Attualità

Il voto. Un voto contro il negazionismo

Gianni Santamaria mercoledì 11 febbraio 2015
Primo sì del Senato al disegno di legge che introduce il negazionisno come aggravante di reato. Ora, dopo che Palazzo Madama ha approvato il testo con 234 sì 8 astenuti e 3 voti contrari, il provvedimento passa all’esame della Camera. Una decisione accompagnata da vasti consensi, ma anche da qualche distinguo, motivato dal timore di ledere la libera espressione del pensiero. Pericolo che governo e senatori ritengono di aver superato nella riformulazione del testo, distinguendo con nettezza le libere opinioni e la ricerca storica dall’incitamento all’odio e a commettere reati. Il primo passo verso l’introduzione in Italia di una formula legislativa che esiste in diversi Paesi europei (viene così recepita una direttiva Ue) viene accolto con soddisfazione da parte della Comunità ebraica. «Si scrive una pagina importante nella storia del nostro Paese», dice il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, Renzo Gattegna. Si dice commosso il presidente della comunità romana, Riccardo Pacifici «perché la mente va soprattutto a quei sopravvissuti che hanno dato e danno la vita per raccontare alle future generazioni l’orrore della macchina della morte nazista». A Gattegna ha scritto il presidente del Senato Pietro Grasso, definendo il voto di ieri «un ulteriore e decisivo passo nel contrasto a tutte le forme di offesa alle vittime e di negazione di quella terribile pagina della nostra storia che è stata la Shoah». Di «segnale importantissimo» parla il Guardasigilli Andrea Orlando. Il testo contiene una serie di modifiche all’articolo 3 della legge 654 del 1975 in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, di guerra e contro l’umanità, come definiti dalla Corte penale internazionale dell’Aia. In particolare la pena viene aumentata fino a tre anni di reclusione, se «la propaganda, la pubblica istigazione e il pubblico incitamento si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah». Il testo, che inizialmente prevedeva una fattispecie di reato ad hoc, è stato riscritto in Commissione Giustizia. Alla fine, sottolinea il sottosegretario di via Arenula, Cosimo Ferri, si è raggiunto un punto di equilibrio tra tutela della libertà di pensiero e l’esigenza di «contrastare dei non pensieri: perché contrari a pacifiche evidenze storiche e pericolosamente funzionali alla diffusione di ideologie violente e antidemocratiche». Per il capogruppo dem in Commissione Giuseppe Lumia è stata adottata una «scelta tecnicamente robusta», che punisce «condotte reali». Soddisfatta la prima firmataria, la senatrice del Pd Silvana Amati, che parla di «concreto contrasto a una delle forme più sottili di diffamazione razziale, xenofoba, antisemita». Tra i contrari al provvedimento, il senatore di Ap Carlo Giovanardi, che ha votato 'no' in dissenso dal gruppo, temendo l’estensione dell’aggravante a crimini di guerra che non hanno a che vedere con la Shoah («tragedia unica e, si spera, irripetibile») e che venga «criminalizzata la propaganda di idee». Tra gli astenuti, la senatrice a vita Elena Cattaneo e il socialista Enrico Buemi, per i quali le tesi negazioniste andrebbero combattute sul piano educativo e scientifico, non giudiziario.