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Intervista. Moratti sulla nuova cittadinanza: «Muoversi con urgenza, è una necessità»

Viviana Daloiso venerdì 23 agosto 2024

Letizia Morati con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen

La linea è tracciata. Non soltanto in Italia, dove la revisione della legge sulla cittadinanza è una «assoluta necessità», ma anche in Europa. Il tema dell’armonizzazione delle legislazioni dei diversi Paesi in materia di naturalizzazione dei cittadini stranieri potrebbe entrare in agenda già a partire dall’autunno con la formazione di un Intergruppo del Ppe attivo nelle diverse commissioni dell’Europarlamento: « Forza Italia – puntualizza d’altronde Letizia Moratti, tra gli azzurri eletti a Bruxelles alle ultime elezioni con il maggior numero di preferenze – è l’unico partito italiano di governo ad appoggiare la maggioranza Von der Leyen e questa è una posizione che rivendichiamo con forza. Siamo convinti di poter incidere e possiamo farlo proprio a partire da questo tema cruciale».

Iniziamo dal dibattito italiano, con le posizioni espresse dal leader del suo partito Antonio Tajani. Lei cosa pensa dello ius scholae?

Sono convinta che il modello dello ius sanguinis, per cui è cittadino italiano chiunque nasca da un genitore con cittadinanza italiana, sia completamente superato: non favorisce affatto l’integrazione, non aiutando i giovani ad inserirsi nella società attraverso percorsi formativi e culturali. Il nostro Paese è cambiato: ogni anno accogliamo migliaia di stranieri e accogliere deve invece significare integrare. La proposta di Forza Italia sullo ius scholae va proprio in questo senso: dieci anni all’interno del nostro percorso scolastico sono il tempo congruo per costruire un sistema valoriale condiviso, per aderire ai nostri valori, comprendere la nostra cultura. Questo percorso, naturalmente, che corrisponde non a caso a quello della scuola dell’obbligo, deve essere affrontato e gestito con serietà: servono programmi articolati, formazione civica, attenzione alla lingua. E serve capire che gli effetti positivi dello ius scholae vanno anche oltre la stessa integrazione: tutti i dati ci dicono che la dispersione scolastica tra i ragazzi stranieri è altissima, ciò che si riflette anche nella difficoltà che questi ultimi hanno a trovare un lavoro qualificato. Tenerli sui banchi, agganciando proprio alla scuola il diritto alla cittadinanza, significa investire anche nel futuro del nostro Paese da un punto di vista economico e previdenziale.

La posizione del suo partito sta creando non pochi mal di pancia all’interno della maggioranza di governo. Per Tajani il problema non sussiste: si può essere alleati e avere posizioni diverse…

Sottoscrivo le sue parole. Ma vorrei allargare lo sguardo e rilanciare il dibattito a livello europeo, visto il mio ruolo. La cittadinanza è un tema che non può più interpellare solo i singoli Paesi membri dell’Unione: chi diventa cittadino in Francia, in Germania, in Irlanda o in Portogallo ottiene automaticamente anche la cittadinanza europea. Per diventare cittadino in Francia però, dove vige lo ius soli, basta che una persona straniera nata lì vi abbia vissuto per 5 anni, per diventarlo in Germania 8 (da gennaio scorso 5, ndr), in Irlanda 3, in Portogallo 2. E così via, ogni Stato ha la sua regola, con gli evidenti sbilanciamenti che vediamo in tanti altri ambiti: ecco allora la necessità di un’armonizzazione. Il rafforzamento dell’identità europea, d’altronde, è decisivo, a maggior ragione in un contesto che vede sul tappeto argomenti cruciali come la difesa comune e la competitività. Senza contare che il tema della cittadinanza entra con forza anche nel capitolo dei partenariati avviati tra Paesi di partenza e Paesi di destinazione, con gli accordi sulla gestione dei flussi su cui spesso si sono confrontate la nostra premier Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen. L’orizzonte di questo dibattito potrebbe tornare ad essere quello di una Costituzione europea, una carta comune dei diritti.

Pensa a un’azione concreta in questo senso?

Tra le commissioni di cui faccio parte c’è quella sulle Politiche sociali, al cui tavolo può trovare spazio appropriato un dibattito sui diritti dei cittadini stranieri. Ma il tema intercetta i lavori di altre commissioni: l’idea è quella di creare un intergruppo a livello di Ppe che si faccia promotore di un’iniziativa trasversale. Forza Italia è l’unico partito italiano di governo ad appoggiare la maggioranza Von der Leyen e questa è una posizione che rivendichiamo con forza. Siamo convinti di poter incidere e possiamo farlo proprio a partire da questo tema.

A proposito, è circolato anche il suo nome in merito all’attesa nomina di un commissario italiano insieme a quello di Fitto.

Per competenza sui dossier e spessore politico Raffaele Fitto è la persona più indicata per il ruolo.

Il dibattito sulla cittadinanza si è riacceso dopo le Olimpiadi, con le belle vittorie dei nostri atleti naturalizzati. Cosa pensa delle polemiche alimentate anche da alcuni eurodeputati italiani sul colore della pelle di Paola Egonu e dell’imbrattamento del suo murale?

Ho provato una grande tristezza. Questi fatti ci dicono la necessità di affrontare il problema della cittadinanza con urgenza. Sono stata e sono fiera dei nostri campioni italiani indipendentemente dal colore della loro pelle così come sono fiera quando vedo i tanti bambini di origine straniera che abitano le nostre città e vivono nella nostra nazione da italiani.