Il giorno dopo, i partiti si muovono in ordine sparso. La bocciatura del Porcellum da parte della Corte Costituzionale era ampiamente attesa e prevedibile. Ma una risposta pronta del Parlamento non c’è. Si discute ancora di metodo. E va in scena un braccio di ferro tra Camera e Senato, per decidere chi debba occuparsi della legge elettorale. Con un inedito asse (sull’illegittimità di questo Parlamento) che si materializza tra il Movimento 5 Stelle e Forza Italia a Montecitorio e che sfocia, dopo uno scontro in aula fra i grillini e il presidente Laura Boldrini, in una richiesta della conferenza dei capigruppo di spostare la discussione sulla riforma elettorale dal Senato alla Camera.Tanto il partito di Grillo quanto quello di Berlusconi cavalcano infatti la bocciatura del Porcellum: se la legge è stata giudicata incostituzionale nelle sue parti fondanti, allora anche i parlamentari eletti con quelle regole non sono legittimi. Ma la tesi è totalmente rigettata da Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica ha però anche spronato le Camere a mostrare adesso «una espressione di volontà attenta a ribadire il già sancito, dal 1993, superamento del sistema proporzionale».La
bagarre ieri mattina è scoppiata subito alla Camera, dove i deputati del Movimento di Grillo si sono mobilitati per chiedere di ripristinare il Mattarellum e di andare subito al voto. In aula, guidati dal capogruppo Alessio Villarosa (che a un certo punto s’è lasciato anche scappare la "colorita" espressione «e che c....»), hanno gridato alla «totale illegittimità» degli eletti chiedendo di convocare i capigruppo, ma la presidente Boldrini li ha prontamente stoppati: «Questa Camera è pienamente legittima e legittimata ad operare».È scoppiato il finimondo e, al culmine della protesta, i 5 Stelle hanno lasciato l’emiciclo in massa. «Napolitano deve inviare un messaggio alle Camere sulla riforma elettorale e poi scioglierle. Torniamo al voto con il Mattarellum», è il percorso auspicato dai pentastellati. Beppe Grillo ha poi riassunto la mattinata in un
post: «Il Parlamento è illegittimo, il M5S abbandona l’aula. Villarosa e Nuti non le mandano a dire e la Boldrini sbrocca!». Ma a protestare è stato anche Renato Brunetta, che si è accodato a Beppe Grillo nel denunciare l’illegittimità del Parlamento e, di conseguenza, anche del capo dello Stato che è stato «eletto da un Parlamento votato con il Porcellum».Dopo aver riportato la calma nella riunione dei capigruppo, la Boldrini ha chiesto alla commissione Affari costituzionali di incardinare la riforma con procedura d’urgenza. Ha spiegato che si attiverà col presidente del Senato, Pietro Grasso, per le necessarie «intese» sulla base del regolamento. Pronta l’esultanza di M5S: «Li abbiamo convinti!», ha gridato il vicepresidente della Camera, Luigi di Maio.Non appena la commissione della Camera prenderà in carico la legge elettorale, infatti, si dovrà decidere una volta per tutte quale ramo del Parlamento debba occuparsene per prima. Il ministro Dario Franceschini ha anticipato a Grasso la questione. Ma lo stesso presidente del Senato si era già detto disponibile a passare la palla alla Camera. Il problema, però, è che i senatori non vogliono cedere (a partire dal leghista Roberto Calderoli): lo hanno messo in chiaro l’altroieri con l’istituzione di un comitato ristretto per l’esame della riforma. Un colpo di reni subito bollato dai renziani come un
blitz, ma sostenuto anche da parte del Pd. E il Nuovo centrodestra di Alfano avverte Grasso: se «si piega» a lasciare l’esame della legge alla Camera, «le nostre reazioni sarebbero proporzionate a un comportamento così grave».Ma è alta la tensione anche nel Pd, lacerato da sospetti e accuse reciproche. I renziani temono che si lavori a un super-Porcellum che perpetui le larghe intese. Proprio ciò che non vogliono.