La tragedia. La morte di Willy: i giorni da incubo di Colleferro. Parla il sindaco
Il sindaco di Colleferro Sanna in una foto tratta dal suo profilo Facebook
Colleferro da tre giorni vive dentro un incubo. Willy Monteiro Duarte, un ragazzo di 21 anni, della vicina Paliano è stato ucciso a botte in un giardinetto accanto alla piazza principale di Colleferro, per aver cercato di portare la calma in una lite. Una violenza gratuita frutto di modelli di vita basati sulla prepotenza. Il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna, raggiunto ieri pomeriggio al telefono spiega che «in città non c’è un clima di violenza. Questo è stato un episodio isolato, che però ha sconvolto tutti».
Quello che il primo cittadino nota come preponderante nella società è il clima di banalità. Quello che Hannah Arendt chiamava la banalità del male. Alla base di tutto ciò c’è dunque «una mancanza di valori e conoscenza, uniti al clima di aridità spirituale e sregolatezza». È in questo contesto che si generano mostri. «Ci troviamo a vivere in una realtà – aggiunge Sanna – nella quale sono presenti giovani che con eroismo, come Willy, si buttano nella mischia per salvare un amico in maniera generosa e disinteressata ed altri che conducono una vita sregolata pensando di risolvere le questioni tirando colpi e portando alla morte un altro ragazzo».
Colleferro cerca di restare una città accogliente, che rifiuta le discriminazioni. «Contro la spirale d’odio che si è innescata dopo il delitto, usiamo le armi del silenzio e del rispetto, innanzitutto verso il dolore della famiglia – prosegue il primo cittadino –. Serve anche conoscenza perché questa ci permette di comprendere la verità. Infatti, la conoscenza ci mette nelle condizioni di evitare le bestialità e recuperare un bagaglio di valori che ci rende immuni dall’animalesca sete di sangue o di vendetta. Poi serve giustizia, come chiede la famiglia di Willy».
Nel frattempo, sul territorio bisognerà prendere coscienza del fatto che occorre pensare e realizzare progetti che siano in grado di recuperare socialità e collaborazione. Per il sindaco la ricetta è quella di puntare sulla cultura. «Anche se più volte sono stato deriso – ha detto – ho investito negli anni tantissimi fondi sulle questioni culturali. Ho riaperto il teatro, l’auditorium, la biblioteca, ho aperto scuole di musica e teatro. Evidentemente non è bastato». Un pensiero è andato anche alle forze dell’ordine: «Dovrebbero avere a disposizione un po’ più di mezzi e uomini, fanno un lavoro importantissimo e potrebbero contribuire a prevenire fatti del genere lavorando anche nel contesto sociale».