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Le misure per i figli. «Più detrazioni o Assegno rafforzato». Asse tra FdI e Lega

Marco Iasevoli venerdì 13 settembre 2024

All’ipotesi di un intervento specifico e non residuale per le famiglie con figli mancava un imprimatur ufficiale del partito della premier, Fratelli d’Italia. Ed è arrivato ieri, con le parole del plenipotenziario sui dossier economici, il viceministro al Tesoro Maurizio Leo: il governo, dice, vuole «favorire le detrazioni per la famiglia e la natalità. Ci sono diverse strade: o potenziare l'assegno unico o introdurre detrazioni specifiche per i figli, perché adesso la detrazione c'è dopo i 21 anni». Sostegno dunque all’indicazione data dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, avallata ieri anche da un governatore di peso della Lega, Luca Zaia. «L’obiettivo - ribadisce Leo - è venire incontro alla famiglia. Questo è un tema prioritario».

La sensazione è che sul tema stia nascendo un asse tra FdI e Lega, con Forza Italia un filo più defilata e attendista, anche perché tra le ipotesi per recuperare risorse c’è l’intervento sugli istituti di credito, che l’anno scorso gli azzurri hanno sventato ma che Meloni e Giorgetti potrebbero ripresentare nella prossima manovra sotto una nuova veste, come un “contributo di solidarietà”.

Certo, va detto, al momento si resta al livello della volontà politica. Nel dettaglio, le ipotesi si sommano e si contraddicono. Una cosa è mettere un tetto alle detrazioni “mobile” in base al reddito e al numero dei figli. Altro è, come accenna Leo, pensare nuovamente a detrazioni specifiche per figli, un parziale ritorno indietro rispetto all’Assegno unico, che ha assorbito tutte le risorse delle precedenti detrazioni. Altro ancora è l’intervento sull’Assegno unico, che a sua volta si articola in una ricca gamma di sottoipotesi a seconda che si voglia dare un segnale generale, sul primo figlio, sul secondo o sui nuclei numerosi.

L’incertezza sul tipo di intervento è legata anche al destino dell’Assegno unico. Smentite le voci che vedevano il governo intento a “smontare” lo strumento finanziato dal governo Draghi, sull’Assegno resta però l’ombra della procedura d’infrazione Ue.

Accettare quanto impone Bruxelles in termini di allargamento la platea renderebbe la misura «insostenibile», continuano a ripetere fonti di governo. Mentre ancora nei giorni scorsi la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella reclamava un sostegno delle opposizioni nella battaglia italiana contro la procedura d’infrazione.

Ma il succo è che a Palazzo Chigi e al Mef ci si chiede se valga la pena mettere soldi su una misura sub judice, mentre tornare a lavorare sulle detrazioni sarebbe come aprire un nuovo capitolo, eventualmente anche una “via di fuga” se l’Italia non riuscisse a sminare la procedura d’infrazione con una buona mediazione.

Un altro ostacolo a una misura forte per figli viene dalla reazione indiretta delle parti sociali, iniziata da quando Giorgetti ha svelato di voler portare sui figli 5-6 miliardi. In una manovra che dovrà essere senza deficit, i sindacati temono che la voce “tagli” colpisca le rivalutazioni delle pensioni rispetto all’inflazione. La Cgil già accusa l’esecutivo di voler fare cassa per un altro miliardo.

In anticipo è partito anche il pressing preventivo di Confindustria per la conferma del cuneo fiscale, che sinora però nessuno nell’esecutivo ha messo in discussione. Mercoledì l’associazione delle imprese, alla presenza di Meloni, tirerà fuori la propria agenda delle priorità.

Il tiro alla fune tra le diverse esigenze andrà avanti ancora per settimane. Certo da ieri appare più lontana l’idea di portare l'aliquota dal 35% al 33% sui redditi fino a 50 o 60mila euro: servono 2,5 miliardi nella prima ipotesi e 4 nella seconda, ricorda Leo. E il beneficio non sembra valere la spesa.