Spino d'Adda. Nella tenuta del superevasore, il futuro per poveri e immigrati
L'ingresso della tenuta
Cascina Fornace a Spino d’Adda, campagna cremonese ma molto più vicino a Lodi. Produzioni agricole ma anche grande lusso. La tenuta, oltre 5 ettari, comprende una villa, una piscina da 25 metri, un campo da calcetto e da tennis in erba sintetica, una stalla con 20 box per cavalli, un’area coperta per il dressage, un edificio per fitness e wellness con enorme palestra, vasca idromassaggio, sauna, solarium. Edificio per gli ospiti con bar, cucina, zone comuni. Laghetto con piante palustri e cigni. Capannoni per l’allevamento di conigli e la produzione di vino. Due grandi serre. Un’officina. Prati per le sgambate dei cavalli. Un garage per auto d’epoca di lusso, Ferrari e Porsche comprese. Valore 14 milioni di euro.
Era di Luigi Spagnuolo, imprenditore locale che aveva fatto nascere una sessantina di cooperative di facchinaggio, trasporti e macellazione, che lavoravano per notissime società della grande distribuzione e dell’agroalimentare. False cooperative, lavoro irregolare reati tributari e evasione fiscale. Di altissimo livello. Oltre 600 milioni di redditi nascosti grazie all’emissione di un mare di false fatturazioni. Con l’aggravante della pericolosità sociale. Come un mafioso. Accusato e poi condannato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, nel 2013 gli vengono confiscati definitivamente beni per 25 milioni di euro, compresi tre bar nel centro di Lodi e uno yacht ormeggiato a Genova. Uno dei pochissimi casi in Italia di confisca a un evasore fiscale, oltretutto con l’aggravante della pericolosità sociale. Tra i beni confiscati la lussuosa tenuta agricola. Ora si volta pagina, come si può leggere fin dall’ingresso dove spicca il cartello con la scritta “Tenuta liberata”, laddove c’erano invece le iniziali dell’evasore e della moglie. Assegnata al comune nel novembre 2021, in questa estate ha ospitato circa 250 giovani, e meno giovani, che hanno partecipato ai campi di lavoro organizzati da Camera del Lavoro e Spi Cgil di Cremona e dall’associazione Una casa anche per te (U.Ca.P.Te), presieduta da don Massimo Mapelli, ai quali il Comune, con un protocollo del febbraio 2022, dopo un voto unanime del Consiglio, ha affidato la sistemazione del bene e una prima progettazione.
Le stesse organizzazioni hanno predisposto un progetto per il suo riutilizzo a fini sociali, come ci spiegano Alessio Maganuco, referente legalità dello Spi Cgil, e Elena Simeti, di U.Ca.P.Te. Partendo proprio dai beni presenti, e riconvertendoli, è prevista la formazione e l’inserimento lavorativo di immigrati e soggetti svantaggiati nei settori agricoli e della cosmesi (il Cremonese è territorio leader), ristorazione sociale, sport e B&B, ippoterapia e pet terapy, coltivazioni di prodotti locali e mercato a “chilometro 0”. Davvero una “filiera etica” laddove la filiera era illegale. In attesa del bando del comune, come previsto dalla legge, si lavora per pulire, riparare, ma si discute anche con esperti sui temi della legalità e dell’antimafia. Perché anche questa è terra di mafia, come dimostrano inchieste e sequestri a Cosa nostra e ‘ndrangheta. Nel caso della tenuta agricola la presenza mafiosa non è stata accertata, solo sospetti, soprattutto sull’enorme disponibilità economica dello Spagnuolo. Ma l’impegno di riscatto è lo stesso. Col lavoro di tanti. Anche se non mancano ostacoli. Solo il 9 dicembre 2022 il bene viene sgomberato dal Prefetto e la moglie lo lascia libero, ma presenta un ricorso direttamente al Presidente della Repubblica, saltando Tar e Consiglio di Stato. Ricorso respinto da Mattarella lo scorso marzo. Così ad aprile parte il primo campo di lavoro coi ragazzi di Liceo Maffeo Vegio di Lodi. E poi gli scout dell’Agesci, l’Oratorio di Spino, la cooperativa Terra e cielo di Gaggiano, la Caritas Ambrosiana. E i volontari dello Spi Cgil, arrivati perfino dalla Basilicata. Così la tenuta si riempie di iniziative positive. La villa da aprile ospita un centro di accoglienza per minori non accompagnati del comune di Cremona gestito dall’Arci, 8 ragazzi tra i 15 e i 17 anni che, oltre seguire corsi di italiano, panificazione, gastronomia e elettronica, partecipano anche alle attività di rigenerazione del bene, assieme anche a un gruppo di dieci ex detenuti seguiti cooperativa di Milano Centro Azimut Comunità Nuova. Tutti insieme in questa terra liberata, ora bene comune.