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Il caso. Nella Rimborsopoli M5S coinvolti 10 parlamentari. Guai anche in Europa

Luca Mazza mercoledì 14 febbraio 2018

Di Maio in una foto Ansa

La black list è in via di definizione. «Puntiamo a chiudere il caso a strettissimo giro, al massimo entro la fine della settimana», confidano dallo staff di Luigi Di Maio. Anche perché il clamore suscitato dall’inchiesta delle 'Iene' sull’affaire 'rimborsopoli' non diminuisce.

Anzi, la bufera si gonfia per un nuovo caso che arriva da Bruxelles, dove lascia il gruppo David Borrelli, eurodeputato e soprattutto uno dei tre fondatori dell’Associazione Rousseau insieme a Davide Casaleggio e Max Bugani.

Intanto sul blog arrivano i primi nomi ufficiali dei furbetti dei bonifici per una vicenda che scuote e imbarazza il Movimento 5 Stelle. «Stiamo procedendo con i controlli per mettere fuori dalla porta quelli che non hanno donato tutto quello che avrebbero dovuto – si legge sul sito ufficiale dei pentastellati –. Ad ora sono emerse irregolarità da parte di queste persone: Andrea Cecconi, Carlo Martelli, Maurizio Buccarella, Ivan Della Valle, Emanuele Cozzolino».

Questi cinque parlamentari sono considerati fuori: «A ognuno è stato chiesto di provvedere immediatamente a versare quanto dovuto. Domani (oggi ndr ) pubblicheremo ulteriori dati». Prima ancora di M5S, però, ci pensano dalla trasmissione di Mediaset a tirare fuori i «primi dieci nomi» rivelati da una fonte anonima: «Silvia Benedetti; Massimiliano Bernini; Maurizio Buccarella; Elisa Bulgarelli; Andrea Cecconi; Emanuele Cozzolino; Ivan Della Valle; Barbara Lezzi; Carlo Martelli; Giulia Sarti». Della Valle, allora, decide di giocare d’anticipo e lascia prima di essere cacciato: «Ho sbagliato e ho deluso colleghi, amici, collaboratori e attivisti. Non mi soffermo sui problemi finanziari e personali, ma questo è il mio ultimo post come rappresentate M5S».

Ora nel Movimento si teme un ulteriore allargamento dello scandalo. «Se si accende il faro anche sui consiglieri locali e gli europarlamentari, altro che una decina di casi, siamo almeno al doppio...», rivela preoccupato un deputato in corsa per un secondo mandato in un collegio uninominale. A essere più arrabbiati per questa situazione sono proprio coloro che hanno restituito davvero parte di stipendi e diaria e adesso sentono a rischio la rielezione. «Dopo quanto sta accadendo potremmo perdere parecchi consensi e ovviamente mi darebbe fastidio pagare le conseguenze per comportamenti scorretti di qualche collega...», racconta un parlamentare che vede in bilico un bis di 5 anni Montecitorio.

Dopo aver accusato il colpo di un pasticcio del genere a meno di tre settimane dalle Politiche, Di Maio prova a reagire ribadendo la linea dura per chi ha barato e spiegando che, alla lunga, la questione del buco al fondo microcredito per le Pmi si rivelerà dannosa per gli altri: «Questa vicenda sarà un boomerang per tutti i partiti che ci stanno attaccando, perché ora per i cittadini è chiaro che noi abbiamo restituito 23 milioni di euro mentre gli altri si sono intascati fino all’ultimo centesimo. Il tempo di concludere le verifiche e per chi ha fatto il furbo non ci sarà più posto nel Movimento».

La strategia per ripartire prevede di mostrare la parte sana dei pentastellati, «che è netta maggioranza ». Così il candidato premier si reca di prima mattina agli sportelli della banca interna a Montecitorio, insieme all’inviato delle 'Iene' che sta seguendo il caso, per documentare nero su bianco i suoi versamenti al fondo del microcredito. Poco dopo l’incontro, in un lungo post su Facebook, Di Maio spiega: «Abbiamo verificato tutti i bonifici che ho effettuato per un totale di oltre 150mila euro, certificato dal direttore della banca. Ho anche rinunciato alle indennità aggiuntive da vicepresidente della Camera. In tutto ho restituito o rinunciato in 5 anni di legislatura a più di 370mila euro».

Ma intanto l’aria che si respira all’interno è pessima, tra sospetti e accuse incrociate. Qualcuno viene tirato in ballo da qualche quotidiano, come il deputato Danilo Toninelli, che non ci sta e annuncia querele: «È tutto regolare. Verifiche su di me? Non so, ma spero siano su tutti». Nessun provvedimento ci sarà invece per Barbara Lezzi, a cui risultava un unico bonifico non andato a buon fine di 3.500 euro, «ma per il suo comportamento non si può parlare di dolo» sentenziano dallo staff. Come se non bastasse 'rimborsopoli', a scuotere ancor di più i pentastellati c’è la novità dell’addio di Borrelli, uno degli uomini più potenti del Movimento, che passa al gruppo dei non iscritti «per motivi di salute».

Spiegazione che desta più di qualche sospetto per il caos e le situazioni poco limpide di cui si discute da tempo nella delegazione dei Cinque Stelle a Bruxelles. Borrelli era stato uno dei responsabili della fallita operazione per far passare il gruppo M5S del Parlamento europeo dagli euroscettici di Nigel Farage ai liberaldemocratici filoeuropeisti di Guy Verhofstadt (Alde) e per questo era finito nel mirino di alcuni colleghi. Ora la sua uscita di scena – «per motivi di salute » e in un momento politico a dir poco difficile per il Movimento – è un giallo.