La tragedia. Meloni chiama la mamma del musicista ucciso a Napoli: «Cosa posso fare?»
Manifestazioni per Giovanbattista Cutolo. In primo piano la mamma Daniela Di Maggio
La telefonata è avvenuta sabato pomeriggio. La premier Giorgia Meloni ha chiamato Daniela Di Maggio, la mamma del musicista Giovanbattista Cutolo, il giovane di 24 anni ucciso all'alba di giovedì 31 agosto in piazza Municipio a Napoli da un 16enne per futili motivi. «Che cosa posso fare?» le prime parole della presidente rivolte a Daniela Di Maggio. «Voglio giustizia. Ho chiesto di incontrarla», la risposta di Daniela Di Maggio.
La donna ha raccontato i contenuti del colloquio con la presidente del Consiglio, riportati dal Mattino e dal Corriere della Sera: "È stata una conversazione tra due madri, sincera ed accorata, mi è sembrato di conoscerla da sempre. Le ho chiesto se potevo chiamarla Giorgia, mi ha risposto: 'Certo che devi chiamarmi Giorgia'. Le ho detto: voglio incontrarti, devi aiutarmi a fare in modo che altre madri non vivano più drammi come questo. La criminalità non può averla vinta, dobbiamo proteggere i nostri ragazzi, la parte sana del Paese, il futuro che vorremmo".
L'omicidio di Giovanbattista è avvenuto proprio all'alba della visita della premier a Caivano. Daniela Di Maggio ha raccontato che, oltre a Meloni, a chiamarla è stato anche il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi che sarà a Napoli mercoledì 6 per i funerali del ragazzo officiati dal vescovo, Mimmo Battaglia. Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, ha proclamato per quel giorno il lutto cittadino. Oggi è prevista l'autopsia sul corpo del giovane.
Mamma Daniela vorrebbe che i funerali del figlio, musicista di talento, divenissero la risposta della città alla violenza: "Ai napoletani, a tutti i napoletani, chiedo di partecipare ai funerali. Lo chiedo a Osimhen e ai calciatori del Napoli, ai musicisti, agli artisti. Quanti più saremo, tanto più la brutta gente di questa città dovrà tornare nei tombini", dice Daniela Di Maggio.
Intanto Napoli si interroga sull'accaduto. E si interroga anche il mondo della cultura. Ha fatto molto rumore la lettera dell'attore Gianfranco Gallo al famoso rapper Geolier. Gallo fa notare al giovane artista napoletano quanto i ragazzi della città imitino il suo modo di vestire e si lascino in qualche modo ispirare da lui, e gli ha chiesto di mandare messaggi chiari contro la violenza. A seguire lo stesso Geolier si è esposto contro i giovanissimi che assumono stili di vita da criminale sin dalla più tenera età.
E si dibatte, in città, sulla possibilità di restare per artisti e uomini e donne di cultura. Il padre di Giovanbattista, Franco Cutolo, ha gridato: "Non posso restare in questa città crudele dove vince la barbarie". Parole che hanno animato un confronto già vissuto in città, basti ricordare lo storico "fujtevenne" pronunciato da Eduardo De Filippo. C'è chi è scappato davvero, e chi invece è rimasto, è chi ha voluto affiancare alla vita a Napoli anche la vita in un'altra città. Ma alla luce di quanto accaduto a Giovanbattista, nel mondo della cultura napoletana sembra molto più radicata l'esigenza di restare per dare una risposta forte.