Paradossi della privacy. Sugli abusi c'è il rischio di tutelare gli orchi
In nome della privacy l'Europa si prepara a dare via libera alla pedofilia. Un cortocircuito legislativo rischia di azzerare le armi tecnologiche utilizzate dalle polizie postali del continenti per intercettare e sgominare le comunità pedofile che operano nel "web profondo". I margini per sventare il pericolo sono esigui. Il prossimo 21 dicembre entrerà in vigore il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche che potrebbe offrire ai criminali un vantaggio importante, mettendo fuori legge gli strumenti informatici che oggi consentono di monitorare e – molto spesso – di reprimere questo mondo di perversione e di criminalità.
L'allarme è stata lanciato nel corso del dibattito organizzato da Telefono Azzurro in occasione della Giornata nazionale contro gli abusi sessuali on line. Un incontro ricco di spunti e di interventi di altissimo livello in cui sono emerse ancora una volta le dimensioni sempre più allarmanti del fenomeno, con numeri e sviluppi che non hanno certo bisogno di alcun "sostegno legislativo". Invece, se non si interverrà in tempo, che vuol dire nei prossimi giorni, succederà proprio questo. Il Codice metterà fuori legge alcuni strumenti elettronici – come il PhotoDna e le tecnologie antigrooming – oggi largamente utilizzate dalle polizia che contrastano la pedopornografia on line.
Regole di riservatezza più stringenti hanno infatti convinto i legislatori a chiudere tutti gli spiragli per la protezione dei dati personali. Per evitare che il blocco di queste tecnologie finisca per tradursi in un assist involontario ai pedofili la Commissione europea ha presentato una proposta di deroga temporanea che dev'essere discussa nell'ambito della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento europeo. Il problema è rappresentato dalle opposizioni della sinistra, soprattutto socialisti e verdi, di alcuni Paesi europei. La relazione della proposta è stata affidata a Birgit Sippel (socialista tedesca) che ha apportato notevoli variazioni al testo, eliminando tra l'altro il riferimento al "grooming" (adescamento), adducendo motivazioni di tutela della privacy e protezione dei dati personali.
La deputata tedesca, e altri con lei, ritiene che gli strumenti tecnologici utilizzati dalle imprese fornitrici di servizi di comunicazione online – di cui si servono anche le polizie postali – siano in grado di leggere tutti i nostri messaggi, come se ci trovassimo sotto sorveglianza di massa. In realtà non è così. Gli esperti spiegano che la tecnologia anti-grooming può essere paragonata – fatte le debite distinzioni – ai filtri antispam del computer. Non presenta margini di rischi e se, utilizzata da persone preparate e consapevoli, è efficace quasi nel 100 per 100 dei casi.
Senza queste tecnologie sarebbe impossibile arginare un fenomeno diventato dilagante. Negli ultimi dieci anni il numero di segnalazioni di abusi sessuali su minori è cresciuto da un milione a 17 milioni a livello mondiale, mentre nei Paesi Ue è passato
da 23.000 al 725.000. Soltanto lo scorso anno sono state individuati grazie ai "filtri antipedofilia" 70 milioni di immagini e video a livello mondiale, di cui oltre 3 milioni nella Ue.
Gran parte di questi materiali, se il nuovo Codice entrasse in vigore senza deroghe, non potrebbero più essere intercettata e non si potrebbe più risalire alle fonti. Ci sono margini per intervenire? Sì, ma ristrettissimi. I complessi meccanismi del Parlamento
europeo rendono tutto terribilmente urgente. C'è tempo solo fino al 23 novembre per proporre emendamenti al testo di Sippel. Altrimenti andrà al voto senza variazioni, con tutti gli effetti negativi già descritti. Se invece si riuscisse ad approvare la deroga, l'utilizzo delle tecnologie informatiche anti-pedofili resterebbero in uso fino al 2025, quando poi la questione verrebbe ridiscussa.
Nella lotta contro la pedofilia e la pedopornografia una buon notizia arriva dal ministro per la la famiglia Elena Bonetti che, proprio durante il dibattuito organizzato da Telefono Azzurro, ha annunciato la rinascita dell'Osservatorio nazionale a cui prenderanno parte rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni, degli istituti di ricerca. Avrà il compito di monitorare la situazione e di raccogliere dati su un fenomeno che, ha detto Bonetti «è sempre motivo di sofferenza gravissima per i piccoli» e che va arginato con la collaborazione di tutti: istituzioni, polizia, magistratura, società civile.
In Europa sono quasi 18 milioni i bambini vittime di sfruttamento e violenze sessuali (dati www.who.org). Numeri che sono lievitati durante il lockdown della primavera scorsa e che, molto probabilmente cresceranno anche in questi mesi. Il 15% delle ragazze prima dei 16 anni e il 5% dei ragazzi hanno subito abusi sul web. Tra le vittime, 8 su 10 conosce il responsabile e si fidava di lui. Mentre l'80 per cento di bambini e adolescenti. in 25 Paesi teme di essere vittima di abuso sessuale on line. «L'utilizzo crescente della tecnologia, cui la pandemia ha costretto i minori in questi mesi, ha purtroppo contribuito a una forte crescita degli abusi online – ha spiegato il professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro – perciò soprattutto in questo momento di crisi i bambini hanno bisogno di essere tutelati e di tornare al centro dei programmi delle istituzioni, scolastiche e non».
Spunti di respiro internazionale sul fenomeno sono arrivati da Caterina Chinnici, europarlamentare, copresidente dell'intergruppo sui diritti dei minori; da Emilio Puccio, coordinatore dell'Intergruppo del Parlamento europeo per i diritti dei minori e da Antonio Labrador, team leader alla lotta agli abusi sessuali contro i minori della Commissione europea. Simonetta Matone, sostituto procuratore generale presso la Corte d'appello di Roma, ha messo in luce gli sforzi della magistratura, mentre Francesca Scandroglio, psicologa clinica e consulente del Centro Studi e Ricerche di Telefono Azzurro ha sottolineato le devastanti conseguenze sull'equilibrio psico-fisico dei minori conseguente all'abuso on line. Tema ripresa anche da Simona Maurino, referente del numero 114 emergenza infanzia, che ha anche illustrato le pubblicazioni diffuse da Telefono Azzurro per la "Giornata europea".
Sull'emergenza abusi esplosa durante il lockdown è tornata Maria Monteleone, sostituto procuratore a Roma e coordinatrice del pool che si occupa del diritto dei minori. Le segnalazioni, solo per quanto riguarda la Procura di Roma, parlano di un'impennata del 22% (da 262 a 321) per i primi mesi del 2020. Di grande interesse anche il versante ecclesiale, con gli interventi di Emanuela Vinai (coordinatrice del Servizio tutela minori della Cei); di padre Hans Zollner e di Alessandra Campo, rispettivamente presidente e coordinatrice del Center for child protection della Pontificia Università Gregoriana) che hanno spiegato i rinnovati sforzi della Chiesa italiana e della Santa Sede sul fronte della prevenzione e dell'impegno educativo.