Attualità

L'AZZARDO NON E' UN GIOCO. Monopoli: noi corretti

Viviana Daloiso sabato 30 giugno 2012
Informazioni scarne sui biglietti? C’è poco spazio. E i criteri di ripartizione dei premi? Sono stabiliti in un ragolamento che viene accettato da chi li acquista. Quanto al “rigioco”, «la ludopatia non può esservi oggettivamente collegata». L’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato difende il sistema dei Gratta & vinci su tutta la linea, a partire da un assunto fondamentale: che il 75% dell’incasso viene restituito ai giocatori.Non importa se le probabilità di vincita non arrivano al 20%, e in molti casi si fermano addirittura sotto il 10. «I criteri di ripartizione in premi delle lotterie ad estrazione istantanea – spiegano i Monopoli ad Avvenire – prevedono a monte una determinata percentuale di premi, per diverse fasce di vincita. Questo viene stabilito da un regolamento, che costituisce a tutti gli effetti un sorta di “contratto” tra chi indice la lotteria e chi decide liberamente di parteciparvi. L’aspettativa di vincita del giocatore, pertanto, per tutta la durata della lotteria, è quella fissata dal regolamento, indipendentemente dagli eventi di vincita verificatisi fino a quel momento». Come dire: anche se i premi sono stati tutti vinti (cosa che comunque non viene comunicata) il giocatore decide di sottoscrivere un “contratto”, quindi tutto si svolge correttamente.Quanto all’assenza di informazioni precise sui biglietti, i Monopoli sottolineano come sia «facilmente riscontrabile che, per motivi connessi alle dimensioni del biglietto, non è materialmente possibile pubblicare sul retro tutte le informazioni contenute nel decreto istitutivo, ma solo quelle più essenziali».Infine le precisazioni sulla ludopatia: «Premesso che il concessionario è obbligato ad adottare iniziative ad hoc sulla promozione del gioco responsabile volta a prevenire tale rischio – specificano i Monopoli – essa non può essere oggettivamente collegata al “rigioco”. Quest’ultimo infatti non prevede un ulteriore esborso di denaro da parte del giocatore, il quale nel caso in cui decida di rigiocare l’importo vinto ha semplicemente un’altra chance di vincita». Nessun dubbio o ripensamento, dunque, sui rischi del sistema. Che per altro – e l’Aams insiste – non frutterebbe allo Stato tutto il denaro che vale, ovvero quei 10 miliardi di euro spesi nel 2011 dagli italiani: «È improprio parlare di entrate lorde per lo Stato, ma più precisamente di spesa lorda dei giocatori. Da tale somma, detratto l’importo complessivo delle vincite restituite ai giocatori pari a circa 7,355 miliardi di euro, l’aggio per il rivenditore (8%) e i compensi riconosciuti per legge alla filiera, resta come importo residuale l’entrata erariale pari a circa 1,318 miliardi di euro». Una cifra comunque ragguardevole, destinata ad aumentare nel 2012, se è vero che sono nel primo quadrimestre dell’anno la spesa lorda dei giocatori ammonta a circa 4,241 miliardi di euro.