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IL BOIA NAZISTA. Priebke, addio con oltraggio «Mai esistito l'Olocausto»

Antonio Maria Mira sabato 12 ottobre 2013
È morto Erik Priebke, il "boia" delle Fosse Ardeatine. Senza nessun pentimento, senza rimorsi, anzi, in un testamento choc, negando ancora una volta l’Olocausto. Proprio nel giorno nel quale Papa Francesco ha ricevuto i rappresentanti della comunità ebraica di Roma in occasione del 70° anniversario del rastrellamento del "ghetto" e della deportazione degli ebrei della Capitale. Il capitano delle SS tra i maggiori responsabili dell’eccidio di 335 persone il 24 marzo 1944, aveva compiuto a luglio 100 anni. In un’intervista-testamento riconferma la sua intransigenza: «resto fedele al mio passato», le camere a gas «non sono mai esistite», nel lager c’erano «immense cucine e anche bordelli». La comunità ebraica commenta duramente: né pietà né gioia, quello non era un uomo, «farà i conti con gli angeli delle Ardeatine». Non meno dura l’Anpi: se ne va un criminale. E così anche la stampa tedesca: era «il volto del terrore nazista in Italia».L’ufficiale nazista, come ha riferito il suo avvocato Paolo Giachini, è stato trovato priva di vita all’ora di pranzo sul divano dell’abitazione di via Cardinal San Felice a Roma, dove scontava gli arresti domiciliari fin dal 1998. «Da alcuni giorni non stava bene e alcuni medici lo seguivano – ha spiegato il legale – è comunque stato lucido fino alla fine. L’ultima volta che l’ho sentito è stato ieri sera. È sicuramente morto di vecchiaia». Niente camera ardente, la salma sarà sepolta, accanto a quella della moglie, in Atgentina, nel cimitero di Bariloche, la località dove Priebke era fuggito per evitare il processo di Norimberga ai criminali di guerra nazisti.Resta, resa noto poche ore dopo la morte, l’incredibile intervista-testamento nella quale l’ufficiale dimostra, ancora una volta, di non aver intrapreso alcun cammino di ravvedimento. «La fedeltà al proprio passato è qualche cosa che ha a che fare con le nostre convinzioni», dice confermando la sua posizione negazionista: «Nei campi camere a gas non si sono mai trovate, salvo quelle costruite dagli americani dopo la guerra a Dachau». I filmati sui lager «sono una falsificazione». Anzi, insiste, gli ebrei erano anche trattati bene. «Io ho conosciuto personalmente i lager. L’ultima volta sono stato a Mauthausen nel maggio del 1944 ad interrogare il figlio di Badoglio, Mario, per ordine di Himmler. Ho girato quel campo in lungo e in largo per due giorni. C’erano immense cucine in funzione per gli internati e all’interno anche un bordello per le loro esigenze. Niente camere a gas». Insomma «tanta gente è morta nei campi ma non per una volontà assassina. La guerra, le condizioni di vita dure, la fame, la mancanza di cure adeguate si sono risolti spesso in un disastro».E qui paragona queste morti addirittura a quelle degli indiani d’America. Insomma una sorta di impressionante testamento politico, in cui si straparla di una «verità storica» manipolata dai «vincitori del secondo conflitto mondiale», che «avevano interesse a che non si dovesse chiedere conto dei loro crimini». E si accusano «poteri forti mondiali» che hanno imposto leggi per punire con il carcere chi nega l’Olocausto.«Non riesco a provare né pietà né gioia, non mi viene né da piangere né da sorridere per la morte di quello che era un essere vivente, non un uomo – è il durissimo commento di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana –. Resta l’amarezza per una figura che non si è mai pentita di ciò che ha compiuto, né ha mai avuto nemmeno un attimo di commozione davanti ai familiari delle sue vittime. Quelli delle Fosse Ardeatine sono degli angeli e si occuperanno di lui per l’eternità. Priebke farà i conti con loro nell’altro mondo». Non meno netta la condanna dei partigiani. «Non posso dire che piangerò. È morto un assassino che ha ucciso più persone di un serial killer, che non si è mai pentito di quello che ha fatto e che peraltro ha vissuto una vita lunghissima, in parte anche felice» dice il presidente dell’Anpi Roma Francesco Polcaro.