Migranti. Moas torna in mare con Sea Eye per nuove missioni di salvataggio
La nave "Sea Eye 4", con cui navigherà anche "Moas" per soccorsi congiunti nel Mediterraneo
Era stata la prima organizzazione umanitaria a effettuare salvataggi nel Mediterraneo. Ed anche la prima a lasciare gli interventi nel Canale di Sicilia a causa delle restrizioni imposte dall’allora ministro degli Interni, Marco Minniti. Ora Moas si prepara a navigare di nuovo lungo la rotta più pericolosa al mondo per i migranti. Ricomincia con Sea-Eye, l’ong bloccata dagli stop amministrativi alle navi imposti dall’attuale governo.
La prima missione è in programma entro due mesi. “Crediamo fermamente che nessuno meriti di morire in mare in ricerca di salvezza, è per questo che nel 2013 è stata fondata Moas: per salvare vite. Abbiamo avviato questa partnership con Sea-Eye - spiega Regina Catambrone, direttrice dell’organizzazione basata a Malta - per condividere le nostre risorse e competenze nelle operazioni Sar”. Anche Gorden Isler, direttore di Sea-Eye, già a capo di navi come la Alan Kurdi,come le altre sottoposta a provvedimenti di fermo, si dice “orgoglioso di riportare in azione sulla nostra nave i pionieri del soccorso in mare di Moas. Si tratta di un evento storico per Sea-Eye. La nostra collaborazione ha un unico obiettivo: salvare, insieme, il maggior numero possibile di vite”.
La Sea-Eye 4 è un’imbarcazione da rifornimento offshore (costruita nel 1972, lunga 55 m e larga 11 m) attualmente in fase di riconversione in Germania e sarà in grado di accogliere e assistere un numero più alto di persone rispetto alle precedenti imbarcazioni di Sea-Eye. La missione MOAS/Sea-Eye avrà inizio a febbraio 2021 e i piani operativi sono in corso di sviluppo.
"Oltre 700 persone, dall’inizio del 2020, hanno perso la vita nel Mediterraneo (dati OIM), per questo MOAS e Sea-Eye hanno deciso di unire le forze, con l’intento di scongiurare nuove tragedie in mare connesse al fenomeno migratorio", spiegano entrambe le organizzazioni, che hanno avviato una raccolta fondi.
Quest’anno la pandemia di Covid19 ha causato un ulteriore deterioramento delle rotte di migrazione, dato che molti Paesi, come Italia e Malta, hanno chiuso le proprie frontiere e hanno negato il permesso di sbarco in un luogo sicuro alle persone migranti salvate. "Anche se non possiamo porre fine alle instabilità e ai conflitti che costringono le persone a lasciare il proprio Paese, abbiamo invece la possibilità di agire concretamente, fornendo assistenza a coloro che, spinti dalla disperazione, continuano a tentare la traversata del Mediterraneo", si legge in una nota congiunta.