Nell’aula magna della Bocconi a Milano c’è un pezzo d’Europa, di chi l’ha voluta e costruita, e c’è una rappresentanza eccezionale delle grandi istituzioni finanziarie mondiali, dalla Bce alla Federal Reserve. C’è soprattutto l’Italia migliore dell’economia e della politica, i suoi protagonisti di oggi e di ieri, riuniti per ricordare uno dei suoi
civil servant più apprezzati a livello internazionale: Tommaso Padoa-Schioppa, scomparso lo scorso dicembre, cittadino d’Italia e d’Europa, come amava definirsi e come gli viene unanimemente riconosciuto. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sceglie di ricordarne il tratto umano e intellettuale con un apprezzamento che pare l’ennesimo invito alla moderazione in fase così concitata della politica interna: «Uomini di profonda vocazione e formazione democratica come lui – afferma –, in qualunque struttura o istituzione operino sul piano nazionale o internazionale, per elevate che siano le loro competenze e prestazioni tecniche, conoscono il senso del limite, sanno dove la loro responsabilità si arresta e cede il passo alla sfera delle decisioni politiche, assunte in nome della sovranità popolare».Il presidente teme del resto «il moltiplicarsi e acuirsi di conflitti che travalicano l’ambito politico e investono le istituzioni», preoccupazione espressa proprio ieri in un colloquio con il quotidiano romano
Il Messaggero. E il saluto rivoltogli dal presidente della Bocconi, Mario Monti, è in tal senso eloquente: «Lei costituisce più che mai il nostro più alto punto di riferimento, in una fase tormentata della vita italiana». Accanto a Napolitano – mentre a ricordare il contributo di Padoa-Schioppa all’integrazione europea ci pensano i «colleghi» ed «amici» Jaques Delors, Jean-Claude Trichet, Paul Volcker, Romano Prodi e, in un videomessaggio, il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi – siedono il ministro dell’Economia Tremonti, inquadrato spesso dalle telecamere mentre parla fitto fitto con il presidente, e il ministro degli Interni, Roberto Maroni. Che sul «senso del limite» si allinea perentoriamente al Quirinale: «Sono sempre d’accordo con il presidente della Repubblica – commenta a caldo –, anche questa volta. Sono parole di saggezza che tutti i politici dovrebbero ascoltare con grande attenzione». Quella della platea, di attenzione, è catturata invece dalla statura europea di Padoa-Schioppa, celebrata da chi gli è stato più vicino nel corso di una vita da economista e servitore delle Istituzioni. Se un filo rosso, la sua «caratura etica», sembra unire tutti gli interventi, Trichet sottolinea soprattutto il contributo alla nascita dell’euro, di cui Padoa-Schioppa fu uno dei padri, mentre Paul Volcker, ex governatore della Fed, nominato da Reagan e oggi consigliere di Obama, cita la sua lungimiranza nel chiedere in anticipo sull’ultima crisi globale una ridefinizione delle regole finanziarie internazionali. Ciampi, infine, «di Tommaso», con cui condivise un pezzo di strada nel Servizio Studi di Bankitalia, ricorda «gli anni dell’Europa, l’ideale più forte, il motore potente dell’agire, la sua cifra esistenziale». Un’eredità lasciata dall’ex membro della Bce Padoa-Schioppa che il presidente Napolitano trasforma in un monito all’Europa sull’impellente necessità di una maggiore integrazione politica, oltre che economica, anche per uscire definitivamente dalla crisi: «Di spazio per esitare o ancor peggio per ripiegare – avverte il presidente – ne è rimasto davvero poco: in ciascun Paese bisogna interrogarsi su come fare nel senso giusto la propria parte». Ma soprattutto sull’esempio di Padoa-Schioppa «è ancora necessario un apporto italiano di passione e di idee, di energie e di volontà politica alla causa europea».