La Caritas torna a denunciare lo sfruttamento dei lavoratori stranieri in agricoltura: un problema circoscritto alle campagne?Non sono né sconcertato né sorpreso dalla denuncia della Caritas – è la risposta di Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative e copresidente dell’Alleanza delle Cooperative, costituita insieme ad Agci e Legacoop –: c’è un malaffare diffuso che sempre più si impadronisce del "valore lavoro"; c’era quando venivano sfruttati gli italiani, poi quando si sfruttavano gli slavi, ora si sfrutta chi arriva dal mare. Non avviene solo nelle campagne, anche se una piantagione di arance o di pomodori è più "visibile" di altri contesti, dal terziario al turismo. Stiamo parlando di un’economia illegale che fa una concorrenza spietata a quella legale e che non ha scusanti: né la crisi né l’ignoranza di chi paga un lavoratore dieci volte meno delle tabelle sindacali.
Si riferisce a chi appalta i servizi alle false coop?Certo. Ci guadagna e non può non sapere. In agricoltura è una piaga evidente, tant’è vero che il lavoro umano illegalmente retribuito è competitivo persino con la raccolta meccanizzata, mentre ovunque, se si rispetta la legge, avviene il contrario. Ma non pensate che non avvenga la medesima cosa nel facchinaggio, nella logistica, in tanto terziario, dove allignano le false coop contro cui l’Alleanza delle Cooperative ha lanciato una proposta di legge d’iniziativa popolare. Colpisce le imprese che, utilizzando strumentalmente la forma giuridica della cooperazione, inquinano il mercato, evadono le tasse e i contributi e non rispettano i diritti dei lavoratori.
A quanto ammonta il loro giro d’affari?Impiegano 120mila lavoratori ed evadono 750 milioni di euro all’anno. Stima prudente.
Come possono farla franca?Applicano contratti di lavoro stipulati con sigle sindacali minori, non segnano tutte le ore in busta paga, evadono i contributi e quando scattano i controlli hanno già chiuso i battenti e riaperto con un altro nome. Poi ci sono le coop che invece assumono regolarmente i lavoratori e non li fanno lavorare, per incassare l’indennità dell’Inps. È avvenuto a Lecce, dove è stata scoperta proprio ieri una mega-truffa.
Cosa si può fare per fermarle?Combatterle. Queste imprese danneggiano le buone cooperative. Per combatterle bisogna anticipare e intensificare i controlli. Il meccanismo della revisione ha ancora delle lacune che la nostra legge di iniziativa popolare vuole colmare. Infine - come dimenticarle? - ci sono coop regolarissime, i cui amministratori però rubano e corrompono…
Mafia Capitale ha lasciato il segno nel movimento cooperativo?Un segno profondo. È l’utilizzo fraudolento dello strumento cooperativo, la devianza, il crimine che ti entra in casa. Un tradimento. Questa forma di delinquenza ha contagiato persino delle imprese che hanno fatto la Storia del movimento cooperativo e del Paese, che hanno costruito molto per i loro territori e non solo, che hanno capito per tempo l’importanza di inserirsi in settori strategici, insomma che hanno fatto grandi cose… ma le hanno fatte anche con l’aiuto della Camorra e di politici che si sono prestati a questo gioco. Quando succede questo non dev’esserci alcuna comprensione. Lo scandalo è sacrosanto, anche se purtroppo condurrà alla chiusura di cooperative che, lo ripeto, hanno scritto pagine di Storia di questo Paese.
Il forte coinvolgimento di Legacoop in Mafia Capitale rallenterà il progetto dell’Alleanza?Per niente. Mauro Lusetti (presidente di Legacoop e copresidente di Allenza) è un galantuomo e, con lui e Rosario Altieri (presidente di Alleanza e di Agci), intendiamo proseguire sulla strada della pulizia, come ci ha incoraggiato a fare monsignor Galantino intervenendo all’assemblea nazionale. Personalmente, so che Confcooperative è coesa in questo progetto, tant’è vero che abbiamo avviato la pulizia, commissariando il Lazio, ben prima che esplodesse lo scandalo. Quel che dev’essere chiaro è che non siamo interessati a imbarcare tutti, vogliamo un’organizzazione di valori. Dagli scandali come questo si esce più forti.