Migranti. Motovedette, sì alla legge. Scontro sui diritti umani
Il governo di Tripoli riceverà altre 12 motovedette rimesse a nuovo e regalate dall’Italia. La Libia, in cambio, non dovrà impegnarsi a rispettare i diritti umani, così come avevano chiesto le opposizioni che avrebbero voluto subordinare la consegna dei mezzi militari a maggiori garanzie sulle modalità di intervento in mare e sul trattamento dei migranti nei centri di detenzione. La maggioranza pentaleghista, nell’occasione puntellata anche da Fratelli d’Italia, alla Camera ha respinto la pregiudiziale avanzata dai Radicali italiani.
Consegnare mezzi militari a un Paese in guerra, infatti, potrebbe violare la Costituzione e anche le risoluzioni Onu che impongono l’embargo alla Libia. In realtà non si tratterà della prima consegna: nei mesi scorsi il governo Gentiloni aveva consegnato altri mezzi navali alla Guardia costiera libica, che in realtà sarebbe composta ad almeno tre milizie. In totale si stratta 12 motovedette, dieci 'Classe 500' della Guardia Costiera e due unità navali 'Classe Corrubia' della Guardia di Finanza, imbarcazioni di 27 metri con un’autonomia di navigazione di 36 ore. Dopo il via libera del Senato del 25 luglio, ieri è arrivata l’approvazione definitiva, con 382 deputati che hanno votato sì, 11 voti contrari, un astenuto e il Pd che ha annunciato di non partecipare alla votazione.
Uno degli argomenti più adoperati in Parlamento e per rassicurare l’opinione pubblica, riguarda il ruolo delle Nazioni Unite. Le agenzie del Palazzo di Vetro hanno accesso ad alcuni centri e questo, secondo il governo, è garanzia del crescente rispetto dei diritti umani e delle tutele alle persone. Ma proprio ieri è arrivata la nettissima smentita dell’Oim, l’agenzia Onu per le migrazioni, che a Tripoli ha un suo staff e che lavora insieme all’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur). «Oim in Libia è ai punti di sbarco, ma poi i migranti - ha precisato il portavoce Flavio Di Giacomo – sono mandati in detenzione, in centri non gestiti da Oim ma da autorità locali». Le Nazioni Unite, in altre parole, non hanno alcun controllo sulle prigioni governative nelle quali, come documentano ancora una volta le testimonianze riportate in questa pagina, i diritti umani vengono regolarmente calpestati.
Nel corso del dibattito a Montecitorio non sono mancati gli scontri conditi da un lessico curvaiolo. Eugenio Zoffili, leghista e relatore del provvedimento sulle motovedette, ha mostrato la sua contrarietà all’intervento di Gennaro Migliore (Pd) il quale fra l’altro aveva ricordato che i Dem hanno subordinato l’invio delle motovedette alla Libia alla verifica del rispetto dei diritti umani e alla supervisione Onu. Zoffili ha risposto con un «che c... vuoi» aggiungendo, accompagnando con un un volgare gesto della mano, un minaccioso «vieni qui...». Al momento delle dichiarazioni di voto, poi, nuovo scontro tra M5s e Pd. Sabrina De Carlo (M5s) ha attaccato la posizione del Partito democratico e i dem hanno improvvisato una sorta di ostruzionismo iscrivendo tutti a parlare. Solo dopo alcune ore, quando sono arrivate le scuse dei Cinque Stelle, l’opposizione ha interrotto i numerosi interventi programmati, ma con il presidente Matteo Orfini che ha annunciato che il Pd non avrebbe partecipato al voto.
L’obiettivo dell’Italia è che già entro fine mese almeno le imbarcazioni della Guardia costiera (le due motovedette della Gdf dovrebbero essere pronte ad ottobre) possano entrare nella disponibilità dei libici: c’è infatti «la straordinaria necessità e urgenza di incrementare la capacità operativa» della Guardia costiera e della Marina libiche, si legge nel provvedimento, in modo da «assicurare la sicurezza della navigazione nel Mediterraneo, contrastare i traffici di esseri umani e salvaguardare le vita umana in mare». Il decreto stanzia un milione e 150 mila euro per «il ripristino in efficienza, l’adeguamento strutturale e il trasferimento» delle imbarcazioni in Libia e un milione 370mila euro per la formazione del personale della Guardia costiera e della Marina libica. Le decisioni del governo non cessano di suscitare tensioni internazionali. Il ministro degli Esteri spagnolo, Josep Borrell, ha attaccato la «brutale» politica italiana sui migranti, sostenendo che «il ministro dell’Interno Matteo Salvini la sta facendo non solo a spese della Spagna ma di tutta l’Europa ». E Salvini ha replicato dicendo che «non rispondiamo a insulti da parte di governi e ministri favorevoli a un’immigrazione fuori controllo. Noi ci teniamo alla sicurezza, alla cultura ed all’identità dei popoli europei».