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Intervista. Galletti: «Ecoreati, ora chi inquina paga»

Antonio Maria Mira sabato 23 maggio 2015
«Con l’approvazione degli ecoreati finalmente chi inquina paga. E adesso avanti tutta con le bonifiche». È la promessa del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, dopo l’approvazione della legge che introduce i reati ambientali nel codice penale. «Un fatto storico, un grande segno di civiltà», sottolinea assicurando che sulla "terra dei fuochi" «non molliamo, continuiamo a lavorare, soprattutto per il risanamento». Sul quale sorveglierà il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, «per garantire la trasparenza».Ministro dunque anche lei ha brindato per gli ecoreati?È una svolta culturale. Mettiamo nero su bianco che chi inquina va in galera. E poi abbiamo rispettato i tempi e anche questo ha la sua importanza: rispettare gli impegni presi è sempre un valore di per sé e poi perché si è verificata su questo tema una grande convergenza di tutto il Parlamento. Il governo e i partiti di maggioranza l’hanno voluto con forza, ma si è registrato un voto molto più ampio. Un cammino lungo e non facile...Non è stato facile perché su questi temi sono sempre da contemperare interessi molto diversi: la tutela dell’ambiente e della salute da una parte e lo sviluppo economico dall’altra. Questa legge rappresenta davvero un cambio culturale: l’ambiente può essere un volano per lo sviluppo economico e l’occupazione. Riportiamo sana concorrenza all’interno dei mercati che senza questa legge mancava.Ma Confindustria l’ha molto criticata.Credo che alla fine anche gli imprenditori abbiano capito l’importanza di questa legge. Ci sono state delle critiche ma anche molti plausi. Per questo dico che può essere una svolta culturale. Io dico agli imprenditori onesti, alcuni dei quali hanno criticato, che le riforme di sistema come questa hanno bisogno di un rodaggio, per cui se tra qualche tempo il Governo e il Parlamento riterranno opportuno di reintervenire perché qualcosa non ha funzionato io sono assolutamente disponibile.Ora finalmente chi inquina paga.Chi inquina paga perché abbiamo tipicizzato i reati e questo rende molto più facile perseguirli rispetto a prima e poi abbiamo duplicato i tempi di prescrizione, e anche questo permetterà di arrivare alla fine dei processi. Quello che è mancato in questo periodo è stato proprio questo, come per il caso Eternit. Troppo spesso è intervenuta la prescrizione perché il reato ambientale è difficile da individuare e ancora più difficile da colpire.C’è anche chi dice che è poco, criticando in particolare il concetto di "cagiona abusivamente" previsto per i reati di inquinamento e disastro ambientale.Io rispondo coi due anni di discussione su questa legge, con ore e ore di audizioni in commissione, con magistrati e avvocati che hanno riconosciuto la bontà del termine "abusivamente". Io sono convinto che il termine sia giusto perché noi ogni volta che autorizziamo un’azienda a una produzione "pericolosa" da un punto di vista ambientale, accompagniamo l’autorizzazione con prescrizioni molto rigide. E la violazione di queste prescrizioni ricade nei reati che abbiamo individuato. Quindi non vedo questo rischi.A proposito di disastri il ministero ha deciso la costituzione di parte civile al processo Eternit. Perché?L’abbiamo voluto fortemente per dare un segnale ai familiari delle vittime e anche per rimarcare che quello che è successo non deve più succedere. E penso che gli ecoreati vanno proprio in questa direzione.Ma non può bastare.È vero. Abbiamo migliaia di siti dove ancora c’è amianto e su questo dobbiamo intervenire in maniera molto puntuale. Come gli investimenti a Casal Monferrato per la rimozione dell’amianto, una delle poche volte in cui siamo riusciti ad escluderli dal Patto di stabilità. Penso che sia la strada giusta. Dobbiamo investire e dove è possibile, compatibilmente coi vincoli di finanza pubblica, mettere i comuni in condizioni di spendere risorse proprie.E ora le bonifiche. Ma con che fondi e con che controlli per evitare che anche qui entrino le ecomafie?Sia per gli appalti in campo ambientale che per le bonifiche non bisogna solo trovare le risorse ma spenderle velocemente e con trasparenza. Per questo abbiamo presentato il protocollo d’intesa (vedi box, ndr) firmato da me, Delrio, D’Angelis e Cantone, per il controllo dell’Anac sugli appalti del dissesto idrogeologico. Uno schema da applicare anche alle bonifiche, a cominciare dalla "terra dei fuochi".È quello che i cittadini campani aspettano da anni.Abbiamo già approvato le linee guida. Entro poco tempo avremo le risorse. Intanto nell’ultimo comitato interministeriale ha partecipato anche Cantone col quale stiamo lavorando per un protocollo d’intesa per le bonifiche nella "terra dei fuochi". Per dare più trasparenza e controllo.Cosa promette a questi cittadini che tanto stanno soffrendo?Che non molliamo. Continuiamo a lavorare. Una parte importante l’abbiamo fatta, quella dell’identificazione delle zone più a rischio, dove abbiamo interdetto la produzione agricola, adesso avanti tutta con le bonifiche. Lo so anche io che anche fatto tutto questo non avremo risolto il problema di quei territori, perché conosco bene i problemi di criminalità che ci sono, però per la parte ambientale posso dire che abbiamo raggiunto e continueremo a raggiungere dei buoni risultati.