Il lutto. Si chiude l'era Berlusconi, morto il leader di Fi
Silvio Berlusconi è morto alle 9.30 al San Raffaele di Milano, l'ospedale dove era ricoverato da alcuni giorni e dove era stato lo scorso marzo in terapia intensiva per una grave forma di polmonite, legata a una leucemia cronica da cui era affetto. Il fratello Paolo e i figli Eleonora, Barbara, Marina e Pier Silvio erano al suo capezzale. Il feretro è stato portato ad Arcore, mentre la camera ardente, inizialmente prevista nello Studio 20 di Mediaset, a Cologno Monzese, è saltata per motivi di ordine pubblico e non ci sono ancora notizie di soluzioni alternative. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha proclamato una giornata di lutto nazionale per mercoledì, quando saranno celebrati i funerali di Stato nel Duomo di Milano (probabile la presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella).
Nato a Milano 86 anni fa, prima imprenditore di successo, poi leader politico, ha segnato la storia del Paese negli ultimi 40 anni.
Dopo avere fondato Forza Italia è stato presidente del Consiglio quattro volte.
Sposato prima con Elvira Lucia Dall'Oglio e poi con Veronica Lario, aveva cinque figli - Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi - e numerosi nipoti. Le ultime due compagne sono state Francesca Pascale e Marta Fascina.
E' stato eletto per la prima volta alla Camera nel 1994, dove è stato confermato per quattro legislature consecutive. Nel 2013 passò al Senato. Nello stesso anno viene però condannato in via definitiva, per frode fiscale, a quattro anni con interdizione dai pubblici uffici per altri due, fatto che ne impose la decadenza da Palazzo Madama. In seguito è stato eletto, nel 2019, al Parlamento Europeo. Nel settembre dello scorso anno è stato nuovamente eletto, a Monza, senatore.
È stato il personaggio pubblico più noto e controverso dell’Italia politica, economica e finanziaria degli ultimi 50 anni. Amato e in egual misura detestato, ha creato intorno alla sua persona un bipolarismo di fatto, prima che politico, in grado di dividere esattamente in due il Paese, l’opinione pubblica e l’elettorato. Da un lato sostenitori totali pronti a sposare qualsiasi sua battaglia anche privata, dall’altro avversari pronti a farne l’emblema del male. Certamente Berlusconi è stato a lungo l’italiano più conosciuto all’estero: per l’ampiezza del suo impero mediatico, per la durata della sua parabola politica e istituzionale ma anche per le “gag” cui si lasciava andare ai meeting internazionali.
L'ultima accelerazione della malattia chiude una vicenda personale e pubblica ampissima. Imprenditore edile di successo, “padre di Milano 2 e Milano 3”, poi inventore – con sponde politiche che gli servirono a scardinare la legislazione vigente - della tv privato-commerciale di massa, infine leader politico capace di infilarsi nella dissoluzione post Tangentopoli (ampiamente sostenuta dalle sue televisioni) e di mettersi al centro della cosiddetta “Seconda Repubblica” creando un soggetto prima inesistente e del tutto atipico sulla scena europea, un centrodestra di governo con tratti populisti e che si prometteva di controllare, attraverso la sua leadership carismatica, anche la destra post-Msi e la Lega autonomista. Con un filo rosso a tessere le varie isole della sua vita: la presidenza del Milan dei trionfi europei.
L’intera vicenda politica di Berlusconi è stata segnata da tre elementi-chiave: il conflitto politico sugli interessi economici e finanziari privati che il Cavaliere non ha mai realmente messo da parte nemmeno durante i quattro mandati da presidente del Consiglio; il conflitto con la magistratura, definita a più riprese «cancro della democrazia»; il caso delle Olgettine e delle “cene galanti”, che ne sporcarono irrimediabilmente l’immagine internazionale. Imputato in oltre venti procedimenti giudiziari, a cui si è sempre ribellato come «perseguitato», è stato anche accostato a personaggi mafiosi, accostamento che ha sempre rifiutato e che ha considerato come parte di una strategia «comunista» per togliergli il potere in modo «antidemocratico».
Berlusconi è diventato poi radicalmente divisivo quando con le cosiddette leggi “ad personam” ha provato a dribblare le vicende giudiziarie.
Il declino politico è iniziato con la crisi degli spread e la soluzione emergenziale, nel 2011, di Mario Monti, a decretare il fallimento della sua piattaforma politica: riforme liberali poche, nessuna svolta presidenzialista, nessun vero delfino pronto a raccoglierne l’eredità. A seguire, una condanna e un’onta l’hanno raggiunto nel 2013: frode fiscale e decadenza da senatore. Da allora, più volte Berlusconi è stato considerato sull’orlo della bancarotta politica, eppure la sua creatura, Forza Italia, non ha mai ceduto del tutto, consentendogli a più riprese di entrare nel gioco sia delle alleanze trasversali (con un inatteso protagonismo anche nel governo Draghi) sia delle coalizioni politiche nazionali e locali. E anche nelle vicende più spinose, il Cavaliere ha saputo risollevare la propria immagine pubblica: anche la condanna ai servizi sociali in una struttura per anziani di Cesano Boscone, lungi dal diventare il simbolo del tracollo, divenne il trampolino di una sorprendente “operazione simpatia”.
Con la morte, molti i rebus che restano irrisolti. Il principale, la concreta possibilità che senza di lui possa ancora esistere, o resistere, un centro del centrodestra liberale ed europeista.