Minorenni. Senza famiglia 21 mila ragazzi accolti in oltre 3 mila comunità
Minori non accompagnati nella casa famiglia "Aver drom", gestita a Roma dal Centro Astalli
Ogni bambino ha diritto a una famiglia. Un principio di buon senso, sancito e tutelato dalle leggi nazionali e dalle convenzioni internazionali. Ma che a volte si scontra con realtà dure. Quando cioè è proprio l'interesse del minore a far decidere le autorità a separarlo dal nucleo familiare di origine, se viene accertata un'insuperabile difficoltà della famiglia a garantire al ragazzino un ambiente favorevole alla sua crescita. E allora scatta l'affidamento a un'altra famiglia o a in singolo. O quando non è possibile, ad esempio per l'età del ragazzo, l'inserimento in una comunità di tipo residenziale. Un collocamento di massimo 24 mesi in attesa di reinserire il giovane nel nucleo d'origine. Al 31 dicembre 2015 erano 21.035 i minori presenti nelle comunità, il 9,3% in più rispetto al 2014, lo 0,2% della popolazione "under 18 ". Sono i dati che emergono dal secondo monitoraggio effettuato dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, presentato oggi dalla Garante Filomena Albano.
Le comunità per minori: quante sono, dove sono
Sono 3.352 in Italia, il 5% rispetto all’anno precedente quando erano 3.192. Le zone in cui risulta maggiore la diffusione del
fenomeno dell’accoglienza in comunità rispetto al dato nazionale è - col 24% - l'Italia insulare, dove spicca il primato della
Sicilia (21,5%). Seguono Lombardia (12,1%) e Campania (10%). Il dato va messo in relazione anche con l’incidenza che hanno sulla domanda di accoglienza i numeri crescenti degli arrivi di minori stranieri sulle coste siciliane: il 33,9% dell’accoglienza in comunità dei minori non accompagnati, infatti, avviene in Sicilia. Ed è probabile che il prossimo monitoraggio registri un aumento di questo dato, visto la crescita degli sbarchi nel 2016.
L'età: più gli adolescenti che i bambini
Netta la prevalenza della classe di età più elevata (14-17 anni), che rappresenta il 61,6% dei minorenni ospiti delle strutture.Un dato in crescita rispetto a quello della precedente rilevazione (57,2%). Diminuisce invece l’incidenza dei bambini e dei pre-adolescenti: sia quelli con meno di 6 anni (13,2% rispetto al 15% del 2014), sia quelli con età compresa tra 6 e 10 anni (12,8% rispetto al 14,1%) e dei ragazzi nella fascia d’età 11-13 anni (12,4% rispetto al 13,8).
Soprattutto maschi, per la presenza degli stranieri
La maggior parte (68%) degli ospiti delle comunità sono di sesso maschile. Rispetto al dato della precedente rilevazione (65,8%) si registra infatti un lieve incremento legato, in buona parte, alla crescente presenza di minorenni di origine straniera e, in particolare, di minorenni non accompagnati che sono in prevalenza di genere maschile. Un dato prevedibilmente in aumento.
Profughi minorenni: numeri in crescita
L’incidenza dei Msna, i minorenni di origine straniera non accompagnati, risulta alta e in costante aumento. Se già al 31 dicembre del 2014 la percentuale dei minorenni di origine straniera era pari al 42,8%, nel corso del 2015 la percentuale ha registrato un ulteriore incremento, salendo al 48%. La consistente presenza in comunità di minorenni di origine straniera è la diretta conseguenza dell’alto numero di minori non accompagnati. Sono prevalentemente maschi tardo-adolescenti (16 – 17 anni), ospitati nel 35% dei casi in strutture presenti nell’Italia insulare, in particolare in Sicilia.
Quanto restano nelle comunità
Sostanzialmente stabile - seppure con una lieve diminuzione – la percentuale dei casi di minorenni presenti in comunità da
più di 24 mesi, pari al 23% (nel 2014 era 26,5%). Il restante 77% degli ospiti, invece, si trova in comunità da meno di 24 mesi. In proposito va ricordato che, secondo quanto prevede la legge, la permanenza in comunità non può superare i 24 mesi, salvo eventuali proroghe disposte dal tribunale per i minorenni per il caso in cui la sospensione del collocamento possa recare pregiudizio al minore. A decidere il collocamento in comunità è nel 57,8% dei casi è l’autorità giudiziaria, il Tribunale dei mionori, e solo nel 13,7% dei casi l’autorità amministrativa, ovvero iservizi sociali, con il consenso dei genitori o del tutore. Per il restante 28,5% dei casi le comunità non hanno fornito alcuna precisa indicazione circa la tipologia di inserimento.