Sono considerati affiliati o contigui al
clan Mariano, operante nella zona dei Quartieri Spagnoli, i 45
indagati destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare (36 misure
restrittive in carcere e 9 ai domiciliari) emessa dal gip di Napoli su
richiesta della Dda partenopea ed eseguita questa mattina dai
Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale dei
Carabinieri di Napoli.
Gli indagati, tra cui figurano anche 7 donne, sono ritenuti
responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso,
estorsione, ricettazione, contraffazione e commercio di prodotti con
segni falsi, spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto
abusivi di armi con l'aggravante di aver agevolato il clan Mariano. Tra gli arrestati ache due imprenditori, di 43 e 42 anni, del settore della ristorazione
(uno dei due è anche titolare di un'azienda di pompe funebri),
considerati "estranei all'associazione", ha spiegato il procuratore
della Repubblica di Napoli Giovanni Colangelo. Tra gli indagati, non
destinatari di misura cautelare, anche medici "compiacenti" che,
attraverso il rilascio di certificazioni mediche, avrebbero garantito
al boss Marco Mariano il ricovero presso strutture ospedaliere
pubbliche e private napoletane nel periodo in cui si trovava alla casa
lavoro di Sulmona.
In questo modo, scrive il procuratore aggiunto Filippo Beatrice,
Mariano "incontrava senza alcun timore i suoi affiliati ai quali
impartiva disposizioni o esponenti di altri gruppi camorristici con i
quali stringeva alleanze e si occupava di traffici illeciti".