Sente ancora gli occhi dell’Europa puntati sull’Italia, Mario Monti. Dopo l’esperienza di un anno fa, il premier uscente si proietta nel Merkel-pensiero e avverte Pdl e Pd dei possibili risvolti del dopo voto. Alla cancelliera tedesca, dice, non piacerebbero né Berlusconi né Bersani. Ma tra i due partiti, il Professore sceglie un Pdl senza il Cavaliere. «La famiglia del Partito popolare di cui fa parte Angela Merkel e a cui appartiene Berlusconi ha dimostrato recentemente grande imbarazzo ad avere come uno dei familiari Berlusconi», spiega Monti. E lo stesso Ppe, «vorrebbe vedere una prosecuzione delle politiche poste in essere dal mio governo, mentre ha manifestato profondo disagio, come è naturale, con le affermazioni palesemente populistiche del presidente Berlusconi e di tanti dei suoi nei mesi recenti sull’euro, sulla Germania e così via». Monti si spinge avanti con i ragionamenti, andando a interpretare la posizione della Germania, sulla quale, però, frena il portavoce della cancelliera, prima e la stessa Merkel poi. «Spetta agli italiani scegliere il proprio governo e io non mi mischio in suggerimenti o congetture», taglia corto la presidente tedesca.Per il Pd le dichiarazioni del Professore sono un autogol. Monti, però, non ci sta a farsi strumentalizzare, proprio nel giorno in cui aveva dato un giudizio positivo su un possibile Bersani premier. «Sono indignato di sentire cose che non hanno riscontro nella realtà. La mia frase sulla Merkel – spiega – è una risposta a una dichiarazione funambolesca di Berlusconi su un patto che ci sarebbe tra me e il Pd con la benedizione della Merkel. È falso, non ho attribuito giudizi alla Merkel», scandisce. Mentre dà per certo che «se vince il Pdl, è più facile che si sfasci l’Italia che non il Pdl». Monti ragiona dal punto di vista dell’esperienza appena trascorsa, guardando al post-elezioni. «Non è deciso che collaborerò con il Pd e giudico difficile trovare una base d’intesa con l’attuale coalizione di sinistra. Dubito che Angela Merkel auspichi un partito di sinistra al governo in un grande Paese europeo, in un anno di elezioni per la Germania. Sarebbe naturale che Merkel auspicasse che il Pdl, che fa parte del Ppe, vincesse le elezioni». E nel Ppe è pronto a sedersi Monti, che fa dunque una scelta di campo. «La Merkel – continua il Professore – credo che non abbia nessuna voglia di vedere arrivare il Pd al governo». Quanto al Cavaliere, taglia corto Monti, «se gli italiani votano ancora Berlusconi, il problema non è lui ma siamo noi italiani». A poche ore dalla conclusione della campagna elettorale, Bersani però è il primo a replicare a Monti, deciso a sfruttare le parole del premier uscente, che considera un autogol, dopo la precisazione da Berlino. «Non so se è un problema della Merkel o di Monti, non l’ho capito», ironizza. «Penso che in Europa ci si aspetti da noi una spinta alla riscossa dei progressisti. Noi siamo protagonisti in una grande squadra europea e penso che le altre forze politiche italiane o non abbiano un posto dove sedersi in Europa o corrano il rischio che dove si siedono non li vogliano – incalza il segretario del Pd – . A noi questo non può succedere perché siamo i più europeisti e sappiamo dove sederci».Monti, però, non intende aggredire l’avversario, di cui non condivide solo la scelta di allearsi con Vendola, ed è pronto a sedersi nel Ppe, spiega a Bersani. Del quale però è certo «che possa governare molto bene. Ma al di là dei ministeri che ha retto in passato, anche lui non è comprovato e dovrà essere testato come presidente del Consiglio».Non sarà comunque un’intesa tra Monti e Bersani il futuro che ci attende, secondo il Cavaliere. «Penso che sia molto difficile mettere d’accordo la coalizione moderati con Pd di Bersani, I due programmi divergono. Con Monti c’è anche un fatto umano, è stata una grandissima delusione, non è affidabile. Aveva promesso che non avrebbe profittato della popolarità derivata dall’essere un capo del governo tecnico e ce lo troviamo lì protagonista dei protagonisti», ricorda Silvio Berlusconi, prodigo ancora di accuse e insulti.