Attualità

LA MOSSA DEL COLLE. «Inserire nella manovra misure più efficaci e credibili»

Angelo Picariello martedì 6 settembre 2011
La nuova manovra, così com’è all’esame della Senato, non basta. «Nessuno può sottovalutare il segnale allarmante rappresentato dall’odierna impennata del differenziale tra le quotazioni dei titoli del debito pubblico italiano e quelli tedeschi». La nota del Quirinale, non inattesa per chi aveva potuto parlare nella giornata di ieri con un capo dello Stato sempre più preoccupato, arriva a tarda sera dopo una giornata passata da Napolitano a riflettere e a consultarsi febbrilmente sul da farsi. Se far vincere il timore di alimentare ulteriori allarmismi o quello di assecondare ormai inaccettabili sottovalutazioni. Il dubbio, andando verso la seconda opzione, il presidente lo scioglieva in serata, dopo un colloquio - decisivo - con un non meno allarmato governatore di Bankitalia Mario Draghi. «È un segnale di persistente difficoltà - prosegue la secca, e con pochi precedenti, nota del Quirinale - a recuperare fiducia come è indispensabile e urgente. Si è ancora in tempo per introdurre in Senato nella legge di conversione del decreto del 13 agosto misure capaci di rafforzarne l’efficacia e la credibilità. Faccio appello - conclude Napolitano - a tutte le parti politiche perché sforzi rivolti a questo fine non vengano bloccati da incomprensioni e da pregiudiziali insostenibili». Parole fortissime, da leggere una per una: E le ultime, le più forti di tutte, sembrano proprio alludere ai veti che hanno fatto cadere possibili interventi sulle pensioni.Un «angoscioso presente»  - per citare Napolitano al Meeting di Rimini -  che spinge il Colle a contravvenire alla prassi che ha sempre osservato: tacere, mentre le Camere discutono. Una scelta sofferta, ritenuta obbligata, dopo una giornata vissuta al Quirinale con la rinnovata sensazione di un baratro che si avvicina pericolosamente. Proprio quando la febbrile attività di moral suasion del Colle sembrava dare i primi risultati, con le rassicurazioni che arrivavano al Colle dalla capogruppo Finocchiaro e dal senatore Enrico Morando, i segnali del precipizio si materializzavano di nuovo, nel pomeriggio. Ma proprio all’amico di vecchia data Morando, Napolitano già confidava l’insoddisfazione per il risultato raggiunto. Poi l’ennesima batosta della borsa, ma soprattutto lo spread di nuovo spaventosamente vicino alla fatidica soglia dei 400 punti mettevano in allarme il Colle. Tornava in campo l’asse stabilito con il governatore Draghi a presidio della crisi, e cresceva ieri la consapevolezza dell’inadeguatezza delle misure ancora in itinere. Un nuovo elemento si era aggiunto a preoccupare il Quirinale: l’intesa con l’Europa e con il presidente della Bce Trichet che faceva registrare i primi scricchiolii. Era toccato proprio a Draghi avvertire che non poteva essere dato per scontato l’acquisto dei nostri titoli di Stato da parte della Bce, ma non ci voleva un’orecchio molto raffinato per capire che Trichet, volendo evitare incidenti diplomatici con l’Italia, aveva preferito far parlare il suo successore designato per una sorta di ultimo avvertimento all’Italia. La Ue continuerà ad aiutare l’Italia, ma non a qualsiasi condizione. Non nella perdurante assenza di interventi strutturali che il Quirinale non ha mai smesso di auspicare, facendosi interprete delle richieste ripetute, come un disco rotto, dall’Unione Europea.«Manca la consapevolezza della gravità della situazione», continuava a ripetere Napolitano alle poche persone cui confida pienamente la sua amarezza e la sua preoccupazione, lamentando il calo di immagine che comporta lo stop and go fatto registrare anche in questa nuova manovra riveduta e corretta. Il contributo di solidarietà, ad esempio, pur nella discutibilità di questa come di ogni altra misura, una volta deciso e concordato con l’Europa andava perseguito. Magari rimodulato, ma non abbandonato del tutto, per non dare l’idea di un sistema politico incerto e sfilacciato e soprattutto poco consapevole della gravità della situazione. Ragionamenti che Napolitano aveva già lasciato intravedere nel suo ultimo intervento di Cernobbio, quando aveva parlato di «esitazioni», di auspicabile «chiarezza d’intenti», continuando a sollecitare «scelte solide di medio o lungo periodo» per far fronte alle «sfide e prove più che mai ardue, profonde e di esito incerto». Allora come oggi plausi, consensi e tiratine per la giacca trasversali. Ieri notte, pochi minuti dopo la nota, Enrico Letta già commentava: «Il presidente ha ragione, questa manovra ha perso credibilità». Mentre Casini immediatamente assicurava la sua «piena adesione» al monito del Colle e un «surplus di responsabilità» dell’Udc per rendere il decreto «almeno economicamente accettabile»