Attualità

Molti no dalla galassia dell’associazionismo

Marco Iasevoli venerdì 3 luglio 2009
Associazioni, volontari, magistrati, avvocati, medici, sindacati. Sono in tanti ad esprimere dubbi sulla legge-sicurezza, soprattutto sulle norme ri­guardanti gli stranieri. Per Caritas - a par­lare è il responsabile immi­grazione Oliviero Foti - il te­sto «contiene norme slega­te fra di loro. Appare chiaro l’intento del governo di rag­giungere altri fini, più lega­ti al consenso che alla ge­stione dell’immigrazione». Il governo, prosegue Foti, «non ha avuto volontà d’a­scolto. La prima preoccu- pazione doveva essere per il mezzo milione di ba­danti che lavora nelle famiglie italiane». Parole simili dalle Acli, che si dicono «seriamente preoccupate» per le conseguenze della legge. Per il presidente Andrea Olivero «si agisce nella sfera dei diritti fondamentali: il governo dovrà assumersi la responsabilità per aver favorito un clima di pau­ra che alimenterà la clandestinità anzi­ché combatterla » . Proseguendo tra le associazioni eccle­siali, Franco Miano, presidente dell’A­zione cattolica, si dice preoccupato per le «conseguen­ze culturali » della legge: «Crediamo ancora – spiega Miano – in un’in­tegrazione che nasca dal dialogo, non solo dal ri­gore ». Il Forum terzo settore critica il ricorso alla fiducia, mentre Lucio Babolin, presidente del Coor­dinamento delle comunità di accoglienza, affer­ma che «gli immigrati ora dovranno aver paura an­che di rivolgersi ai servizi sociali». E Savino Pez­zotta, per il Comitato italiano rifu­giati, chiude tutto in una frase: «O­ra c’è maggiore insicurezza per tut­ti » . Sintetico anche il giudizio di don Luigi Ciotti, fondatore di Libe­ra e del gruppo Abele: « Questa è crudeltà». Focsiv, sigla che aggrega le organizzazioni cristiane di servi­zio civile internazionale, sottolinea che «sono stati ignorati i trattati in­ternazionali ». Insorgono anche i medici cattolici: «Siamo contrari a qualsiasi norma che introduca l’obbligo di denunciare gli immigrati irregolari. Sia­mo anche pronti – spiega il presidente Vincenzo Sa­raceni – a fare delle campagne in questa direzio­ne ». D’accordo l’ordine dei medici: «Se un nostro collega dovesse incorrere in sanzioni penali lo so­sterremmo, fino ad arrivare all’autodenuncia». Sicuramente nuova è la convergenza tra magistrati e penalisti. Per l’Anm, il segretario Giuseppe Ca­scini parla di «norme dannose, ingiuste e senza al­cun effetto positivo per la sicurezza dei cittadini». Fanno eco i penalisti: «È un provvedimento pro­pagandistico, inaccettabile, che segna una involu­zione autoritaria del sistema». Si parla sempre di immigrati, ma gli avvocati fanno riferimento an­che alla reintroduzione del reato di oltraggio a pub­blico ufficiale, che invece piace al sindacato auto­nomo polizia (Sap). Lo stesso Sap, però, e l’asso­ciazione dei funzionari di polizia, non lesinano cri­tiche a ronde e reato di clandestinità. Compatti nel parere negativo Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Torna alla carica, infine, sia sulla legge sia sui re­spingimenti, l’Alto commissariato Onu per i rifu­giati (Unhcr), con la portavoce per l’Italia Laura Boldrini: «Si avalla l’equazione immigrazione u­guale criminalità».