Verso il regolamento. E a Montecitorio arrivano i lobbisti. Purché incensurati
In dirittura di arrivo il regolamento di accesso dei lobbisti a Montecitorio. Si è riunito oggi, infatti, l'Ufficio di presidenza della Camera, con il compito di esprimersi sulla «proposta di deliberazione sull'attività di rappresentanza di interessi nelle sedi della Camera»: un testo di sette articoli predisposto dalla vicepresidente Marina Sereni (Pd), sulla base di quanto previsto dal regolamento già approvato lo scorso 26 aprile dalla Giunta. L'Ufficio di presidenza ha fissato per il prossimo 26 gennaio il termine ultimo per la presentazione di emendamenti che stabilisce le modalità di attuazione del documento sulle lobby. La prossima riunione, viene riferito, dovrebbe tenersi agli inizi di febbraio.
No ai condannati e spazi riservati all'interno di Montecitorio sono tra le novità introdotte. Il regolamento che disciplina la presenza e l'attività delle lobby alla Camera deve affrontare solo l'ultimo passaggio tecnico-applicativo e sta per vedere - salvo sorprese - definitivamente la luce. In sostanza, dopo il via libera ad aprile, con il voto favorevole di tutte le forze politiche a eccezione del solo Movimento 5 Stelle che si è astenuto, il testo è già valido e in vigore, ma manca l'ultimo necessario passaggio, ovvero l'approvazione da parte dell'Ufficio di presidenza delle procedure e modalità di applicazione concreta delle disposizioni contenute nel regolamento delle lobby. Un passaggio tecnico e formale, dunque, spiegano alcuni funzionari della Camera, anche se potrebbero sempre sopraggiungere "intoppi" qualora in Ufficio di presidenza non si dovesse raggiungere la maggioranza per dare l'ok alla proposta a firma Sereni. Difficile che ciò accada, spiegano alcuni componenti dell'Ufficio di presidenza di Montecitorio, visto che il regolamento aveva ottenuto la quasi unanimità e solo i pentastellati avevano sollevato dubbi, giudicando il regolamento «assolutamente insufficiente, si tratta di un semplice registro degli ingressi», era stata la critica dei grillini.
«Con l'istituzione del Registro - che sarà suddiviso per sezioni a seconda della tipologia dei soggetti che si iscriveranno - si attribuiranno diritti e doveri sia per quanto riguarda l'accesso alle sedi della Camera sia per quanto attiene alla possibilità di interlocuzione con i parlamentari», spiega Sereni in una nota.
«I titoli di accesso permanenti (i cosiddetti tesserini) verranno rilasciati sulla base dell'iscrizione al Registro, le persone fisiche e giuridiche iscritte al Registro dovranno avere alcuni requisiti di onorabilità e affidabilità e saranno tenute a presentare annualmente una Relazione sull'attività di rappresentanza di interessi svolta. Il Collegio dei questori avrà il compito della gestione del Registro ivi compresa la possibilità di verificare e sanzionare eventuali inadempienze. La gravità delle sanzioni previste sarà commisurata alla gravità delle violazioni della regolamentazione con cui viene istituto il Registro. Per contro, proprio per facilitare l'attività delle organizzazioni e persone che esercitano le attività di rappresentanza di interessi, si prevede che la Camera destini - in via sperimentale in occasione dell'esame dei provvedimenti di particolare rilievo - un apposito spazio attrezzato dedicato a ospitare i soggetti iscritti al Registro.
Insomma stiamo parlando di una piccola grande innovazione: si rompe un tabù, riconoscendo una funzione all'azione dei "rappresentanti di interessi", e si apre la strada a una maggiore trasparenza circa l'influenza che questi soggetti possono esercitare nei confronti della politica. Ovviamente la "trasparenza in un Palazzo solo" non è sufficiente a risolvere complessivamente il tema del ruolo e dello spazio delle lobby nei confronti delle istituzioni pubbliche. Per fare questo occorre infatti una legge; ci sono molte proposte depositate, di una di esse è stato avviato l'esame al Senato. Ma la decisione che la Camera si appresta a definire non sarà banale perché rappresenta una prima vera regolamentazione della materia e in qualche misura può fare da apripista per altre istituzioni e anche per una legge organica", conclude la vicepresidente della Camera.