei bambini, compresi quelli che non sono ancora nati, siano rifiutati, gettati, eliminati, scartati, esposti alla morte, abbandonati, soppressi. Non è accettabile che una società evoluta resti indifferente limitandosi a dare la notizia come fatto di cronaca. Occorre fare qualcosa tutti insieme». Di qui la proposta: «Il MpV offre pubblicamente al Comune e al Sindaco di Milano la sua consolidata esperienza maturata attraverso la rete dei Centri aiuto alla Vita, le Case di accoglienza, Sos Vita e Progetto Gemma per cercare – senza pregiudizi e barriere ideologiche – soluzioni in un tavolo a più voci. Vogliamo finalmente unirci in nome della giusta e doverosa responsabilità verso i più deboli e indifesi?».


Piena di dolore la riflessione che sgorga dal cuore di Soemia Sibillo, direttrice del Centro aiuto alla Vita della Clinica Mangiagalli di Milano: «È una tragedia grande. Non ci sono parole. Solo un silenzio che scuote e che ci interroga. Un silenzio che fa tanto rumore e tanto male. Una vita lasciata lì, insieme a quelle cose che non ci servono più, di cui ci disfiamo senza troppi pensieri. La cultura dello scarto, dell'indifferenza, della solitudine ci richiama tutti alla responsabilità della difesa della vita nascente».