Ricerca. Molecola promettente contro i batteri resistenti agli antibiotici
Batteri al microscopi
La resistenza agli antibiotici è un problema di salute pubblica molto serio, che affligge tutto il mondo causando milioni di morti. Figlia di un cattivo uso di questi farmaci, che ha permesso ai batteri di sviluppare la capacità di sopravvivere agli attacchi, e di una scarsa ricerca di nuove molecole da parte dell’industria, l’antibioticoresistenza lascia i medici (e quindi i pazienti) sguarniti di armi contro infezioni sempre più serie. Ecco perché suscita interesse e speranze la notizia di un nuovo composto antibatterico, frutto di uno studio internazionale coordinato dal Centro interdisciplinare di nanoscienze di Marsiglia (Francia), a cui ha collaborato il Laboratorio di biologia e nanotecnologia del dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Trieste, che è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.
I dati sulla resistenza agli antibiotici sono oggetto della massima attenzione. «È un problema enorme» ha detto ieri Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali), spiegando che se non si inverte la tendenza «si calcola che nel 2050 diventerà la prima causa di morte» al mondo, «con almeno 2 milioni di decessi all’anno direttamente dovuti alla resistenza e più di 8 milioni correlati». Esistono cinque “antibiotici di riserva” ancora efficaci, ma devono essere usati «con grande parsimonia, soltanto nei casi di estrema necessità», conclude Andreoni.
Anche nella cura dei tumori le infezioni rappresentano un grande ostacolo: «Le infezioni da batteri o funghi rappresentano la causa primaria o associata di morte in quasi la metà dei pazienti oncologici» ha riferito Nicola Silvestris, segretario nazionale Associazione italiana oncologia medica e direttore dell’Oncologia medica dell’Irccs Istituto tumori “Giovanni Paolo II” di Bari. In più, le infezioni resistenti ai farmaci possono ritardare o condizionare anche l’esecuzione dei trattamenti oncologici.
Spiega Sabrina Pricl, docente di Ingegneria chimica all’Università di Trieste, che ha collaborato allo studio internazionale: «La principale minaccia è rappresentata dal gruppo dei batteri Eskape – sigla che indica i generi Enterococcus faecium, Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa ed Enterobacter species – perché particolarmente virulenti e resistenti agli antibiotici introdotti con le terapie».
Lo studio, che in Italia è stato finanziato con fondi Pnrr e ha potuto vantare il supporto di Icsc (Centro nazionale di ricerca in High-performance computing, big data e quantum computing) e Cineca, ha permesso agli scienziati di sintetizzare una molecola che si è dimostrata altamente efficiente contro tutti i batteri Gram-negativi, compresi ceppi resistenti ai farmaci come Escherichia coli e Acinetobacter baumannii.
Il composto, chiamato AD1b, è un dendrimero anfifilico (cioè una grande molecola che presenta sia una parte idrofila sia una idrofoba), che combatte il batterio con un meccanismo innovativo: si lega ai fosfolipidi della membrana batterica, come il fosfatidilglicerolo e la cardiolipina, causando la distruzione della membrana stessa e il conseguente collasso del metabolismo cellulare, portando alla morte del batterio, senza danneggiare le cellule sane, anche in vivo. Sia nei test preclinici, sia in quelli in vivo, la molecola ha dimostrato una forte attività antibatterica oltre che una grande sicurezza. E dopo 30 giorni di esposizione al composto non si è riscontrato alcun tipo di resistenza.
Sottolinea Sabrina Pricl: «Questa molecola potrebbe aprire la strada a terapie più sicure e mirate e dare così un impulso al trattamento delle infezioni resistenti: insieme alla sua efficacia, infatti, la capacità di non indurre resistenza la pone in pole position per essere sviluppata ulteriormente a livello clinico traslazionale».
Della lotta all’antibiotico resistenza si parlerà anche al G7 della salute in programma ad Ancona dal 9 all’11 ottobre. «L’Italia – osserva Andreoni – è il Paese in Europa con il più alto tasso di germi multiresistenti, con uno tra i più alti tassi di infezione correlati a germi multiresistenti negli ospedali e anche con il più alto tasso di inappropriatezza sull’uso degli antibiotici».
Anticipa alcune proposte del governo italiano al prossimo G7 salute Guido Rasi, docente di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente del ministro della Salute: in passato è stato direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco e poi dell’Agenzia europea dei medicinali. In particolare due misure «che naturalmente avranno molta più efficacia – osserva Rasi – se saranno in raccordo con altre iniziative mondiali. Si tratta sostanzialmente di unirsi ai grandi finanziamenti per la parte di incentivi cosiddetti push (spinta), che favoriscono la ricerca di innovazione, e poi trovare all’interno della spesa farmaceutica italiana le modalità per gli incentivi pull (su richiesta), in modo che gli antibiotici fondamentali, nel momento in cui arrivassero» fossero «utilizzati al meglio, garantendo loro un mercato che altrimenti non ci sarebbe».