Attualità

Il reportage. Sui monti pisani, tra chi ha perso tutto. Domenica colletta nelle chiese

Andrea Bernardini mercoledì 3 ottobre 2018

Era la casa dei sogni di Willy Schmitz e Satu Heinecke, una coppia di olivicoltori di origine tedesca: un rustico immerso in un oliveto di un migliaio di piante – alcune delle quali secolari – “condiviso” con il fido Ada, un labrador dal pelo nero, una cucciolata di gatti, uno sciame d’api. Ora di quella casa, che Willy conobbe trent’anni fa quasi per caso, sono rimaste solo le mura portanti. Il resto è stato distrutto dall’incendio che, nei giorni scorsi, ha ferito il Monte Pisano: 1.500 ettari di bosco e 15mila piante di ulivo – tra Calci, Vicopisano, Vecchiano e Buti – andati distrutti. Il raccolto – di quest’anno ed almeno dei prossimi cinque – andato in fumo.

Agriturismi e ristoranti vuoti. Un’economia del territorio piegata. Un ecosistema sballato, 700 persone sfollate, 10 abitazioni attaccate dalle fiamme, di cui 4 sono andate distrutte. Willy e Satu abitano in località I Ronchi, nell’ultima casa isolata raggiunta dalla sterrata. La raggiungiamo a piedi, immergendoci in un bosco incenerito dal fuoco. Dalle olive del loro oliveto, frante nel frantoio sociale di Caprona, ottenevano, in media 450 litri di olio («ma arrivavamo a 750 nelle annate migliori»), poi venduto in Germania e in Austria con l’etichetta di Spina dei Ronchi. Tanto bastava loro per vivere. La loro era una scelta di vita: «In questo luogo a metà strada tra cielo e terra, siamo anche al riparo da tante tentazioni» dice Willy.

In questa frazione ha perso casa anche Attila Attessakan, un muratore anche lui di origine tedesca. I vicini di casa gli avevano affidato la manutenzione della strada. Quando ha deciso di scappare, si è portato dietro una motosega: è una delle poche cose che gli sono rimaste. L’ultimo ad arrivare ai Ronchi, tre anni fa, era stato Andrea Zanotto, un giornalista. Anche la sua casa – un rustico costruito, come ricorda una lapide, nel 1775 – è stata distrutta dalle fiamme. Qui Andrea, metro dopo metro, aveva ripulito dalla fitta vegetazione strada di accesso e resede. E si era protetto il casolare dai cinghiali con una rete elettrificata. A lui, dopo l’incendio, sono rimasti una vetrinetta, un divano e una piscina.


Completamente persa l’abitazione della famiglia Bellinvia. Lui, Francesco, è fisioterapista, titolare del centro Fisiokinetic – a Pisa, in viale delle Cascine – e viveva ai Ronchi con la compagna e tre figli. Ora, le famiglie della piccola frazione di Montemagno, e con loro tutta la popolazione della zona, sono in attesa di sapere se lo Stato riconoscerà lo stato di emergenza, condizione che potrebbe spingere i proprietari ad avviare le prime operazioni di bonifica, nella speranza di essere rimborsati.

Intanto, nello scorso weekend, decine di volontari sono saliti sul Monte Pisano per individuare e rendere libere tutte le canale: c’è infatti il timore che le case scampate al fuoco finiscano per essere sotterrate dalla terra spinta dall’acqua.

L’arcivescovo di Pisa, Giovanni Paolo Benotto, ha indetto per domenica prossima, 7 ottobre, una speciale colletta per le famiglie più colpite dall’incendio. Ha scritto l’arcivescovo: «Sappiamo che i problemi creati da questo incendio chiedono provvedimenti straordinari che solo lo Stato può mettere in atto; però è importante che la comunità cristiana offra comunque un segno di fraterna carità a chi, improvvisamente, è stato privato dei suoi punti di riferimento essenziali, quali sono la casa e il lavoro». Da alcuni giorni, su iniziativa di un neonato comitato locale, il Monte Pisano è stato segnalato come uno dei “luoghi del cuore”, il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare promosso dal Fondo Ambiente italiano e Intesa Sanpaolo. Ora dopo ora il Monte Pisano ha scalato la classifica, guadagnando il primo posto tra i luoghi più amati dagli italiani.